Nel prestigioso quartiere londinese di Richmond upon Thames, le serre dei Kew Garden regalano al visitatore un’indimenticabile esperienza di immersione nella natura esotica all’interno dello straordinario comprensorio dei Royal Botanic Gardens.

Patrimonio dell’umanità UNESCO dal 2003 e oggi centro botanico d’eccellenza per la ricerca e la tutela di specie vegetali provenienti da tutto il mondo, il giardino si inserisce tra l’ansa del fiume Tamigi e le architetture residenziali tipiche dei sobborghi londinesi alto-borghesi che, richiamando i principi delle Garden City inglesi, costruiscono il controcampo urbanizzato dello scenario bucolico.

La natura in dialogo con l’architettura

Giardino Mediterraneo, Kew Garden © Rabe! (CC BY-SA 3.0)

Le origini dei Royal Botanic Gardens sono rintracciabili nel giardino esotico settecentesco della Kew House, dimora di un aristocratico di Tewkesbury demolita nel 1802. Per volontà dei sovrani inglesi dell’epoca, dopo i lavori di ampliamento e la realizzazione degli edifici dell’architetto di corte Sir William Chambers, nel 1840 i giardini sono stati ufficialmente riconosciuti come bene nazionale. In questo senso, si è proceduto alla composizione dei giardini tematici mediterraneo e giapponese simboli, insieme alla Grande Pagoda eretta nel 1762, delle dominazioni coloniali britanniche. Altra emergenza nel disegno d’insieme, segnato da una riscrittura degli elementi costruiti che ha assunto il dinamismo della natura come costante, è il Kew Palace, edificato nel 1781 durante il regno di Re Carlo III. Dalla seconda metà dell’Ottocento in avanti, sotto la direzione del botanico William Hooker, hanno avuto inizio le operazioni di coltivazione e cura delle esclusive specie esotiche che, necessitando di un microclima adeguato, hanno incentivato la costruzione di specifiche serre.

I paesaggi naturalistici delle serre dei Kew Garden

In un percorso sensoriale esteso per oltre 120 ettari tra più di 40.000 varietà di piante provenienti da tutto il mondo, le serre dei Kew Garden rappresentano il climax dell’esperienza: “Cattedrali del Verde”, nella dialettica tra l’artificiosità delle strutture in acciaio e vetro e la naturalità di alberi e arbusti.

Palm House (1841-1849)

Palm House © Daniel Case (CC BY-SA 3.0)
Palm House © Pam Fray (CC BY-SA 2.0)

Prima serra dallo stile vittoriano costruita nei Royal Botanic Gardens, la Palm House è stata progettata nel 1841 dall’ingegnere Richard Turner e dall’architetto Decimus Burton, anticipando le tecniche poi impiegate da Joseph Paxton nel Crystal Palace del 1851. All’interno dell’edificio prospera una foresta pluviale dalle svariate piante tropicali, molte in pericolo se non addirittura estinte, tra cui l’albero della gomma (Hevea brasiliensis), la palma da olio africana (Elaeis guineensis), l’albero del cacao (Theobroma cacao), il café marron (Ramosmania rodriguesii) e la pervinca del Madagascar (Catharanthus roseus), oggi utilizzata come potente pianta medicinale.

Temperate House (1959-1869)

Temperate House © David Hawgood (CC BY-SA 2.0)
Temperate House © diamond geezer (CC BY-NC-ND 2.0)

Proseguendo l’itinerario che intreccia la storia dell’architettura con la geografia delle specie vegetali, si incontra la Temperate House, la più grande serra vittoriana del mondo. La seconda in ordine di tempo a essere stata realizzata nei giardini botanici, verso la fine dell’Ottocento è stata interessata da un intervento di ampliamento che ha giustapposto due corpi laterali simmetrici al volume centrale. Ospita 10.000 piante di 1.500 specie differenti, come il Kaka beak (Clianthus maximus) della Nuova Zelanda, il puntaspilli (Leucospermum conocarpodendron) originario del Sudafrica e la palma da vino cilena (Jubaea chilensis).

Princess of Wales Conservatory (1987)

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Princess of Wales Conservatory © tato grasso (CC BY-SA 2.5)
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Princess of Wales Conservatory © Daniel Case (CC BY-SA 3.0)

Il capolavoro high-tech della Princess of Wales Conservatory, inaugurata nel 1987 dalla Principessa Diana per commemorare la sua antenata Agusta principessa di Galles, è definito da una successione di ambienti coperti a falde dedicati a ecosistemi differenti: la zona dedicata alle piante carnivore, come la Venus flytraps (Dionaea muscipula) e le pitcher plants (Nepenthes); la zona tropicale secca dei cactus; lo zona tropicale umida della famosa ninfea gigante Victoria amazonica, la stessa che è protagonista nel grande stagno circolare della Waterlily House, serra costruita nel 1852 per mostrare questa meraviglia naturale.

Alpine House (2006)

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Alpine House © Daniel Case (CC BY-SA 3.0)

La Alpine House espone una vasta gamma di campanule viola brillante, audaci dianthus rosa, piccole felci, lavande profumate, timo, tulipani e verbasco, insieme ad altre specie uniche. La struttura è descritta da due archi posizionati a distanza ravvicinata che, nello spazio interposto, presentano forature in grado di ricreare una ventilazione naturale necessaria al mantenimento delle condizioni ottimali per la vita delle specie senza impiegare aria condizionata e pompe eoliche ad alto consumo energetico. Il progetto, per l’utilizzo di efficienti tecnologie low-tech ispirate a pratiche tradizionali, ha ricevuto il RIBA Award nel 2006, il premio assegnato annualmente dal Royal Institute of British Architects.

Andrea Zanin

 

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