Max Ernst è stato uno dei massimi maestri del surrealismo, anche se cominciò come artista dadaista. Tedesco di nascita, naturalizzato in Francia, è considerato il pioniere della tecnica pittorica del grattage e del frottage.

La famiglia e la religione cattolica

Max Ernst nacque a Bruhl, una città vicino a Colonia, il 2 aprile 1891 e morì a Parigi il 1° aprile 1976. Da adulto prese la cittadinanza francese.

La sua era una famiglia cattolica molto praticante e lui era il terzo di nove figli.
Il padre, pittore anche lui, sordo, era un insegnante per sordomuti e disegnò Gesù prendendo come modello Max quando questo aveva solo cinque anni e lo avvicinò fin da piccolo alla pittura.

Gli studi di Max Ernst: arte, filosofia e psicologia

Nel 1909 Max Ernst si iscrisse all’Università di Bonn per studiare filosofia e intanto frequentò anche dei corsi rivolti di psicologia e si avvicinò all’arte per i malati mentali.
Da questi studi però si allontanò per dedicarsi totalmente all’arte forse anche impressionato dall’ultima delle quattro mostre Sonderbund di cui le cui tre precedentisi si erano tenute a Dusseldorf nel 1909, nel 1910 e nel 1911. Era una serie di mostre nate per dare “una visione d’insieme del movimento chiamato espressionismo” con artisti come Vincent van Gogh, Paul Cézanne, Paul Gauguin, Pablo Picasso.
Max Ernst
Oedipus Rex, 1922 olio su tela, 93 x 102 cm Collezione privata, Svizzera Album / Fine Arts Images / Mondadori Portfolio © Max Ernst by SIAE 2022. By https://www.palazzorealemilano.it/mostre/max-ernst

L’amore per gli uccelli

Fin da giovane l’artista fu attratto dal mondo dei volatili che ritornano spesso nelle sue opere, spesso come ibridi uomini-uccello. Ciò che lo attirava non era infatti il concetto di volo, quanto piuttosto l’eleganza e la leggerezza delle piume.

Il gruppo “Das Junge Rheinland”

Nel 1912 fondò, assieme ad August Macke il gruppo “Das Junge Rheinland”, esponendo per la prima volta a Colonia dove due anni dopo conoscerà Hans Arp (1887-1966), un artista francese che fu legato al movimento dada e all’astrattismo, con cui strinse un’amicizia che durò per sempre.

Max Ernst e l’amore per Parigi

Max Ernst nel 1915 si recò per la prima volta a Parigi. Prestò servizio nell’esercito tedesco nella divisione artiglieria, durante la Prima Guerra Mondiale, dalla quale fu congedato nel 1917 dopo essere stato ferito due volte.
La guerra fu comunque un’esperienza che lo segnò molto e che fu alla base di tante sue disillusioni. Dopo questo evento l’artista si allontanò progressivamente dalla sua terra natia, vedendo nella Francia un paese più aperto e moderno.

Gli anni della prima Guerra Mondiale

Nonostante la guerra e il servizio militare, Max Ernst riuscì a esporre alla galleria Der Sturm2 che lo indurrà a pubblicare un articolo sull’evoluzione del colore.
Ritornato a Colonia nel 1918, sposò Luise Strauss e realizzò un album di litografie (Fiat Modes Pereat Art).

Il dadaismo e Max Ernst

Gli anni dopo la guerra furono per Ernst molto densi. Nel 1918 l’artista fondò con Johannes Theodor Baargeld il gruppo dada W/3 West Stupidia  e insieme pubblicarono la rivista Der Ventilator e il Bullettin D e organizzarono la prima mostra Dada a Colonia.
L’anno seguente a Colonia con  l’artista-poeta Jean Arp e altri artisti fondò un gruppo Dada: pubblicarono riviste e una mostra Dada in un bagno pubblico che suscitò molto scalpore. Per accedere a questa mostra bisognava attraversare un bagno e in un cortile interno Max Ernst proponeva un’opera in legno, “La macchina tritaossa del parrucchiere non violento” con materiale di scarto e a fianco una scure che il pubblico poteva usare contro la scultura. Insomma, tutto un insieme che creava enorme scandalo.
Nel 1920 realizza “Qui tutto è ancora fluttuante ( Hier ist noch alles in der Schwebe )”, carta stampata tagliata e incollata e matita su carta stampata su cartoncino, Il terreno era un’immagine capovolta di un attacco aereo con una bomba chimica che Ernst aveva ritagliato da un libro sull’aviazione militare tedesca, oggi al MoMa di New York.

