Le piante grasse sono molto amate. Chi non le ha o le ha avute? Chi non si è trovato ad armeggiare con le loro spine almeno una volta? Le piante grasse, però, non sono solo spinose, ma anche molto altro e soprattutto non si possono definire piante grasse ma succulente.


Piante grasse, si fa presto a definirle tutte tali benchè esistano profonde diversificazioni in base alle famiglie di appartenenza e all’habitat che occupano. Inoltre, il loro è un mondo a parte ed è estremamente evoluto, altamente specializzato e complesso, pur nella semplicità delle tecniche colturali che la maggioranza di esse richiedono. Originate circa 60 milioni di anni fa, hanno compiuto un viaggio attraverso la storia del mondo lasciando un’impronta ben distinguibile ancora oggi.

Piante grasse, passione estrema

Con le piante grasse si diventa estremi come lo sono loro: o le si ama o le si detesta, ma quando le si ama è totalizzante e ultimamente quelli che le amano paiono essere molti più di un tempo. Anche a fronte di ciò, è d’obbligo fare i debiti distinguo per poterle riconoscere e comprendere meglio. Solo così è possibile soddisfare i pochi ma fondamentali bisogni che hanno, per coltivarle.

Cactaceae
Diversi generi di Cactaceae – ph.(Emoji Smileys People/stock.adobe.com)

Una nuova generazione di appassionati di piante grasse

Gli appassionati di questo genere di piante negli ultimi trent’anni sono aumentati esponenzialmente e continuano ad aumentare, particolarmente fra le nuove generazioni. Non è solo un fenomeno legato alla moda del momento. C’è proprio un’attrattività in queste piante (e non da oggi) che fa sì che abbiano sempre un nutrito numero di amatori e appassionati del genere anche col ricambio generazionale. Non è insolito ma è comunque sorprendente come la loro bellezza sopravviva a tutto, da centinaia d’anni. Un tempo erano considerate piante povere, adatte giusto alle case dei meno abbienti, anche se, in alcune abitazioni, se ne trovavano esemplari che erano dei veri e propri capolavori dell’architettura verde. Commercialmente non avevano un gran valore. Oggi è esattamente l’opposto.

Notocactus sp.
La meravigliosa fioritura di Notocactus sp. – ph.(gerald/stock.adobe.com)

Piante grasse: una golden age del terzo millennio

Ci si avvicina alle piante grasse (o appunto succulente) subendo una sorta di fascinazione. Può sembrare strano che le spine attraggano ma, per quanto possa apparire anomalo, sono proprio quelle loro particolarità a incuriosire, prima, e a conquistare poi. Una sorta di attrazione verso ciò che è pericoloso? Una sorta di sfida? Forse. Le loro forme, così essenziali ed estremamente grafiche, ne fanno però elementi di alto valore estetico e di design in molte nuove tendenze, al punto che la presenza delle spine passa immediatamente in secondo piano. L’essenzialità delle forme e dei bisogni che hanno, comunque, gioca realmente un ruolo preponderante. Come nell’800, quindi, le piante grasse stanno conoscendo una sorta di loro nuova golden age nel gusto e nei desiderata delle persone.

Perfezione dell'Aloe
La perfezione matematica di una Aloe – ph.(Sabine Hortebusch/stock.adobe.com)

Piante grasse: una storia evolutiva importante

Ogni pianta ha effettuato cambiamenti importanti nel corso di milioni di anni. Anche se sono state variazioni impercettibili sono diventate salienti e caratterizzanti le piante, famiglia per famiglia. Le modificazioni sono avvenute per potersi adattare all’ambiente. Sono stati mutamenti che hanno variato il loro DNA e che, in quanto tale, è stato trasmesso alla discendenza. Le condizioni di vita, in natura, non sono facili e le piante, tutte, hanno dovuto trovare ogni possibile meccanismo, processo, strada e addirittura inganno o artificio, per continuare a riprodursi.

