In località Tor San Lorenzo, nel comune di Ardea, a pochi chilometri a sud di Roma, i Giardini della Landriana sono uno dei luoghi più sorprendenti e romantici del litorale laziale. Era il dicembre del 1956 quando i coniugi Federico e Lavinia Gallarati Scotti acquistarono a un’asta fallimentare un enorme appezzamento di terreno, poco più che un pascolo senza alcuna attrattiva e che mostrava ancora i danni causati dalla Seconda Guerra Mondiale, successivi allo sbarco degli Alleati ad Anzio.

Giardini della Landriana
Una vista del Viale delle Rose ‘Bonica’. Foto di Dario Fusaro.

Un ‘non luogo’, esposto al sole e ai venti, dove nessuno avrebbe pensato di realizzare un giardino. Meno che mai Lavinia Taverna che, durante i primi anni di permanenza nella tenuta, adibita a luogo di vacanza, si era limitata a occuparsi della casa, mentre il marito Federico aveva piantato pini, eucalipti e mimose, molto presenti nell’Agro Pontino, per ombreggiare il sito. Fu il caso a farla innamorare delle piante: qualcuno regalò al custode una bustina di semi da cui nacquero piante fiorite piuttosto comuni ma che provocarono in lei “un turbine di cose nuove”.

Giardini della Landriana
Un dettaglio della fioritura delle Rosa ‘Bonica’, nel viale omonimo, sotto agli olivi potati a candelabro. Foto di Dario Fusaro.

“Credo che, inconsciamente, ero stata conquistata dal potere che a volte la natura ha di coinvolgere i nostri sentimenti di fronte al suo modo di custodire ed esprimere la vita”, scrisse Lavinia nel suo libro ‘Un giardino mediterraneo’. Dalle semine a una passione totalizzante, erudita e colta per le piante il passo fu breve. A Tor San Lorenzo furono messi a dimora erbacee perenni, rose e arbusti, cercati in Italia e all’estero, in un caos naturale che ancora non si poteva definire giardino.

Giardini della Landriana
Viste del Giardino degli Aranci, in cui si notano le forme sferiche di Myrsine africana, Citrus x aurantium e delle arance, uno degli assi ortogonali e il tappeto di Soleirolia soleirolii. Foto di Dario Fusaro.

A metà degli anni 60, Russell Page, tra i più importanti paesaggisti del 900, stava progettando i Giardini di San Liberato sul lago di Bracciano e Donato Sanminiatelli, di quei luoghi proprietario insieme alla moglie Maria Odescalchi, convinse Lavinia a chiamarlo per dare un ordine strutturato al disordine. Page accettò. Da quell’incontro, protratto nel tempo, nacquero i Giardini della Landriana.

Giardini della Landriana
Viste del Giardino degli Aranci, in cui si notano le forme sferiche di Myrsine africana, Citrus x aurantium e delle arance, uno degli assi ortogonali e il tappeto di Soleirolia soleirolii. Foto di Dario Fusaro.

Il loro assetto e disegno attuale sono il frutto del dialogo e confronto tra i due, con il paesaggista che esprimeva alla committente, divenuta poi amica, le sue idee in merito al giardino, ne impostava i caratteri generali, spiegava la necessità del rispetto delle proporzioni e dell’equilibrio, l’importanza del disegno e della struttura. Page portò Lavinia a “capire tutto quel che per me al principio era stato difficile da accettare.

Giardini della Landriana
Viste del Giardino degli Aranci, in cui si notano le forme sferiche di Myrsine africana, Citrus x aurantium e delle arance, uno degli assi ortogonali e il tappeto di Soleirolia soleirolii. Foto di Dario Fusaro.

