Carlo Santambrogio, architetto, racconta il progetto di una villa in vetro che regala a chi la abita il contatto diretto con la natura e i suoi fenomeni, in ogni momento della giornata.

La cucina disegnata da Ennio Arosio nel 2004 prospiciente la libreria e le scale che conducono alla zona notte del secondo piano.

Il vetro è il materiale d’elezione nel lavoro dell’architetto Carlo Santambrogio fino dal 2003, quando fondò Santambrogiomilano, atelier di progettazione che lavora unicamente con questo elemento magico, ricco di sorprese e giochi di riflessi, sovrapposizioni e rifrazioni. A partire dalla prima cucina completamente in vetro, conforme a tutte le certificazioni di legge (design Ennio Arosio), l’architetto ha iniziato ad acquisire competenze che oggi gli consentono di proporre un progetto onnicomprensivo per l’abitare “che non segue le mode e le tendenze, ma è il risultato di un linguaggio preciso, fatto di trasparenze, spessori, proporzioni e modularità”, spiega Santambrogio, dalle collezioni di arredi e complementi alle architetture completamente in vetro che esprimono una visione della vita basata sulla trasparenza come valore totalizzante.

La zona dining

Un esempio magistrale di questa filosofia è rappresentato da The Glass House. Una villa di ispirazione minimalista immersa in un bosco e realizzata completamente in vetro, sia per quanto riguarda l’involucro della struttura architettonica, sia per quanto riguarda gli elementi d’arredo e gli accessori. Rigorosissimo l’impianto volumetrico, che si sviluppa in prospetto a partire da una pianta quadrata per dare forma un cubo perfetto. Una griglia modulare, composta da nove quadrati, definisce con precisione la disposizione degli elementi d’arredo sui tre piani e gli allineamenti, che non lasciano spazio alla pur minima approssimazione. “Il vetro è un materiale meraviglioso che che tutto rivela per la sua trasparenza, compresi gli errori”. La perfezione è quindi fondamentale. Tutto è a vista, ed elementi che solitamente sono nascosti nei muri, come per esempio gli impianti, oltre a essere funzionali devono anche rispondere a canoni estetici. Sono stati, quindi, disegnati con la massima attenzione fino al minimo dettaglio, dalla finitura superficiale, cromata per quanto riguarda le tubature, alla definizione della geometria e del loro percorso. “Un altro aspetto fondamentale, in questo progetto come in tutti gli altri, dall’oggettistica ai grandi tavoli di oltre sei metri o delle librerie a tutta altezza, è quello delle proporzioni tra le parti e degli spessori delle superfici. La combinazione fra la trasparenza delle superfici e gli spessori che si colorano mentre la luce li attraversa definisce la forma di ogni elemento. Dettagli spesso trascurati o secondari quali spessori, allineamenti, proporzioni diventano quindi fondamentali. Il mio intento non è disegnare l’invisibile ma dare forma alla trasparenza.”

La zona notte con letto e divano affacciato sullo spettacolo del paesaggio innevato.

Con questo progetto, Santambrogiomilano ha offerto una nuova chiave di lettura di una tipologia architettonica che, nel corso del 900, vanta capolavori come la Glass House di Philip Johnson nel Connecticut, Stati Uniti (1949), Casa Farnsworth di Ludwig Mies van der Rohe a Plano, in Illinois (1945-50) e, in tempi più recenti, la Curtain Wall House di Tokyo (1995), firmata Shigeru Ban Architects. La grande differenza con La Glass House di Santambrogiomilano è che questi progetti prevedevano comunque la presenza di strutture portanti e il vetro, o le tende più serramenti scorrevoli nel caso giapponese, era utilizzato come facciata continua senza funzione strutturale. In questo caso, grazie a un sistema di giunti e tiranti brevettato dall’architetto, il vetro è autoportante e quindi non è necessaria la presenza di travi o pilastri. L’utilizzo di altri materiali è limitato alla presenza di poche viti o tubature per gli impianti. Una condizione che rende ancora più pura e ‘leggera’ l’architettura. “La copertura inoltre, è anch’essa trasparente: questo è il sogno del nostro progetto. Dormire guardando un cielo stellato oppure sotto il tintinnio della pioggia. La magia è qui.” Se nei casi storici citati l’apertura verso l’esterno era rilevante ma limitata in alcuni punti della casa, nel caso della Glass House di Santambrogio è totale e riguarda ogni possibile prospettiva visiva.

Carlo Santambrogio

Gli elementi d’arredo, anch’essi in vetro, contribuiscono in maniera decisiva alla completa trasparenza dell’intera volumetria, eliminando la presenza di qualsiasi superficie opaca per regalare ai proprietari una completa fusione con la natura circostante. “La magia di questa casa” spiega l’architetto Carlo Santambrogio “è quella di abitare di giorno e di notte nel bosco, con il sole e la pioggia, il vento, il ghiaccio e la neve, sempre in contatto diretto con la natura, i suoi fenomeni e le sue mutazioni. Una casa che è parte integrante del contesto, in grado di dare vita a un teatro di incanti, meraviglie, stupore: tre piani che si innalzano verso il cielo, per poter avere una visione completa di tutto ciò che sta attorno”. La natura diventa così lo spettacolo che può essere vissuto e gustato nella sua pienezza all’interno di questo teatro. Qui la sensorialità e la percezione dei fenomeni, che solitamente vengono attutiti o addirittura annullati dai canonici muri della casa, diventano parte integrante dell’esperienza dell’abitare, “che non risponde in prima istanza all’estetica ma a un’esigenza di vita”. “La trasparenza come linguaggio espressivo, nel tentativo di smaterializzare l’ultima frontiera dell’architettura e dell’interior design”. Carlo Santambrogio, architetto. santambrogiomilano.com

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