Il fiore di un cactus
Le fioriture delle Cactaceae sono tanto meravigliose quanto effimere, un altro miracolo delle piante grasse – ph.(Michael Moriarty/stock.adobe.com)

Un trasformismo come pochi altri, quello delle piante

Nei millenni è successo di tutto: piante che hanno modificato le proprie forme in maniera rilevante, che hanno sviluppato tecniche e organi per potersi arrampicare e con ogni modo possibile, dai viticci alle ventose. Altre si sono adattate a rapporti simbiotici con altre piante ricavandone benefici; altre ancora hanno prodotto ghiandole, peli urticanti, linfe capaci di provocare reazioni o addirittura di avvelenare per difendersi dalla voracità degli erbivori o da certi insetti che le parassitavano.
Alcune altre hanno prodotto colori vivacissimi o disegni estremamente accattivanti per essere viste dagli impollinatori, come molte fra le tropicali. Piante che necessitavano di proteine animali per sopravvivere e si sono inventate il modo di catturarli.

piante grasse Cactaceae
Contrasti di colore fra Echinocactus grusonii e Ferocactus piliferus – ph.(devnenski/stock.adobe.com)

Adattamento, il principio della sopravvivenza

Le mutazioni più salienti, però, sono state quelle delle piante che hanno prodotto spine, alcune a dir poco mostruose (una su tutte la Ceiba speciosa) o comunque impossibili.
Infine, piante che hanno dovuto modificare le foglie per riuscire a sopravvivere a condizioni ambientali inaccettabili per qualunque organismo vivente, limitando al massimo la propria traspirazione e strutturando i propri tessuti affinchè potessero diventare vere e proprie riserve d’acqua, come le xerofite, ovvero, le piante grasse.

Crassulaceae in miscuglio
Un miscuglio armonico di Crassulaceae, un’altra delle famiglie delle piante grasse – ph.(evening_tao/stock.adobe.com)

Piante grasse: capolavoro di ingegneria naturalistica

Conoscendo meglio quelle che di solito vengono definite genericamente piante grasse, ci si rende conto che incredibilmente originano da latitudini diverse del pianeta ma, malgrado ciò, mostrano tutte le stesse caratteristiche e le stesse necessità colturali, famiglia per famiglia. Hanno subito cioè lo stesso adattamento all’ambiente pur provenendo da luoghi fra loro profondamente distanti e diversi. Basti pensare alle piante grasse che provengono dalle zone desertiche e a quelle della foresta tropicale: niente di più diverso fra loro. Eppure sono tutte inserite in quella famiglia che viene definita appunto, piante grasse. È quando le si conosce più a fondo che si arriva a capire il perchè. A quel punto si conclude che è vero, tutte le cactacee sono succulente ma non tutte le succulente sono cactacee.

Habitat naturali
Habitat naturali di piante grasse o succulente: esemplari di dimensioni davvero diverse da quelle che conosciamo abitualmente – ph.(Tom Fenske/stock.adobe.com)

Stesse caratteristiche per habitat profondamente diversi

Altrettanto incredibilmente, a dispetto di quanto si crede comunemente, le piante grasse occupano ogni genere di habitat: popolano qualunque zona desertica e quelle ai loro margini, ma allo stesso tempo anche le foreste pluviali, boschi e areali alpini. Di fatto, luoghi per loro natura con caratteristiche apparentemente diverse fra loro. In realtà non è del tutto esatto. Le piante grasse hanno dovuto adattarsi ad ambienti in cui, se è pur vero che hanno periodi dove sono presenti precipitazioni, è altresì vero che non sono regolari: possono alternarsi a periodi di intensa e prolungata siccità. Altre vivono dove esistono alte temperature, forte irraggiamento solare e scarsità di vegetazione. Altre ancora non hanno apparati radicali sufficientemente strutturati e profondi da poter assorbire tutta l’acqua che necessita loro, come nelle foreste tropicali.
Proprio per quanto appena descritto, il modo appropriato per definire le piante grasse, è quello di piante succulente, poiché hanno avuto la capacità di trasformare i loro organi principali (radici, fusto e foglie) in modo da poter sopravvivere alle condizioni più avverse alla vita vegetale.

Euphorbia esculenta
Un’altra importante famiglia delle piante grasse: le Euphorbiaceae. In foto, una Euphorbia esculenta – ph.(karlo54/stock.adobe.com)

Piante grasse: adattamento dei tessuti e della fotosintesi

L’evoluzione operata dalle piante grasse, ha fatto in modo che i tessuti parenchimatici si trasformassero in parenchimatici acquiferi cambiandone la struttura interna. Non è stato sufficiente adattare solo questo aspetto: anche la fotosintesi è stata modificata. Le piante grasse, infatti, hanno dovuto ovviare all’assenza di acqua separando le fasi della fotosintesi sia a livello spaziale sia a livello temporale. Non a caso chiudono gli stomi di giorno (al contrario di tutte le piante in genere) e li aprono solo di notte poiché è il momento di maggiore presenza di umidità da cui poter recuperare acqua. Un’altra fonte di recupero di umidità dall’ambiente, è la nebbia. Ci sono interessanti studi accreditati che dimostrano per giunta come alcune cactacee riescano ad tesaurizzarne l’umidità: proprio attraverso i piccoli agglomerati di spine (glochidi) inseriti nelle areole poste lungo il fusto. Sono distribuiti in modo più fitto sull’apice della pianta e in questo modo l’acqua vi permane in maggiore quantità e più a lungo così che possa immagazzinarla.