Come la creatività sta proprio nel disegno del giardino, nell’unione delle piante fra loro e in tutto quel complesso e poliedrico lavoro che anima ogni giorno la vita in un giardino considerato nel suo insieme: perché la bellezza non può essere dove tutto è frantumato”. I giardini oggi appartengono a Stefanina Aldobrandini figlia di Lavinia, e sono un’oasi di circa dieci ettari dove le piante, scelte accuratamente, sono disposte in spazi dal disegno a volte rigoroso e geometrico e a volte informale, con fioriture e profumi che cambiano di mese in mese in una mutazione continua.

Giardini della Landriana
Una vista del Giardino degli Aranci dal Giardino degli Olivi. Foto di Dario Fusaro.

La loro caratteristica è quella di essere articolati in circa una ventina di stanze, aree contraddistinte da temi quali il colore, le piante prevalenti o gli elementi strutturali ospitati. Ogni stanza può essere considerata un giardino autonomo, diversa dalle altre, anche sotto il profilo del disegno, e con un proprio nome. Alcune sono formali, dominate da geometria, ordine e misura, da un disegno sottolineato da piccoli viali rettilinei e da siepi basse, altre, invece, sono informali, di tipo paesaggistico, stilisticamente più libere, con linee sinuose, dove la mano dell’uomo sembra invisibile.

Viste del Giardino degli Olivi, che contempla una palette cromatica molto soft e dove a piante tenute in forma obbligata si alternano altre lasciate crescere in forma naturale, come cisti, rosmarini, rose. Foto di Dario Fusaro.

Benché siano separate e distinte tra loro, collegate da vialetti in peperino o inerbiti, sono inglobate e inquadrate nello spazio generale alla perfezione. Ogni stanza si svela completamente solo una volta entrati ma già fa trasparire uno scorcio o un elemento di quella successiva, restituendo un senso di scoperta continua. La geometria regna nella parte centrale dell’area, per poi stemperarsi allontanandosene, scendendo lungo i declivi che conducono al grande lago artificiale. L’organizzazione dello spazio, che, inoltre, non svela mai l’orizzonte ma lo racchiude al suo interno, rende i Giardini della Landriana un luogo raccolto e intimo.

Viste del Giardino degli Olivi, che contempla una palette cromatica molto soft e dove a piante tenute in forma obbligata si alternano altre lasciate crescere in forma naturale, come cisti, rosmarini, rose. Foto di Dario Fusaro.

L’impostazione in stanze e due di esse, oltre ad aree strettamente private per la famiglia, si devono a Page, le altre stanze, formali e informali, si devono a Lavinia, che, grazie agli insegnamenti che lui le lasciò, poté continuare a espandere i Giardini, divenuti ormai il progetto della vita. Si deve, invece, esclusivamente a lei la scelta delle piante, mutata negli anni con l’affinarsi del suo gusto e il perfezionamento delle sue idee, e anche per adeguare il giardino al tempo che scorreva.

Una delle due vasche ottagonali disegnate da Russell Page ai lati opposti del giardino. “L’acqua è sempre al suo posto quando viene utilizzata per esaltare l’armonia di un giardino o per metterlo in relazione con l’ambiente circostante” scrisse Page nel suo libro ‘L’educazione di un giardiniere’. Foto di Dario Fusaro.

Il Giardino degli Aranci, inizialmente progettato da Page come un roseto formale per rose da taglio, ne è un chiaro esempio. Lavinia conservò il disegno delle aiuole e le proporzioni, ma modificò completamente le piante al loro interno, creando contemporaneamente un gioco di forme dato da Myrsine africana e Citrus x aurantium (arancio amaro) tenuti a sfera e Acer platanoides ‘Globosum’, che spuntano da tappeti di Lysimachia nummularia ‘Aurea’ e Mazus miquelii, dopo una parentesi di morbida Soleirolia soleirolii.

Una vista primaverile del Viale Bianco, con un tripudio di Rosa ‘Sea Foam’ in fiore e Rosa ‘Madame Alfred Carrière’. Il sentiero scende lungo il declivio, separando due aree dedicate alle rose, e arriva fino al grande Lago dei Taxodium. Foto di Dario Fusaro.

