TESTO DI FRANCO NICCOLI / FOTO DI MANUELA CERRI

Con un lungo e appassionato impegno, Italo Araldi ha creato a Pantelleria un’oasi verde ricca di essenze e sapori che uniscono Africa e Mediterraneo

Pantelleria non lascia mai indifferenti. È un luogo di contraddizioni, adatto a chi ha il senso un po’ drammatico delle cose. Qui tutto si accende, si riempie di pathos, si colora dei toni aspri del vulcano.
E anche la natura va domata e resa gentile, perché sull’isola, prima che arrivassero i “turisti”, c’erano solo vigneti di meraviglioso zibibbo, capperi e qualche olivo nano, che non osava crescere per timore del vento e della salsedine. Tutto rasoterra.
Anche Italo Araldi, uno dei pionieri, venuto dal “continente” nel 1964,  ha dovuto studiare, provare, piantare, togliere e ripiantare per ottenere un giardino degno di questo nome sull’isola dove tutto è forte e spesso complicato. Ha trovato un luogo baciato dalla natura, apparentemente esposto al mare e al vento, quello di Levante, nella Cala omonima, in realtà riparato e mite. “Mi fu offerto un terreno. Lo acquistai senza pensarci troppo. Due anni dopo iniziai a costruire il mio dammuso, finito nel 1970”. Nel frattempo condivise la sua scoperta con alcuni amici, come Giorgio Armani e Riccardo Muti e altri ancora, che poi decisero di mettervi radici per le loro vacanze. “Mi piace il giardinaggio”, racconta Araldi. “Ho studiato il luogo, i vari tipi di terreni e per prima cosa ho creato una barriera di piante antivento usando il Metrosideros che non soffre la presenza del mare e fa dei bellissimi fiori, batuffoli leggeri di un colore rosso acceso”. Poi abbiamo cominciato a concimare e a piantare preoccupandoci di non isolarci troppo dal mare”. L’Erythrina caffra è stata scelta perché ideale per creare l’ombra e per la sua scenografica fioritura a marzo, quando si riempie di fiori corallo e poi di folta vegetazione. Poi lecci coltivati a cespuglio, lentischio tagliato a palla. “In seguito ho cominciato a sperimentare in base ai miei personali gusti e sono entrato nel mondo delle cactacee. Dalla Nolina beaucarnea recurvata, alla Cycas revoluta, dall’Aloe ad albero alla Dracaena draco, alla Yucca rostrata e al Dasylirion Serratifolium”. Poi le grandi Palme canariensis, 170 in tutto, che attribuiscono a questo giardino di 30 mila metri quadrati un’atmosfera davvero africana. “Ho capito piuttosto in fretta che il mio posto ideale, per il clima, la presenza costante del sole e del vento, era Pantelleria. E ho acquistato altri dammusi per allargare la proprietà e il giardino”. Per Araldi, la faccia di Pantelleria bifronte è quella lieta e sorridente.