Jo Thompson è una poliedrica progettista di giardini, tra le più note del Regno Unito per il modo in cui i suoi interventi si inseriscono magnificamente nell’ambiente circostante, grazie a un’innata comprensione del luogo, al suo gusto raffinato nelle scelta delle piante e nel loro accostamento e a un design elegante, che cambia ogni volta, a seconda dell’ispirazione e dell’area di progetto. I suoi giardini possono essere romantici, contemporanei, dal tratto gentile oppure potente, ma tutti hanno una caratteristica che li accomuna: un’armonia di base che collega tutto, le piante, i colori, il design e le architetture. Sono accoglienti, adatti ai committenti e senza tempo.

I suoi progetti spaziano da giardini residenziali, storici, piccoli oasi urbane, tenute di campagna, terrazzi, spazi pubblici e giardini per l’RHS Chelsea Flower Show, la più importante manifestazione di giardinaggio del mondo, dove ha ottenuto quattro medaglie d’oro e cinque d’argento. Per la sua competenza ha ruoli significativi all’interno della Royal Horticultural Society per cui è membro del Comitato dei Giardini e Garden Advisor per il giardino di Rosemoor, nel Devon, oltre ad essere membro della commissione di selezione degli Show Gardens e giudice degli stessi. Il suo gusto squisito per le piante e la sua maestria nell’uso del colore l’hanno anche portata a essere considerata una delle più importanti plantswoman del Regno Unito.

The Gardener’s Palette. Creating Colour Harmony in the Garden’, il secondo libro di Jo Thompson, unisce queste sue importanti competenze e attraverso cento casi di studio di composizioni cromatiche, quasi delle istantanee di giardini suoi e di altri colleghi sparsi nel mondo, analizza l’argomento del colore in giardino fino a spiegare i motivi del successo di ognuno, dovuti alle piante, alla luce, alle consistenze e alle dimensioni di fiori, foglie e architetture.

The Gardener’s Palette. Creating Colour Harmony in the Garden di Jo Thompson RHS – Timber Press

Villegiardini ha chiesto a Jo Thompson un approfondimento sui temi trattati nel libro e il suo personale rapporto con il colore.

Filosofi e scienziati ci hanno detto molto su cosa sia il colore, come si veda e come funzioni. Il suo contributo è diverso e lo vediamo scritto nel suo libro. Quale aspetto del colore la incuriosisce?

Ci sono alcuni aspetti principali del colore che mi appassionano. Al primo posto direi la sua associazione con i nostri ricordi, come un colore possa immediatamente trasportarci indietro nel tempo e portare con sé una sensazione molto chiara di vivere quel momento. Potrebbe trattarsi di un capo di abbigliamento che avevamo da piccoli, o delle tende appese nella nostra cameretta, oppure ancora dei ricchi velluti color gioiello appesi in un palazzo veneziano (Jo Thompson ha vissuto parecchi anni in Italia ed è innamorata di Venezia, dove ha trascorso molti periodi negli ultimi anni, ndr), di un maglione di una nonna, del colore delle pareti di un luogo speciale, oppure ancora delle sfumature di verde di una collina in Toscana. Poi la sua capacità di creare un’atmosfera, calma, gioiosa, elegante o divertente, per esempio, scegliendo le tonalità e le sfumature giuste e combinandole tra loro e anche di cambiarla completamente spostando delicatamente queste combinazioni.

Mi intriga anche la sua percezione, che cambia: il verde di una persona è il blu di un’altra, ecc. Questo ha una causa scientifica, o è dovuto al linguaggio, o è dovuto all’esperienza e alla memoria? Io lo trovo semplicemente affascinante. Infine mi interessano le emozioni, naturalmente. Il colore può dare sollievo, e basta guardare i recenti studi scientifici sui benefici del colore verde per rendersene conto. Questo aspetto è molto evidente nel libro, che rivela le affinità nascoste tra le piante, un intero sistema di corrispondenze che sottende il mondo visibile. L’uso del colore può cambiare l’atmosfera del giardino o di alcune sue aree. Si può spaziare da un effetto calmante creato da una selezione armoniosa di tonalità tenui a spazi vibranti ed energetici riempiti da rossi opulenti, arancioni brillanti e verdi lime o bordeaux profondi.

 

The Gardener’s Palette restituisce al colore la sua forma, un senso a parole fluttuanti – rosso, giallo, blu – e dà loro una storia e un campo di applicazione diverso, perché di solito quando si parla di colore non si pensa mai al colore nel giardino e pochissimi libri ne hanno parlato con competenza. Cosa l’ha spinta a scriverlo?

Ci sono molti libri sul colore in giardino che adottano un approccio puramente scientifico: l’uso della ruota dei colori standard, e poi la ripartizione dei colori in categorie: i cosiddetti colori freddi oppure caldi. E poi ci dettano quali piante sono di quale colore e quali dovrebbero essere abbinate a cosa. Una quantità di regole. Per me, a parte il fatto che trovo la ruota dei colori confusa (e se si guarda al numero di ruote dei colori e tabelle simili che sono state create nel corso della storia, si può vedere che ognuna di esse ha un approccio diverso), questo metodo elimina gran parte dell’emozione associata al colore che, invece, ho ritenuto dovesse essere il cuore del libro.

