Alexander Calder è stato un famoso scultore americano del XX secolo. Discendente da una famiglia di artisti e ingegnere è noto soprattutto per le opere di arte cinetica, a tratti ludiche, chiamate “mobile”. Vince nel 1952 il Premio per la scultura alla Biennale di Venezia. L’artista fu stimato, amato e collezionato da Peggy Guggenheim tanto che è l’importante retrospettiva del 1964 al Museo Solomon R. Guggenheim che segnò la sua definitiva consacrazione. La sua ricerca artistica e la sua produzione oltre che il suo successo furono inarrestabili difficili da citare per la loro mole ed eterogeneità. L’artista arrivò persino a dipingere un’automobile per BMW. L’artista ebbe quindi grande successo già durante la sua vita e morì a New York l’11 novembre 1976.

Alexander Calder
Alexander Calder per BMW nel 1975. By Tim Wang from Beijing, China – First BMW Art Car, 1975 BMW 3.0 CSL by Alexander Calder, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5342951

Alexander Calder discendente di una famiglia di artisti

Alexander Calder nacque in una famiglia di artisti a Lawton, un quartiere periferico di Filadelfia, nello Stato dell’Oklahoma, il 22 luglio 1898. Già il nonno, Alexander Milne Calder, scozzese emigrato a Filadelfia nel 1968, fu l’autore della grande statua di William Penn in cima alla torre della Philadelphia City Hall.
Il padre, Alexander Stirling Calder, fu anch’esso uno scultore di monumenti pubblici, per lo più a Filadelfia. La madre invece era una nota ritrattista che si era formata a Parigi, dove aveva frequentato l’Académie Julian e la prestigiosa Università Sorbona. In un viaggio di studio a Filadelfia per frequentare l’Accademia di Belle Arti conobbe Calder con il quale poi si sposò.

L’infanzia di Alexander Calder

L’artista durante l’infanzia Calder si spostò spesso di città in città per seguire il padre che aveva commissioni dalle varie istituzioni pubbliche. Ovunque la famiglia destinava uno spazio a studio per il figlio, che fu enormemente favorito nello sviluppo della sua creatività.  Alexander Calder già nel natale del 1909, ad appena undici anni, fu in grado di regalare ai genitori, lavorando una lastra di ottone, un cagnolino e un’anatra. Da notare che queste primissime opere erano già “cinetiche” in quanto in grado di oscillare.

Tra ingegneria e arte

Dotato di un grande senso pratico, Alexander Calder si laureò giovanissimo in ingegneria nel 1919. Prima di dedicarsi totalmente all’arte l’artista sfruttò così la propria laurea lavorando nell’industria automobilistica o come ingegnere idraulico. Le  conoscenze in fisica e matematica acquisite all’università, unite evidentemente al suo innato talento, furono fondamentali nella realizzazione delle sue tante famosissime opere cinetiche, che avrebbe creato di lì a poco.

Alexander Calder e la scelta di dedicarsi all’arte

Alexander Calder decise presto di lasciare il lavoro di ingegnere per dedicarsi all’arte. Dirà poi che determinante per tale scelta fu la vista dell’alba con il sole che sorge e la luna che ancora si riflette sul mare vista, una mattina del 1922. L’artista era imbarcato in Guatemala su un mercantile e fu come folgorato dalla bellezza, che decise di volersi dedicare ad essa. “Era mattino presto e il mare era calmo al largo del Guatemala, quando sopra il mio giaciglio – una corda arrotolata – vidi l’inizio di una fiammeggiante alba da una parte e la luna che pareva una moneta d’argento dall’altra”.

Gli studi e New York

Si trasferì a New York dove si iscrisse alla Art Students Leaguee.  Entrò, come disegnatore, nella National Police Gazette. Il giornale nel 1925 gli affidò l’incarico di seguire i circhi Ringling Brothers e Barnum & Bailey e illustrarne le esibizioni durante i loro spettacoli a New York. Questa esperienza fu tra l’altro all’origine di una passione per il mondo del circo che non lo abbandonò più.