La pulizia delle forme e la simmetria, i tre livelli visivi occupati da sfere, le diverse cromie dei verdi e le varie texture delle foglie concorrono a creare un’immagine di grande impatto e contemporaneamente un’atmosfera raccolta, alla quale contribuiscono anche gli alberi di Metasequoia glyptostroboides (una delle rare conifere decidue) e le Quercus rubra dei giardini accanto, quasi a racchiudere l’area. Identica sorte subì il limitrofo Giardino degli Olivi o delle Collezioni, disegnato da Page perché Lavinia potesse dare libero sfogo alla sua passione.

Il Viale Bianco in settembre con Anemone japonica in fiore. Foto di Dario Fusaro.

Lei ne mantenne l’impianto, la struttura e i colori dominanti, verde glauco, viola, lilla, bianco e giallo, ma nel tempo sostituì le piante, olivi a parte, adattandole alle mutate condizioni dell’area e al suo gusto e aggiungendo un tocco di bordeaux. La serie di stanze completamente ideate dalla Taverna, alcune delle quali più note per il loro disegno, l’atmosfera, le piante presenti o la delicatezza dell’insieme, inizia con il poco distante Giardino all’Italiana. Si compone di nove aiuole geometriche delimitate da siepi basse e in forma obbligata di alloro che hanno la forma di due quadrati uniti tramite un rettangolo e disposte su tre file.

Una vista dei Piccoli giardini formali con pillar rivestite di Trachelospermum jasminoides e in primo piano Rosa ‘The Fairy’. Foto di Dario Fusaro.

Nella fila centrale i quadrati ospitano al loro interno altri quadrati fitti di evonimo mentre lo spazio libero è occupato da Verbena pulchella dai fiori viola – lilla. Nelle sei aiuole laterali, invece, sono le belle Magnolia grandiflora ‘Gallissonnière’ impalcate alte a essere contenute nei quadrati delle siepi. I loro fiori bianchi, il cui profumo inebriante permea l’aria nel mese di giugno, e quelli delle Verbena sono le uniche concessioni al colore, oltre al verde, di tutta la zona.

La tre aiuole centrali del Giardino all’Italiana e Magnolia grandiflora ‘Gallissonnière’ sullo sfondo. Foto di Dario Fusaro.

Anche in questo caso le magnolie, presenti anche all’ingresso, e gli alberi vicini racchiudono il giardino in un abbraccio, rendendolo un’oasi di pace e tranquillità. Con un effetto hide and reveal, dal Giardino all’Italiana si intuisce quello della Vasca Spagnola, dominato da uno specchio d’acqua, che ospita ninfee a fiore rosa, cinto da un bordo di peperino. A bordo vasca trovano posto vasi in terracotta con sfere di Buxus rotundifolia e coni di Taxus baccata.

Giardini della Landriana
Una vista aerea del Giardino all’Italiana e dell’adiacente Giardino della Vasca Spagnola. Si riesce leggere il disegno Giardino all’Italiana, ideato da Lavinia Taverna, con nove aiuole geometriche delimitate da siepi basse di alloro che hanno la forma di due quadrati uniti tramite un rettangolo e disposte su tre file. Foto di Dario Fusaro.

Questa zona, molto formale, è circondata su tre lati da alberi di Cinnamomum camphora, le cui grandi chiome giocano con la luce del sole proiettando ombre diverse nell’arco della giornata. Sul lato opposto si trovano una siepe di alloro che trattiene una serie di bossi tenuti a sfere di dimensioni differenti e vasi con alberelli di alloro a sfera. Da questa zona si può iniziare a scendere verso il lago passando attraverso zone terrazzate dove trovano posto le camelie che prosperano all’ombra dei grandi alberi.

