A CURA DI MARELLA CARACCIOLO

“La mia stanza? Ovviamente dipende dal luogo e dalla stagione,” spiega Marella Agnelli dal suo rifugio invernale non lontano da Marrakesh. “Al momento, visto che qui fa caldo e sono cominciati a spuntare i primi germogli di mimosa, mi piace passare molto tempo in giardino, e in particolare nel paviglione disegnato per me nel 2005 da Bill Willis. È questa, ora, la mia stanza preferita.” Il grande paviglione in legno dalla pianta perfettamente quadrata, 10 metri per 10, si trova sulle sponde di uno stagno a pochi passi dalla casa. Immerso nel giardino di agrumi, piante acquatiche, rose ed essenze profumate, pianificato dalla padrona di casa assieme a Madison Cox, noto paesaggista americano che a Marrakesh dirige, tra le altre cose, i celebri Jardins Majorelle.

“È stato Madison, mentre ci apprestavamo a cominciare i lavori in giardino nel 2004,” ricorda Marella, “a propormi di far fare a Bill questo paviglione. L’idea mi piacque.”

Willis, originario del Tennessee ma emigrato in Marocco negli anni Sessanta (non prima di aver fatto tappa a Roma dove ha aperto un negozio di antiquariato), è considerato da molti intenditori un designer di culto. È stato lui a lanciare per primo quello stile informale che unisce i colori e le tradizioni artigianali marocchine ad uno stile Europeo rigoroso e raffinato. Nella sua lunga carriera, Willis ha disegnato molte delle bellissime case di Marrakesh, tra cui quelle di Yves Saint-Laurent e Pierre Bergé, suoi amici e sostenitori, per i quali creato un paviglione simile a quello di Marella. “Bill e Madison hanno pianificato il mio nei minimi dettagli”, racconta ancora Marella. “Una volta pronti tutti i materiali, sono arrivati assieme a un centinaio di lavoratori marocchini che lo hanno hanno montato in un baleno.
È stato bello da vedere!” Nonostante il legno massiccio con cui è stato costruito, il paviglione di Bill Willis – l’ultima sua grande opera prima di morire nel 2009 – appare leggero e perfettamente integrato nel giardino. Non vi sono mura né vetrate. L’unico riparo da vento e sole sono delle lunghe tende bianche. Sul soffitto, dipinto coi toni acquarellati dei verdi e dei blu, si riflette il riverbero dello stagno e questo infonde alla stanza di Marella una leggerezza aerea.
“Per me il giardino è sempre stato un luogo da vivere, più che da ammirare,” conclude Marella. “Mi piace che vi siano sentieri da esplorare, pergole ombrose sotto le quali ripararsi e ‘stanze’ nel verde nelle quali fermarsi a leggere un libro o ritrovarsi con degli amici attorno ad un tavolo. Esattamente come faccio qui.”