Il circo a Parigi di Alexander Calder

Alexander Calder
‘Hi! (Two_Acrobats), 1928. Public Domain, https://en.wikipedia.org/w/index.php?curid=52268106

Nel 1926, Alexander Calder trasferì a Parigi dove divenne amico di tanti intellettuali e artisti come Fernand Leger, Marcel Duchamp, Joan Mirò con il quale instaurò un rapporto che durò tutta la vita. In questa città creò il Cirque Calder. Si trattava di un’opera-spettacolo composta da piccole sculture cinetiche modelli simili a marionette realizzati per lo più in fil di ferro e legno con l’utilizzo anche di vari materiali come ad esempio il cuoio.

Lui durante gli spettacoli muoveva questi personaggi di questo burlesco teatro per circa due ore: il risultato fu enorme. Il suo era un circo dove tanti erano i protagonisti: il saltatore che, dirà lui in seguito “lo si lasciava cadere dalla parte dei piedi e dopo molte giravolte e avendo fortuna, lui ricadeva sulle mani”, “… il cavallo che camminava in cerchio”, “una danzatrice del ventre con una specie di elica, che attraversava il suo corpo longitudinalmente e girava, sollecitata dalla stessa specie d’ingranaggio” e tanti altri ancora.
Queste opere ora appartengono al Whitney Museum di New York, che alla fine della carriera dell’artista riproposero gli spettacoli dei primi anni della carriera.

Le sculture animali

Nel 1928 Alexander Calder sempre a Parigi realizzò “Romulus e Remus”, in filo e legno, ora parte della collezione del Museo Solomon R. Guggenheim, New York. Nello stesso anno Alexander Calder tenne alla Weyhe Gallery di New York la prima mostra di caricature e animali in fil di ferro. E presto gli furono dedicate mostre a New York dove già nel fu protagonista della prima mostra di dipinti.

Il rapporto tra Alexander Calder e Peggy Guggenheim

Molto stretto fu il rapporto tra l’artista e la mecenate, collezionista e gallerista Peggy Guggenheim. Il rapporto andò probabilmente al di là dell’amicizia e l’ereditiera americana sin dai primi anni ’40 sostenne fortemente il lavoro di Calder non solo nell’arte.

L’artista realizzò per Peggy gioielli ed elementi d’arredo come la celebre testiera del letto in legno e argento del 1946, poi spostato da New York a Palazzo Venier a Venezia dove si trova tutt’ora.

Le “sculture mobili” di Alexander Calder

In seguito lo stile si evolve rapidamente dividendo il proprio tempo tra gli Stati Uniti e la Francia. Nel 1929 la Galerie Billiet organizza la sua prima personale nella capitale francese. In questo periodo esegue le prime sculture astratte e nel 1931-32 introduce nelle sue opere elementi mobili: tali sculture vengono chiamate mobile, mentre quelle fisse verranno invece chiamate stabile. Tra l’altro in questo periodo, durante una traversata su un transatlantico, incontrò Louse James, pronipote dello scrittore Henry James, che poi sposò.
E già nel 1931 realizzò la sua prima scultura cinetica per cui Duchamp coniò il termine “mobile”. Presto Calder abbandonò per queste creazioni ogni meccanismo meccanico affidandone il movimento unicamente alle correnti d’aria. Sarà poi Jean Arps che per definì le sue opere non mobili “stabiles”.