Mammillaria polythele
Un bellissimo esemplare di Mammillaria polythele – ph.(Антон Завирохин/stock.adobe.com)

Piante grasse: le famiglie più conosciute

Fra i vari nomi di spicco di questo vasto mondo che sono le piante grasse, o meglio, le succulente, ci sono le Cactaceae, le Crassulaceae, le Euphorbiaceae, le Apocynaceae, le Asparagaceae che oggi comprendono quelle che sono state le Agavaceae. Queste, un tempo, erano classificate come famiglia a sé stante ma a causa della ricerca sui DNA vegetali, è diventata una sottofamiglia che ha preso il nome di Agavoideae. Inoltre si trovano quelle che precedentemente alla nuova classificazione, erano le Asclepiadaceae e che oggi sono rientrate nella famiglia delle Apocynaceae, le Aizoaceae, le Xanthorrhoeaceae, una nuova famiglia che ha inglobato le Aloaceae. L’elenco dei nomi, però, è lungo e giusto per farne altri: Hyacinthaceae, Moraceae, Piperaceae, Passifloraceae, Nolinaceae, Portulacaceae, Ruscaceae e Vitaceae.

Agave victoria-reginae
Davvero bellissima e affascinante nella perfezione delle sue foglie disposte con una precisione da far invidia a Fibonacci. È una Agave victoria-reginae, una pianta grassa delle Asparagaceae e si potrebbe stare a guardarla per ore, per quanto è armonica e perfetta – ph.(marako85/stock.adobe.com)

Botanica sistematica, un caos solo apparente anche con le piante grasse

Tutti nomi pressochè impronunciabili, quelli di queste famiglie di piante che comunemente si vedono da sempre. Volendo parlarne a breve, così come dei suoi più noti appartenenti, chi leggerà potrà fare interessanti scoperte. Moltissime fra loro, infatti, hanno le stesse caratteristiche e gli stessi bisogni colturali: terreni sciolti e drenanti e irrigazioni misurate ma soprattutto comprendono piante ben note ed eternamente utilizzate. Altre, invece, sorprenderanno perchè solo in apparenza si crede che non abbiano nulla a che vedere con quelle che solitamente si definiscono piante grasse. In realtà, quando se ne parlerà dettagliatamente esaminando ogni singola famiglia e suo appartenente, si potrà capire il perchè di queste nuove classificazioni.

Cereus peruvianus
Il fusto colonnare dei grandi Cereus peruvianus. A differenza di altre, nelle piante grasse la fotosintesi avviene anche in queste parti della pianta – ph.(Néstor Daniel/stock.adobe.com)

Piante grasse, un incredibile mondo a parte

Si può evincere da quanto sopra, che le piante grasse siano realmente un mondo tutto a sé, nell’universo vegetale, anche se ci sarebbe, appunto, da dire tantissimo altro e ci sarà sicuramente modo e tempo. Giusto però come semplice stimolo alla curiosità: chi direbbe mai che Vinca, Plumeria, Trachelospermum e Asclepias appartengano alla stessa famiglia al pari di Stapelia e Ceropegia? Eppure è così. Sembrano anomalie ma non lo sono affatto, proprio per ciò che la scienza ha dimostrato con lo studio dei DNA delle piante. Quello che emerge continua a raccontare parecchio e proprio dell’evoluzione delle piante sul pianeta ma non esclusivamente quello.
Dice molto anche delle piante stesse e della loro complessità. Riconferma per l’ennesima volta quanto il pensare che sono solo piante, sia il luogo comune più privo di fondamento che esista tra le forme viventi.

Agave titanota piante grasse
Fuoco selettivo su Agave titanota. Fra le famiglie delle piante grasse, un’altra appartenente alle Asparagaceae – ph.(Nailotl/stock.adobe.com)

Ivana Fabris

©Villegiardini. Riproduzione riservata

 

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