Il successo all’estero di Max Ernst

Max Ernst raggiunge in fretta un grande successo, soprattutto a livello di critica. Il suo nome si diffonde velocemente all’esterno e così già nel 1921 tenne la sua prima esposizione presso la Galerie au Sang Pareil di Parigi.

Verso il surrealismo

Il 1921 è un anno fondamentale per lo sviluppo artistico di Max Ernst. L’opera “L’éléphant Célèbes” del 1921 è infatti considerata un ponte fra il momento dadaista e quello surrealista, fatto con la tecnica del collage pittorico, cioè l’accostamento di pezzi di carta. L’opera, un olio su tela, è ora della Tate Modern di Londra. Dopo questo lavoro, l’artista avvicinò gli esponenti storici del surrealismo: fra tutti André Breton e Paul Eluard. In particolare, con Paul Eluard scrisse, nel 1922,  “Les malheurs des immortels e Répétition” con suoi 21 collages e testi di Eluard.

La filosofia visiva di Max Ernst

Centrale nella poetica di Max Ernst è l’uso dell’immagine. L’arte suscita e genera il sogno grazie ad essa. Del resto, l’artista, dopo aver assistito al nascere dell’immagine “come uno spettatore” dal profondo della sua psiche, condivide questo risultato fatto di una stratificazione tra coscienza e incoscienza. Così facendo è l’artista a generare un sogno a cui affida se stesso e lo spettatore. In questo modo l’artista non è risulta essere solamente un registratore passivo di un gesto o di un moto della psiche, bensì diventa un mezzo attraverso il quale conoscere meglio il mondo.
Nel 1923 realizzò “Of This Men Shall Know Nothing”, un dipinto a olio su tela ora alla Tate Liverpool di stampo nettamente surrealista.

Il frottage di Max Ernst

In questo stesso periodo Max Ernst dette vita a nuove opere frutto dell’esperienza del frottage. L’artistariprende un’antica tecnica cinese basata sullo “sfregamento” per ottenere delle copie, posizionando la carta sopra vari materiali. La raccolta di queste immagini venne pubblicata nel 1926 in “Histoire naturelle”. Ma non solo questa tecnica la esprime in “La Foresta” del 1927.

I collage di Max Ernst

Subito dopo l’artista dette l’avviò anche al periodo dei collage. Da menzionare in particolare modo la pubblicazione, nel 1929, di uno dei suoi romanzi-collage, “La Femme 100 têtes” in cui compare l’alter ego preferito di Ernst, Loplop, “l’uccello superiore“.
“Une semaine de bonté” venne invece pubblicato nel 1934 ed era composto da 182 immagini di illustrazioni risalenti all’età vittoriana. Nonostante il grande numero di elementi, l’opera fu composta in sole tre settimane durante un viaggio in Italia.

Loplop, “l’uccello superiore”

A partire dai primi anni ’30, Loplop, o “The Bird Superior”, divenne uno degli alter ego preferiti da Max Ernst.
Loplop o “l’uccello superiore” è così il nome di un personaggio che a partire dagli anni ’30 ricorre frequentemente nelle opere surrealiste dell’artista. Loplop è del resto un’immagine iconica dello stesso movimento surrealista: non a caso nel libro di Gaëtan Picon Surrealismo e Surrealismo 1919-1939 sono ripresi ben due lavori che hanno come soggetto L’uccello superiore.
L’uomo uccello apparve per la prima volta nei romanzi-collage di Ernst La Femme 100 Têtes e Une Semaine de Bonté nel doppio ruolo di narratore e commentatore. L’immagine di Loplop non era però tratteggiata sempre nello stesso modo; anzi lo stesso artista probabilmente si annoiava a ritrarre e ritrarsi sempre nello stesso modo. Alcune caratteristiche erano però ricorrenti: Loplop aveva la testa di un uccello, mentre il corpo era rappresentato sempre un qualcosa di estraneo al mondo animale.