Verso l’astrattismo grazie a Mondrian

In questi anni si avvicinò, nel 1930, a Piet Mondrian e la visita al suo studiò sarà alla base della scelta dell’astrattismo totale e in particolare la visione di una parete tutta cosparsa di rettangoli di cartone colorato, che il pittore spostava di continuo, lo “scioccò” come racconterà poi spesso in seguito. Fu così che nel 1931 Calder aderì al gruppo Astrazione-Creazione, un collettivo artistico che si proponeva di appoggiare l’arte astratta. A tale esperienza arrivò di nuovo grazie alla vicinanza e amicizia con alcuni membri del movimento, tra i quali Piet Mondrian e Vassilij Kandinskij

Il ritorno in Francia dei Calder

Nel 1933 dopo aver esposto a Parigi con il gruppo Abstraction-Création, i Calder lasciarono la capitale francese e rientrano negli Stati Uniti.

Acquistarono una vecchia casa colonica a Roxbury, nel Connecticut, in cui una vecchia caldaia venne destinata a studio dell’artista. Qui Calder si avvicinò quindi alle opere per esterni, dapprima per il suo giardino: non sono ancora di grandi dimensioni, ma già si intravedevano quelle che saranno le successive opere, di grandi dimensioni.

Alexander Calder
Double Gong, 1953. Metal and paint (1898-1976) Fisher Collection. SFMOMA. Foto di Rob Corder, https://www.flickr.com/photos/rocor/51289457431/in/photostream/

Le grandi sculture stabili di Alexander Calder

Al 1937 risalgono i suoi primi stabili (stabiles) di grandi dimensioni (versione ingrandita di stabili precedentemente realizzati in formato più piccolo). Queste opere erano imbullonate e realizzate per intero con lastre metalliche, ai quali dette il titolo di Devil Fish (Pesce diavolo) o il Big Bird (Grande Uccello), fatte partendo a modellini più piccoli e presentate dalla Pierre Matisse Gallery nella mostra Stabiles and Mobiles.

Insieme a Picasso all’Esposizione Universale del 1937

Intanto, nel 1937, su commissione del governo repubblicano spagnolo, presentò alla Fiera mondiale di Parigi, per il Padiglione della Spagna, la Mercury Fountain, una fontana costruita per essere utilizzata non con acqua ma con mercurio metallico liquido. Il progetto era ispirato a modelli esistenti nella Spagna islamica come quella al  Kasr-al-Kholaufa a Cordoba.

Nello stesso Padiglione della Spagna Picasso qualche metro più in là esponeva la Guernica. Da notare come si tratti di due grandi artisti che, a partire da una stessa formazione classica, anche attraverso la comune passione per il circo, rivoluzionarono l’arte del loro tempo. Picasso nell’idea di pittura, l’altro in quella della scultura.

Il successo americano

Ormai Alexander Calder era chiaramente avviato a una carriera di grande successo soprattutto a livello di critica. La conferma sono le numerose mostre che si susseguono a partire dalla fine degli anni ’30. Nel 1939 la sua prima retrospettiva è ospitata alla George Walter Vincent Smith Gallery di Springfield, nel Massachusetts.

Alexander Calder durante la Seconda Guerra Mondiale

Intanto il mondo si avvicinava alla Seconda guerra mondiale, ma la sua domanda per arruolarsi nei Marines fu respinta.
L’artista si gettò quindi a capofitto nell’arte ed è curioso come una tra le sue più importanti mostre arrivi proprio nel 1943 con la retrospettiva al Museum of Modern Art di New York. Nello stesso anno la Pierre Matisse Gallery espone i nuovi lavori lignei in una mostra personale che sarebbe stata l’ultima di Calder in quella sede.
Poco dopo l’artista cessò la collaborazione con il mercante d’arte figlio di Henri Matisse per lavorare con la Buchholz Gallery di Curt Valentin a New York.

