Poche piante riassumono le tante apprezzabili caratteristiche delle Aquilegia, esempio di leggiadria e robustezza al contempo. Sono facili, generose, rustiche e non hanno particolari esigenze idriche o di concimazione. Le fioriture sono abbondanti e prolungate, in genere da aprile a giugno. Gli inconfondibili fiori sono autentiche e complesse opere d’arte, create da Madre Natura in un suo ispirato momento di grazia. Sembra che proprio dal suo fiore prenda il nome dal fatto che i 5 evidenti speroni che ne caratterizzano la maggior parte, ricordano gli artigli di un’aquila. Appartiene alla famiglia delle Ranunculaceae e Aquilegia vulgaris è diffusa anche allo stato spontaneo, soprattutto in montagna fino ai 2000 metri.

Aquilegia vulgaris
Aquilegia vulgaris ©Molekuel (CC BY 3.0)

Impossibile non trovarle una collocazione in giardino: la tavolozza di colori a disposizione è davvero ben fornita. Si va dal giallo al verde, al bianco, al viola, al rosa, al blu, al rosso, al porpora, talvolta anche abbinati. Possiamo spaziare anche con le altezze che vanno dai 20 agli 80 centimetri.  La colorazione del fogliame può essere variegata o tendente al grigio e talvolta virare nelle tonalità del rosso vinaccia in autunno. Le foglie trilobate ricordano quelle del capelvenere o del talictro.

Foglia aquilegia
Foglia di Aquilegia vulgaris

Le aquilegie piantate in gruppo creano vivaci e interessanti macchie di colore, collocate invece all’interno di bordure danno movimento e leggerezza all’insieme. La manutenzione è ridotta al minimo: si autogestiscono completamente. Serve asportare i rami sfioriti solo se si desidera contenere l’autosemina e la vegetazione che perdono in autunno non va rimossa poiché preserva dal gelo il piede della pianta che alla fine dell’inverno propone le nuove rosette basali. E così il ciclo si ripete per molti anni essendo piante piuttosto longeve. Amano essere baciate dal sole, ma non soffrono la mezz’ombra; il terreno è preferibile sia d’impasto sciolto e ben drenato.

Esistono molte specie, cultiva e ibridi, tra cui mi piace ricordare:

  • Aquilegia buergeriana var. oxysepala
Aquilegia
Aquilegia buergeriana var. oxysepala © Foto di Dario Fusaro
  • A. flabellata ‘Cameo Blue White’
Aquilegia
Aquilegia flabellata ‘Cameo Blue White’
  • A. olympica 
Aquilegia olympica
  • Aquilegia chrysantha ‘Yellow Queen’
Aquilegia chrysantha ‘Yellow Queen’
  • A. caerulea ‘Winki Blue’
Aquilegie
Aquilegia caerulea ‘Winki Blue’
  • A. caerulea ‘Blue Star’
Aquilegia
Aquilegia caerulea ‘Blue Star’
  • A. caerulea ‘Alaska Swan White’
Aquilegia
Aquilegia caerulea ‘Alaska Swan White’
  • A. vulgaris var. stellata ‘Ruby Port’
Aquilegia vulgaris var.stellata ‘Ruby Port’

 

Le associazioni particolarmente azzeccate sono con Alchemilla, Astrantia, Brunnera, Campanula, Delphinium, Digitalis, Geranium in particolare il Geranium ‘Johnson’s Blue’, Iris, Lychnis, Paeonia, Papaver.

Ricordo vecchi giardini di campagna dove ciuffi di aquilegie spontanee spuntavano fra la ghiaia, frutto di un’autosemina e di una facile ibridazione (frequente tra le cultivar e assente nelle vulgaris e nelle varietà a fiore doppio). Lasciate indisturbate, crescono vigorosamente scegliendo le posizioni più improbabili e ostili a testimonianza della loro forza e tenacia. Un “fuori programma” che disturba lo sguardo distratto e superficiale mentre conforta quello di chi apprezza il giardino dall’aspetto naturale, dove l’intervento del giardiniere è necessariamente presente, quanto saggiamente invisibile.

Pier Luigi Priola

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