La fine del periodo surrealista

Nel 1938 Max Ernst pose fine alla sua vecchia amicizia con André Breton, con cui aveva scritto “Manifesto del Surrealismo”. Contestualmente l’artista abbandonò il gruppo surrealista. Resteranno comunque, l’esperienza dada e surrealista le basi fondamentali della sua esperienza artistica, alla cui base resta un mondo di sogni e di fantasia. Entrambi i movimenti furono vissuti e interpretati da Ernst in chiave psicologica, tanto da poter essere considerato un pioniere dell’interpretazione freudiana dei sogni.

Max Ernst
Max Ernst – The Fireside Angel (The Triumph of Surrealism). L’angelo del focolare, 1937. By https://www.palazzorealemilano.it/mostre/max-ernst

La relazione con Leonora Carrington

Iniziò in quegli anni anche il suo rapporto con Leonora Carrington (1917-2011). Lei era giovanissima e molto benestante. I due vissero prima a Parigi, poi a Amsterdam e in Provenza in una grande villa comprata da lei.

Fu una storia molto intensa e la giovane artista espose lei stessa con gli amici surrealisti del compagno. La relazione terminò drammaticamente quando durante la seconda guerra mondiale venne arrestato e poi internato per ben tre volte in un campo di concentramento in quanto tedesco (in Francia), anche se  era decisamente anti nazista Lei ne uscì devastata anche per l’appoggio quasi paterno e conforto psicologico che lui rappresentava e Lev garantiva. Leonora venne dichiarata pazza e rinchiusa in un manicomio a Santander prima di emigrare in America con un vecchio amico.

Max Ernst in America

Al termine della storia con Leonora Carrington Max Ernst si trasferì negli Stati Uniti, in Arizona, dove restò fino al 1953. Sono anni in cui si avvicinò al dripping e nel 1944 realizzò “Il re che gioca con la regina”. Max Ernst ha avuto quindi un ruolo fondamentale nello stimolare la nascita stessa dell’astrattismo americano.

I matrimoni americani

Negli Stati Uniti si sposò per ben due volte. Prima sposò, nel 1941, Peggy Guggenheim che lo introdusse fra gli artisti newyorkesi, ma che poi lasciò per Dorothea Tanning.

Se Peggy fu fondamentale non solo a livello economico, ma anche di contatti con il mondo dell’arte contemporanea (nascente), la loro unione durata pochi anni fu infelice con numerosi tradimenti da entrambe le parti. Tannin invece donò all’artista ormai adulto una tranquillità emotiva che non aveva mai provato.

Anche lei era un’artista che spaziava dalla pittura alla scultura alla letteratura. Con lei visse a New York e poi a Sedona in Arizona, che divenne presto un incubatore di nuova arte, quasi un villaggio artistico.

Il successo di Max Ernst

Rientrato in Europa, vinse il primo premio alla Biennale di Venezia nel 1954. Negli anni seguenti l’artista espone al Musée National d’Art Moderne Paris (1959) dove riceve ancheil Grand Prix national des arts (il più importante premio francese per l’arte). Infine è protagonista di due grandi retrospettive al MoMadi New York nel 1961 e alla Tate Gallery di Londra nel 1962.

La morte

Morì a Parigi il primo aprile del 1976 e fu sepolto presso il Cimitero di Père Lachaise a Parigi.

Le principali opere di Max Ernst

Max Ernst ha vissuto a lungo ed è stato un artista molto prolifico. Alcune sue opere sono riuscite a diventare iconiche. Si tratta di opere che provengono da tutti i periodi dell’artista – dal dadaismo al surrealismo – a testimoniare che Ernst riuscì a essere un maestro in più generi.

La Vergine sculaccia il bambino Gesù davanti a tre testimoni

Max Ernst
https://www.wikiart.org/en/max-ernst/the-virgin-spanking-the-christ-child-before-three-witnesses-andre-breton-paul-eluard-and-the-1926

Max Ernst dipinse l’opera “La Vergine sculaccia il bambino Gesù davanti a tre testimoni” nel 1926. Recentemente la critica ha rintracciato numerose somiglianze con La madonna dal collo lungo del Parmigianino. Altri invece vi trovano una forte somiglianza con la Madonna ritratta da Michelangelo nel Giudizio Universale della Cappella Sistina.