Una vista del Giardino della Vasca Spagnola, che traguarda il Giardino all’Italiana. Al centro la vasca rettangolare bordata in peperino con in acqua ospita ninfee rosa e sui bordi vasi in terracotta con sfere di Buxus rotundifolia e coni di Taxus baccata. Lungo tre lati del perimetro alberi di Cinnamomum Camphora (canfora). Foto di Dario Fusaro.

Quella del Lago è un’area di circa due ettari, ora divenuta il regno dei fior di loto, che in estate, quando colpiti dai raggi del sole, aprono e protendono verso l’alto le loro corolle rosa profumate, regalando un’immagine di estrema delicatezza. Sulle rive si ammirano gialle Iris pseudacorus ed esemplari di Taxodium distichum (cipresso calvo), che danno il nome al lago. Conifere decidue, questi alberi sono interessanti per il viraggio del fogliame da verde delicato in primavera a ricche sfumature di arancio e marrone dorato in autunno e per la silhouette invernale. Un’altra loro peculiarità è avere radici, chiamate pneumatofori, che si innalzano verticalmente dalle acque o dal suolo con funzione respiratoria.

Una vista laterale del Giardino della Vasca Spagnola. Sul lato destro una siepe di alloro circonda una serie di bossi tenuti a sfere di dimensioni differenti e vasi con alberelli di alloro a sfera. Le chiome dei Cinnamomum Camphora giocano con la luce del sole proiettando ombre diverse nel corso del giorno. Foto di Dario Fusaro.

Risalendo dal lago si incontra la Valle delle Rose Antiche, attraversata da una serie di viali curvilinei che creano zone separate in cui si possono ammirare molte specie e varietà di rose, alcune delle quali rampicanti che crescono contro i cipressi che punteggiano lo spazio, a guisa di sentinelle a guardia di tanta bellezza. In primavera è un tripudio di fioriture scenografiche, dal bianco puro al rosa al cremisi, in successione a seconda della specie.

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Un dettaglio primaverile dei Taxodium distichum con gli aghi verde chiaro appena spuntati. Foto di Dario Fusaro.

Si alternano macchie di Rosa ‘Ballerina’, ‘Penelope’, ‘Mademoiselle Cécile Brünner’, ‘La Follette’, ‘Pompon de Paris’, ‘Sans Soucis’, ‘Alberic Barbier’,’Perle d’Or’, R. bracteata, per citarne alcune, mescolate a gruppi di erbacee perenni secondo il classico gusto inglese. Da inizio estate la fioritura delle le rose rifiorenti è accompagnata da quella di Pavonia hastata, arbusti sempreverdi che si riempiono di delicate corolle color rosa che sottende una sfumatura quasi bianca e hanno una gola scura cremisi. Negli intervalli di fioritura delle rose, le Pavonia riescono a essere le protagoniste di questa valle per poi tornare degne comprimarie a fine stagione.

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Due alberi sulla riva coi caratteristici pneumatofori, radici emerse con funzione respiratoria, e circondati da Iris pseudacorus e foglie di fior di loto. Sullo sfondo una vista della Valle delle Rose Antiche. Foto di Dario Fusaro.

La Valle delle Rose ‘Mutabilis’ è poco oltre ed è anch’essa contraddistinta da un disegno informale e sinuoso, con un’organizzazione simile alla precedente. Ospita trecento piante di Rosa × odorata ‘Mutabilis’ i cui grandi fiori semplici si aprono, fino ai primi freddi, in un giallo pesca caldo, che vira al rosa acceso prima di diventare rosa cremisi e poi cadere, nell’arco di due giornate.

Una vista della Valle delle Rose Antiche che termina davanti ai Taxodium distichum sulle rive del lago. Una serie di vialetti sinuosi crea zone separata dove sono messe a dimora molte specie e varietà di rose antiche, alcune a fioritura unica, altre rifiorenti, accompagnate da erbacee perenni. Foto di Dario Fusaro.