Che cos’è un giardino se non un luogo che ci porta gioia / risposta / euforia / rilassamento? Quindi è da qui che volevo iniziare.

Durante i miei studi e ricerche ho verificato quanti libri siano stati scritti sul colore, al di fuori del mondo del giardinaggio, e mi sono stupita nel notare quanto poco si riferissero alle piante e ai giardini. Ci sono libri sul colore, arte e scienza, sulla psicologia del colore, eccetera, ma non si parla molto di giardini e piante. Due testi fanno la differenza per me: Chroma di Derek Jarman e un libro poco conosciuto e intitolato Unknown Colour di Winfred Nicholson.

Entrambi sono stati di grande ispirazione e mi hanno aiutata a definire la forma che il libro avrebbe dovuto assumere: esplorare il colore raccontando le storie e la Storia che la scienza non illustra, con un esempio reale di giardino per illustrare chiaramente ciò di cui parlo in ogni capitolo. Inoltre, il mio editore è stato molto indulgente nel lasciarmi includere opere d’arte, un approccio che ha entusiasmato tutti: si saprebbero potuti aggiungere molti altri dipinti/opere, ma lo spazio a nostra disposizione era limitato e quindi abbiamo dovuto tralasciarne molti!

È vero. Per anni abbiamo riflettuto sul colore e sulle sue connotazioni culturali e lei è andata oltre, perché ha notato come certe combinazioni di colori ci ricordino dipinti famosi. Per esempio, i blu freddi e i viola ricordano ‘Iris nel giardino di Monet’ o ancora le morbide tonalità pastello alcuni dipinti di Cézanne.

Infatti. E quali esperti migliori a cui fare riferimento se non quelli che dedicano tutto il loro essere allo studio del colore?

Sappiamo che la nostra percezione del colore è influenzata dagli oggetti tanto quanto la nostra percezione degli oggetti è influenzata dal colore: non c’è solo una mela rossa, ma c’è anche il rosso di quella mela. Non c’è colore senza un substrato materiale. Questo vale anche per le piante, le foglie, i fiori. E nei suoi schemi di colore lei parla delle piante, ma solo come punto di partenza. È corretto?

Sono d’accordo – e all’inizio volevo approfondire l’argomento, ma con le limitazioni di spazio ho ritenuto di non doverlo approfondire troppo in questa sede, perché avrei potuto scriverne in dettaglio o non scriverne affatto e non volevo avere un approccio a metà. È un argomento così vasto – inizialmente c’era una sezione separata sui materiali circostanti, gli sfondi, ecc. ma è diventata un’area troppo vasta e ingombrante da scrivere – forse è per un altro libro…

Lei spiega come il colore venga rifratto e cambi durante il giorno con il gioco della luce sulle superfici, il che può davvero influenzare la resa del colore nel paesaggio e potrebbe anche cambiare il modo in cui noi vediamo un colore.

Questo è un fatto straordinario e affascinante: anche se stiamo guardando, al crepuscolo, un albero i cui colori sarebbero classificati come neri, il nostro cervello vede il verde, perché sa che un albero è verde.

Il giardinaggio può essere espressivo e creativo come qualsiasi altra forma d’arte: basta osservare alcuni dei più celebri giardini del mondo per rendersi conto che la combinazione dei colori gioca un ruolo altrettanto importante a quello del design.

Sempre confidando nel ruolo della natura, i colori cambiano con la crescita delle piante e il susseguirsi delle stagioni.

All’inizio ha raccontato che un aspetto che la affascina del colore e il suo legame con le emozioni. Quindi se il giardino è lo specchio della nostra anima e l’anima vive attraverso le emozioni, noi possiamo tradurle nel giardino e comunicarle attraverso i colori?

Basta vedere le reazioni delle persone quando entrano in un bel giardino, o visitano il Chelsea, guardando una nuova combinazione di colori e cercando di capire perché a loro piace così tanto. E quando a volte le persone si commuovono fino alle lacrime di gioia, beh, è una cosa che fa riflettere.

Non ci sono regole fisse: le sue tavole cromatiche rivelano che anche i colori apparentemente o comunemente giudicati non abbinabili possono invece essere abbinati e con effetti sorprendenti. E questo è il grande messaggio del libro. Ci invitata a sperimentare, a prescindere dalla teoria classica dei colori.

Infatti! Abbiamo così tante regole e restrizioni che ci circondano, così tanti ‘modi giusti’ e ‘modi sbagliati’ di fare le cose nella vita. Credo che il giardino sia un luogo che possa portare gioia ma anche incoraggiarci a correre dei rischi. Come con il colore, così soggettivo in molti modi, perché le persone non reagiscono allo stesso modo, alcuni amano certi colori o combinazioni e altri la pensano diversamente. Ma le conversazioni, le discussioni e i dibattiti che ne derivano fanno parte dello scopo di un giardino: un luogo che incoraggia il pensiero, la riflessione e la pace. Spero che, utilizzando così tanti esempi, ce ne siano per tutti i gusti.

Elisabetta Pozzetti

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