Max Ernst dipinse la Madonna nel mentre sculaccia il proprio figlio a cui l’aureola è caduta a terra. Il dipinto che oggi è conservato al Museo Ludwig di Colonia è importante ricordare che ritrae come tre testimoni del fatto privato: André Breton, Paul Eluard e lo stesso artista. L’insieme di questo forte voyeurismo, oltre a una distonica ambientazione metafisica ripresa da De Chirico, fecero sì che l’opera non fosse compresa. Anzi il dipinto suscitò un enorme scandalo e accusato di blasfemia.

Vestizione della sposa

La vestizione della sposa è un dipinto del pittore surrealista Max Ernst realizzato il 1939 e il 1940. Situata nella Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, l’opera venne donata dall’artista a sua moglie Peggy Guggenheim nel 1942. Max Ernst amava molto stupire il suo pubblico anche in modo sottile: quest’opera unisce diversi contrasti trasmettendo una sensazione quasi di angoscia: lo sfarzo e l’eleganza dell’immagine contrastano con le vicine forme animalesche e mostruose. Ricorre poi il tema del “quadro nel quadro” in alto a sinistra, presente anche in La Vergine sculaccia il bambino Gesù davanti a tre testimoni.

Si potrebbe interpretare l’uomo-uccello sulla sinistra come la raffigurazione dell’artista stesso; la sposa potrebbe essere in un certo senso la giovane pittrice surrealista inglese Leonora Carrington.

L’Europa dopo la pioggia II

L’Europe après la pluie II è il nome originale dell’opera considerata fra i dipinti più rappresentativi dell’artista. Realizzato fra il 1940 e il 1942 è attualmente esposto al Wadsworth Atheneum di Hartford, nel Connecticut.

Il titolo del dipinto si riferisce probabilmente al Diluvio universale biblico. Ricorre l’uccello antropomorfo, che sembra essere l’unico soggetto sopravvissuto al disastro circostante. L’artista rappresenta così l’idea stessa di Guerra. Al suo fianco vi sarebbe il simbolo di un”Europa colta’, ovvero la figura femminile pietrificata al suo fianco. L’uomo-uccello è, secondo altri, lo stesso Ernst.

L’animale decomposto al centro, il tempio a destra e il busto femminile incastonato fra le sue colonne, potrebbero alludere al mito greco di Europa, che venne rapita da Zeus trasformatosi in toro.

Max Ernst
Europe after the Rain II, 1940-42 – by Max Ernst

Il Museo di Brühl

La città natale dell’artista Brühl ospita un museo dedicato all’artista, che include oltre 70 sculture provenienti dalla collezione personale dell’artista. Inoltre sono presenti anche 36 “D-painting”, ovvero regali di compleanno e d’amore di Max Ernst ha fatto a sua moglie, l’artista Dorothea Tanning, nell’arco della loro relazione durata oltre tre decenni.

La collezione è infine completata da oltre 700 documenti fotografici, che ripercorre la vita dell’artista.

Mostre recenti dedicate a Max Ernst

Max Ernst morì che era già estremamente famoso ed era diventato ricco grazie alle sue opere. Il successo, complice anche l’esser stato acquisito e presente in musei di tutto il mondo, continuò dopo la morte.

Da segnalare alcune mostre che hanno contribuito alla diffusione e divulgazione del suo lavoro negli ultimi vent’anni. Nel 2005 la mostra “Max Ernst: A Retrospective” al MoMAincluse opere come Celebes (1921), Ubu Imperator (1923), e Fireside Angel (1937), che hanno mostrato un inedito approccio politico all’arte dell’artista. La mostra comprendeva anche le opere realizzate con la scrittura e il metodo della libera associazione.

Nel 2017 invece Max Ernst è stato protagonista della grande collettiva sul dadismo al Bildmuseet in Svezia. Infine le sue opere sono state esposte per la prima retrospettiva italiana nel 2022 a Palazzo Reale di Milano.

Sabino Maria Frassà

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