Le rose sono alternate a grandi sfere di lentisco e accompagnate da Melia azedarach, un bell’albero dalla fioritura primaverile nei toni del lilla e profumata, seguita in autunno da grappoli di frutti tondeggianti. Le rose, in realtà, sono presenti un po’ ovunque nei Giardini, per portare colore dove serve, per coprire delicatamente muri, per sottolineare altre fioriture.

Viste delle Valli delle Rose in primavera, quando le fioriture sono più scenografiche, perché favorite dal clima più fresco che rende i colori dei fiori più intensi e perché molte rose antiche fioriscono solo in questa stagione. Il profumo delle rose, nelle ore meno calde della giornata, permea l’aria. Foto di Dario Fusaro.

Erano una grande passione di Lavinia Taverna. Un viale rettilineo, suggerito da Page per scendere lungo il declivio, separa le due zone dedicate alle rose: è il Viale Bianco, affiancato da piccoli alberi, arbusti, rose ed erbacee perenni dalle fioriture candide in successione lungo le stagioni. Degno di nota è il Giardino Grigio, da un’idea di Russell Page, modificato e poi spostato in una zona più soleggiata, dove possono prosperare le piante mediterranee che sviluppano fogliami color argento.

Viste delle Valli delle Rose in primavera, quando le fioriture sono più scenografiche, perché favorite dal clima più fresco che rende i colori dei fiori più intensi e perché molte rose antiche fioriscono solo in questa stagione. Il profumo delle rose, nelle ore meno calde della giornata, permea l’aria. Foto di Dario Fusaro.

Frutto di osservazione costante del dettaglio fino al raggiungimento di un equilibrio perfetto tra portamenti e altezze delle piante, tessiture fogliari e sfumature di colore, è un lungo viottolo in pietra locale con un duplice filare di olivi potati a candelabro, per far filtrare la luce alle piante delle bordure sottostanti, composte da arbusti ed erbacee perenni in  un sapiente gioco di pieni e vuoti, di trame e di forme.

Viste delle Valli delle Rose in primavera, quando le fioriture sono più scenografiche, perché favorite dal clima più fresco che rende i colori dei fiori più intensi e perché molte rose antiche fioriscono solo in questa stagione. Il profumo delle rose, nelle ore meno calde della giornata, permea l’aria. Foto di Dario Fusaro.

L’accorgimento della potatura a candelabro degli olivi è stato usato anche per il lungo Viale delle Rose ‘Bonica’ le cui corolle rosa perlato risplendono in due bordure in purezza. Piccoli giardini a tema, inoltre, si alternano a grandi prati connotati dalle presenza di alberi, quali ciliegi e meli da fiore, cipressi, olivi, una grande quercia oppure a collezioni di piante.

Una vista dall’alto del Giardino degli Olivi, in cui il disegno di Russell Page risulta ancora chiaramente leggibile, come pure le forme e i colori delle piante che lo compongono. Alla sua destra iniziano i gradini del Viale Bianco che scende fino al Lago dei Taxodium e separa le due Valli delle Rose. Foto di Dario Fusaro.

Nonostante le dimensioni, i Giardini della Landriana sono uno spazio intimo, nel quale il giardino classico e quello romantico, l’elemento dell’aspettativa e quello della sorpresa sono in perfetta armonia. La loro bellezza risiede in un felice connubio tra la creatività dell’uomo che plasma lo spazio e lo disegna nelle tre dimensioni e la natura che lo rende un posto vivo, lo anima e mostra il suo lato sublime dando un senso alle scelte dell’uomo. I Giardini della Landriana fanno parte del Network Grandi Giardini ItalianiNonostante le dimensioni, i Giardini della Landriana sono uno spazio intimo in cui il giardino classico e quello romantico, l’elemento dell’aspettativa e quello della sorpresa sono in perfetta armonia. landriana.com

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