L’architetto Alejandro de la Sota può essere considerato una delle figure più influenti del panorama architettonico della Spagna del XX secolo.

La formazione

Alejandro de la Sota Martínez è nato a Pontevedra il 20 ottobre 1913 in una famiglia borghese che ha invogliato il giovane a sviluppare le sue doti artistiche. Studia architettura presso la Scuola di Architettura di Madrid finendola nel 1941.

Il suo primo progetto risale al 1951 con la Central Lechera SAM de Santander. Questo progetto non fu realizzato ma mostra come Alejandro de la Sota sia interessato al movimento moderno, ai suoi concetti e agli approcci all’architettura.

Da quel momento in poi l’architetto progetterà numerose opere aderendo al movimento moderno. Sono di quel periodo edifici come la Residenza studentesca Miraflores, la palestra della scuola Maravillas, la Scuola César Carlos e il Governo Civile di Tarragona.

Nel 1960 ottiene un posto di funzionario e durante quel decennio esplora le possibilità offerte dai nuovi materiali e sviluppa una serie di progetti con un approccio costruttivo basato sull’uso di pannelli prefabbricati in cemento per pareti e forgiati. Usò questa idea per costruire la Casa Varela di Villalba.

Le idee

Il pensiero di Alejandro de la Sota che traspare dai suoi scritti è chiaro, semplice e conciso. Non giustifica mai le sue opere piuttosto espone le sue idee, suscitando esperienze e facendo riflettere, mostrando a tutti la sua personalità complessa.

Lascia sempre uno spazio vetrato alla suggestione, alla scoperta, per rendere possibile un’interpretazione più ricca coltivando deliberatamente una certa ambiguità.

I materiali sono molto importanti per l’architetto spagnolo, li distorce e li trasforma. Prende come riferimento sia Ludwig Mies van der Rohe, per quanto riguarda i materiali, ma anche Le Corbusier.

L’architettura per Alejandro de la Sota era intrattenimento, l’architetto cerca infatti di sorprendere sia il visitatore che se stesso con il risultato esplorando anche aspetti a lui sconosciuti.

L’eredità

Riconosciuto a livello internazionale dal 1972 ha tenuto numerose conferenze in Spagna e all’estero. Il suo lavoro è stato oggetto di mostre personali presso le più importanti università in tutto il mondo.

Alejandro de la Sota morirà il 14 febbraio 1996 a Madrid ed è considerarlo uno dei grandi maestri dell’architettura spagnola del XX secolo.

Alcune opere di Alejandro de la Sota Martínez

Gobierno Civil de Tarragona

Il governo civile di Tarragona è stato costruito dal 1954 al 1957 e può essere considerato uno degli edifici emblematici dell’architetto Alejandro de la Sota. Si tratta di un’opera eccezionale simbolo della seconda modernità dell’architettura spagnola, sviluppatasi negli anni 50 del Novecento.

Al piano semi seminterrato sono presenti un locale per il custode, l’archivio, il magazzino generale, l’ambiente per il riscaldamento, un box auto ed altri spazi. Al piano terra troviamo un ampio androne mentre al primo ci sono le toilette, il centralino e le cabine informazioni. Successivamente, al secondo piano spiccano la sala ricevimenti e un bar, al terzo piano si trova il reparto ospiti d’onore. Il quarto piano è la casa del proprietario. E infine, al quinto e sesto piano, l’abitazione del Governatore.

È un edificio ordinato e ben definito, chiarezza legata alla rappresentatività e all’amministrazione, è suddiviso in blocchi a seconda dell’uso e contiene assi obbligatori. Come materiale l’architetto ha scelto il marmo scolpito e levigato.

Gobierno Civil de Tarragona – ©Pedrojdelgado (via Wikimedia Commons CC BY-SA 4.0)

Gimnasio del Colegio Maravillas

La palestra del Colegio Maravillas è una delle strutture del Colegio Nuestra Señora de las Maravillas a Madrid. È stato progettato dall’architetto Alejandro de la Sota tra il 1960 e il 1962 ed è stata successivamente ampliata nel 1966 da Fernando Meléndez Andrade.

La progettazione era difficile in quando l’edificio doveva essere costruito su un terreno irregolare colmando un dislivello di ben 12 metri. La realizzazione è stata funzionale e brillante tanto da poter essere considerata una pietra miliare nell’architettura di Madrid dell’epoca.

Lo sfalsamento dei locali, che sono illuminati ed areati naturalmente, e le grandi capriate in acciaio permetto di risparmiare molto spazio.

La facciata ricalca la tipica architettura madrilena con l’uso di mattoni a vista ma le ampie vetrate, i lucernari e l’utilizzo della lamiera verniciata grigio scuro rendono l’edificio moderno. Seguendo l’esempio delle Open Air School dell’olandese Jan Duiker l’architetto pone l’area giochi su una terrazza piatta.

La facciata presenta piani verticali e piani obliqui ma anche sporgenze e vuoti, questo insieme aiuta a spezza la monotonia dell’edificio non facendo accorgere all’osservatore della sproporzione tra lunghezza ed altezza dell’edifico.

Colegio Maravillas – ©Patrick at made-by-architects.com CC BY-NC-ND 4.0

Central Lechera CLESA

Alejandro de la Sota ha progettato il caseificio CLESA tra il 1960 e il 1963. Si tratta di un edificio industriale nel quartiere Fuencarral-El Pardo a Madrid.

Il progetto definisce volumi differenziati per ogni uso funzionale. I magazzini per la pastorizzazione, la sterilizzazione e l’imbottigliamento sono illuminati da lucernari da nord mentre gli uffici, dai volumi chiari prismatici, e i magazzini per il lavaggio delle bottiglie ricevono la luce dal tetto a falde.

Usò il cemento armato in una maniera innovativa per il 1961. Realizzò infatti grandi campate delle navate coperte da lucernari a sezione poligonale.

Central Lechera CLESA – ©Strakhov (via Wikimedia Commons CC BY-SA 4.0)

Pabellón Municipal de Deportes de Pontevedra

Questo Palazzetto dello Sport è stato progettato da Alejandro de la Sota nel 1966. Si tratta di uno degli esempi più importanti di architettura spagnola contemporanea.

L’architetto ha progettato questo edificio come se fosse una grande scatola presentando una struttura elegante e delicata che alleggerisce la costruzione. L’intero effetto era ricoperto da sottili pannelli in cemento armato assemblati in opera con uno spessore minimo, che formavano il volume esterno dell’edificio.

Pabellón Municipal de Deportes de Pontevedra – ©Juanje 2712 (via Wikimedia Commons CC BY-SA 4.0)

Maria Giulia Parrinelli

Vi potrebbero interessare anche:

©Villegiardini. Riproduzione riservata