Antonio di Pietro Averlino detto il Filarete fu architetto, scultore e scrittore. Noto soprattutto per il suo “Trattato d’architettura” che descriveva i progetti di una città ideale del Rinascimento. Il nome Filarete è stato probabilmente assunto durante il suo periodo milanese e deriva dal greco significando “amante della virtù“. Il luogo e data di nascita non sono certi ma si presume sia nato a Firenze intorno al 1400 e sia morto a Roma nel 1469.

Le porte bronzee della basilica di San Pietro

Si ritiene che Antonio Filarete si sia formato sotto Lorenzo Ghiberti a Firenze. Con lui apprese l’arte della lavorazione e fusione del bronzo partecipando alla creazione delle porte del Battistero di San Giovanni Battista a Firenze. Successivamente si trasferì a Roma e, tra il 1433 ed il 1445 fu impiegato da Papa Eugenio IV alla realizzazione delle porte centrali in bronzo della vecchia basilica di San Pietro a Roma (reinstallate poi nella nuova struttura nel 1619).

In confronto alle porte bronzee dei contemporanei Ghiberti e Donatello a Firenze, la porta di Filarete è meno compiuta nella composizione e nella tecnica. Tuttavia è molto importante per il suo stile classicizzante quasi archeologico che rimanda ad opere del periodo tardo imperiale. Probabilmente realizzò anche alcune sculture all’interno della chiesa.

porte centrali filarete
Dettaglio delle porte centrali in bronzo di Filarete – ©Lawrence OP (Flickr CC BY-NC 2.0)

Antonio Filarete entrò nelle grazie di Piero de’ Medici donando una copia in bronzo di dimensioni ridotte della statua equestre di Marco Aurelio che ad oggi è conservata a Dresda. Nel 1448 lasciò Roma e viaggiò attraverso molte città italiane lavorando a Firenze e ad Arezzo. Le sue abilità come orafo e medaglista possono essere notate nella preziosa croce processionale che realizzò nel 1449 conservata a Bassano del Grappa.

Al servizio di Francesco Sforza duca di Milano

Nel 1451, grazie alla raccomandazione di Piero de’ Medici, si mise al servizio di Francesco Sforza, duca di Milano, impressionandolo con il suo stile architettonico ibrido. Filarete fu attivo principalmente come architetto. Progettò l’Ospedale Maggiore (1457 – 1465 finito però nel XVIII secolo) che rappresenta uno dei primi edifici rinascimentali della Lombardia. Realizzò il lato destro della facciata utilizzando decorazioni in cotto sovrapponendo elementi gotici e rinascimentali rivelando la sua straordinaria ecletticità. Gli venne affidata anche la realizzazione della torre del Castello che però è stata ricostruita ex novo nel XX secolo.

Facciata della Ca’ Granda, ospedale dal 1400 al 1939, sede universitaria dal 1958 – ©Sailko (CC BY 3.0)

Sforzinda, la città ideale

Tra il 1460 e il 1464 scrisse il suo famoso “Trattato d’architettura” ispirandosi all’opera di Leon Battista Alberti “De re aedificatoria” ma anche a “De architectura” di Vitruvio. Questo trattato fu dedicato proprio a Francesco Sforza e Filarete uso l’espediente di un dialogo immaginario tra il duca e l’architetto. Immaginò di dover realizzare una città modello rinascimentale chiamata Sforzinda per far sfoggio di ogni conoscenza tecnica ed artistica. La ideò circondata da una cinta muraria a forma di stella a otto punte e con la presenza di una particolare struttura chiamata “la torre del Vizio e della Virtù”. Si trattava di un palazzo di dieci piani con un bordello al primo piano e un osservatorio astronomico al decimo. Filarete stesso arricchì il testo con numerose illustrazioni fatte di suo pugno rendendo questo trattato molto interessante e ricercato.

Piantina di Sforzinda con cinta muraria a forma di stella a otto punte e la torre del Vizio e della Virtù – ©Reiner Zenz (CC BY SA 3.0)

Maria Giulia Parrinelli

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