Le opere del periodo bellico: legno e ritagli metallici

Il successo degli anni della guerra sono da ricercarsi anche in una forte resilienza dell’artista. La ricerca scultore di Calder dovette piegarsi alle esigenze dei tempi e imboccare strade diverse.
Il periodo bellico portò a una sempre maggiore carenza di materiali metallici, che servivano per scopi bellici, Alexander Calder iniziò a usare sempre di più il legno. Nacquero così le sculture definite da Sweeney e Duchampcostellazioni”. Il nome deriva dal fatto che le opere davano l’impressione di richiamarsi al sistema dell’universo. Lo stesso artista spiegò come molta della sua arte nascesse proprio “dall’immagine dell’universo”. Nascono così la serie di Universes e Constellations.
Sempre per tale ragione nel 1945 Calder realizzò una serie di opere di piccole dimensioni spesso utilizzando ritagli metallici scartati durante la lavorazione di opere più grandi.

Il ritorno a Parigi dopo la Seconda Guerra Mondiale

Duchamp, l’anno successivo organizzò una mostra dedicata alle nuove opere di Alexander Calder alla Galerie Louis Carré di Parigi. Per il catalogo Jean-Paul Sartre scrisse il famoso saggio sui mobiles di Calder in cui li definisce in modo perfetto dicendo “I mobile non significano niente altro che se stessi; essi “sono”, ecco tutto; essi sono degli assoluti… Del mare Valéry usava dire che ricomincia di nuovo, sempre nuovo. Un oggetto di Calder è come il mare. È come un motivo di jazz, unico ed effimero, come il cielo, come l’alba; se vi è sfuggito, vi è sfuggito per sempre”.

Quotazioni di mercato di Alexander Calder

Le opere di Calder fino all’inizio degli anni ’40 non erano molto ricercate. Sebbene molto amate dalla critica e sebbene l’artista fosse sempre più protagonista di mostre istituzionali, le sue opere venivano vendute relativamente pochi soldi.
Il Museum of Modern Art aveva comprato il suo primo Calder nel 1934 per 60 dollari (circa 1000 euro), dopo aver fatto scendere Calder da 100. E ancora si può evincere da una copia di un libro mastro di vendita del gallerista Pierre Matisse che a distanza di dieci anni le cose non fossero migliorate. Il documento conservato negli archivi della fondazione mostra che solo pochi pezzi nella mostra del 1941 trovarono acquirenti. Tra questi pochi pezzi venduti c’era tra l’altro uno acquisito da Solomon R. Guggenheim per poco più di 230 dollari, l’equivalente di circa 4000 euro di oggi.
Alexander calder
L’empennage (1953) . By No machine-readable author provided. Finlay McWalter assumed (based on copyright claims). – No machine-readable source provided. Own work assumed (based on copyright claims)., CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=238066

Il successi di mercato di Alexander Calder dopo la Seconda Guerra Mondiale

Tutto cambia dopo la seconda guerra mondiale. Nel 1948 Alexander Calder riesce a vendere un’intera mostra personale a Rio de Janeiro. L’interesse del mercato dell’arte cresce e la Galerie Maeght di Parigi ottiene a caro prezzo nel 1950 di rappresentare in esclusiva l’artista in Francia. Dopo la morte inaspettata di Curt Valentin nel 1954, Calder scelse le Perls Galleries di New York come suo nuovo rivenditore americano, e questa alleanza durò fino alla morte di Calder.
Dopo la morte le quotazioni crescono inevitabilmente. Nel 2010, il suo Untitled (Autumn Leaves) è stato venduto a Sotheby’s New York per 3,7 milioni di dollari. Nello stesso anno un altro Mobile è stato battuto all’asta per 6.35 milioni di euro da Christie. Nel 2012 le sue opere in asta superano i 10 milioni di dollari. Un “mobile in piedi” chiamato Lily of Force (1945), che doveva essere venduto per 8-12 milioni di dollari, arriva alla cifra record di 18,5 milioni di dollari. Da Christie’s New York nel 2014 il mobile Poisson Volant (Flying Fish) (1957) di Calder batte ogni precedente record, venendo aggiudicato per 25,9 milioni di dollari.

