Tu cosa ci vedi? Quante volte ci siamo posti questa domanda di fronte a un’opera astratta? E se la risposta andasse ricercata nel tatto? è il caso dell’inedito progetto artistico Blind Wood concepito dall’artista Fulvio Morella e in mostra fino al 25 febbraio al Gaggenau DesignElementi Hub di Milano all’interno della mostra Pars construens.

Fulvio Morella
San Giovanni degli Eremiti, 2021
Blind Wood, Legno, acciaio, braille

A prima vista molti spettatori crederanno che le opere siano astratte. In effetti ci si trova di fronte a raffinati quadri-scultura in legno tornito, metallo (acciaio, alluminio, rame) e scritte in braille. L’artista combina cerchi, quadrati, ovali, punti, riflessi e colori a creare armonie che non ci sembra di comprendere, ma che in realtà ripropongono per lo più monumenti famosissimi visti dall’alto: dal tempio di Delfi, all’Arena di Verona, passando per il Parlascio di Lucca, al Pantheon di Roma e alle rosse cupole di Palermo. 

Fulvio Morella 
Lucca, 2021 (Blind Wood, Legno, acciaio, braille)

 

 

 

In braille suggestioni dell’artista guidano lo spettatore alla scoperta del vero significato delle opere. Un rebus? Un gioco curioso? Non solamente. Si tratta di opere concettuali nate per far riflettere sul senso di limite e di progresso, mostrandoci quanto la percezione di ognuno di noi sia parziale e limitata. La soluzione è il “vivere” questi quadri insieme, aiutandosi gli uni con gli altri, ciascuno con i propri limiti, che forse limiti non sono.

Fulvio Morella
Mausoleo di Augusto, 2021 
Blind Wood, Legno, acciaio, braille 
Pantheon, 2021 
Blind Wood, Legno, acciaio, braille

Una menzione particolare all’ultima opera di Morella in mostra FIAT LUX (che sia fatta Luce), che al tatto aggiunge il gusto. Si tratta di un multiplo d’artista realizzato in 50 pezzi in cioccolato e braille, realizzato in collaborazione del maître chocolatier Guido Castagna. Il ricavato andrà in beneficienza.

Fulvio Morella “FIAT LUX”, 2021 cioccolato, braille

Sabino Maria Frassà 

Foto © Francesca Piovesan e © Marco Rosa Marin