La consacrazione di Alexander Calder

Il ritorno a Parigi segnò la definitiva consacrazione di Alexander Calder, che divenne famoso anche al grande pubblico.
Nel 1949 l’artista creò il mobile più grande che avesse mai fatto, chiamato “International Mobile”, in occasione della terza Mostra internazionale di scultura del Museum of Art di Filadelfia.
Nel 1952, alla Biennale di Venezia vinse il Premio alla Scultura con “The Big Ear” in lamiera bulloni e vernice. Nel 1964-65 il Museo Solomon R.Guggenheim di New York allestisce un’importante retrospettiva della sua opera. Si tratta della più grande e importante mostra realizzata in vita, quella della definitiva consacrazione artistica e personale, frutto del sodalizio, anche personale, con Peggy Guggenheim.
Da citare anche la retrospettiva alla Fondazione Maeght di Saint-Paul-de-Vence nel 1969 e la mostra al Whitney Museum of American Art di New York con Calder’s Universe mel 1976, l’anno della sua morte.

La produzione artistica degli ultimi anni

Già famoso Alexander Calder non si ferma e procede a creare nuove opere.
Dopo aver realizzato la Towersmobile da muro e Gong (mobile sonori), disegnò le scene per Happy as Larry, un’opera teatrale di cui Burgess Meredith era il regista, e per Nucléa, uno spettacolo di danza per la regia di Jean Vilar. Nel 1966 inizia i Totem e nel 1971 gli Animobile, variazioni dei mobile.
Nel 1973 fece, a grandezza naturale, per la Braniff International Airways un DC-8-62 e poi due anni dopo un Boeing 727-227 in occasione del Bicentenario degli Stati Uniti.

Nel 1974, l’artista intraprende le serie dei “Crags”.

Alexander Calder e BMW

Nel 1975 la casa automobilistica BMW incarica Calder di dipingere il primo veicolo del BMW Art Car Project, voluto dal pilota francese Hervé Poulain, amico dell’artista. Alexander Calder dipinse così la BMW 3.0 CSL.

Dopo tale automobile-scultura, molti altri artisti famosi in tutto il mondo hanno creato BMW Art Cars, tra cui David Hockney, Jenny Holzer, Roy Lichtenstein, Robert Rauschenberg, Frank Stella e Andy Warhol. Ad oggi, sono state create un totale di 20 BMW Art Cars, basate su veicoli da corsa.
Alexander Calder
La prima BMW Art Car Project fu disegnata da Alexander Calder. By Tim Wang from Beijing, China – First BMW Art Car, 1975 BMW 3.0 CSL by Alexander Calder, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5963973

Alexander Calder e le commesse pubbliche

Negli anni Alexander Calder realizzò opere su commissioni pubbliche. E’ l’occasione per l’artista per realizzare sempre più grandi e imponenti “mobiles” e “stabiles”. Il suo lavoro diventa sempre più ingegneristico e l’artista si occupa in prima persona della progettazione di questi grandi interventi ambientali.

Pensiamo a La Spirale, per la sede parigina dell’UNESCO (1958, il.125 mobile (1957) per l’aeroporto John F. Kennedy di New York, Teodelapio, per la città di Spoleto (1962); Man, per la Expo di Montreal (1967); El Sol Rojo [Il sole rosso] (la più grande scultura mai realizzata da Calder, alta circa m. 20,40), del 1968, collocata all’esterno dello Stadio Azteco di Città del Messico in occasione delle Olimpiadi e tante altre ancora.

La morte

Calder morì a New York, nel 1976 all’età di settantotto anni, poche settimane dopo aver visitato un’importante retrospettiva del suo lavoro al Whitney Museum of American Art di New York.

Nel 1987 nasce la Fondazione Calder, tutt’ora molto attiva nella promozione e conservazione delle opere del maestro.

 

Sabino Maria Frassà

Dello stesso autore

Vi potrebbero interessare anche: