Giacomo Manzù è stato un grande artista italiano del XX secolo. La sua carriera è durata più di cinquant’anni e ha lasciato un’eredità duratura nell’arte contemporanea italiana. Sia da scultore che da pittore le sue opere sono caratterizzate da una forte enfasi sulla figura umana, spesso rappresentata in momenti di forte emozione o dramma dando vita a opere iconiche.

La formazione

Giacomo Manzù, pseudonimo di Giacomo Manzoni, è nato il 22 dicembre 1908 a Bergamo. Da giovanissimo imparò l’arte di intagliare il legno ma sarà con il servizio militare che si avvicinò all’arte. Dopo una breve parentesi a Parigi nel 1929 Giacomo Manzù si trasferì a Milano. Qui incontrò l’architetto Giovanni Muzio che gli commissionò decorazione della cappella dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Durante gli anni 30 partecipò a diverse mostre di arte contemporanea esponendo anche alla Triennale di Milano. Nel 1934 condivise lo studio insieme al pittore Aligi Sassu con il quale organizzò la sua prima mostra importante a Roma.

Arte sacra

Sarà nel 1938 che Giacomo Manzù iniziò a produrre opere di arte religiosa. La prima scultura fu il Cardinale seduto che, con i suoi 65 cm di altezza, verrà esposto alla Quadriennale di Roma. Di questa scultura l’artista bergamasco ne produrrà circa 300 versioni differenti cambiandone la dimensione ma anche la posizione e i materiali. L’anno successivo scolpì diversi bassorilievi in bronzo tra cui Deposizioni e Crocifissioni. Per queste opere l’accoglienza non fu calorosa. Giacomo Manzù, infatti, propose il tema della crocifissione e morte di Gesù per simboleggiare sia la brutalità del regime fascista sia gli orrori della guerra.

Rapporto con la religione e la fede

Giacomo Manzù ha avuto un rapporto complesso con la religione e la fede nel corso della sua vita e della sua carriera artistica. È possibile dire che la sua arte sia stata influenzata dalla sua cattolicità, ma non è sempre stata esplicitamente religiosa. In alcune sue opere, Manzù ha esplicitamente rappresentato temi religiosi, come nel caso delle due coppie di opere poste nella Cappella della Pace dei Musei Vaticani, realizzate in vetro e foglia d’oro, che rappresentano l’annunciazione e la deposizione. In altre opere, invece, ha utilizzato immagini e simboli religiosi in modo più simbolico e allusivo.

Inizialmente le opere a tema sacro vennero guardate con sospetto dalla chiesa per alcune opere considerate blasfeme e per l’apprezzamento nei paesi comunisti. Grazie però al suo sforzo di umanizzare il tema sacro e alla sua sincera religiosità personale incontrò il supporto non solo dal monsignore e saggista Giuseppe de Luca ma anche dallo stesso papa Giovanni XXIII. Con il papa ebbe un fecondo scambio intellettuale che portò alla realizzazione della porta della Morte della basilica di San Pietro.

Deposizione – ©damian entwistle (Flickr CC BY-NC 2.0)

Dopo guerra

Nel 1940 lo sculture insegnò scultura prima all’Accademia di belle arti di Brera poi all’Accademia Albertina di Torino per poi rifugiarsi a vicino Bergamo sul finire della guerra. Finita la guerra Manzù tornò ad insegnare a Brera e successivamente a Salisburgo dove rimase fino al 1960. L’opera che però impegnò l’artista in quel periodo fu la Porta della Morte per la basilica di San Pietro in Vaticano. Realizzata insieme ad Alfredo Biagini divenne forse la porta più intensa e coinvolgente tra le cinque presenti. L’opera, commissionata da Papa Giovanni XXIII al quale Giacomo Manzù aveva dedicato uno dei bassorilievi della porta, fu terminata soltanto sotto il papato di papa Paolo VI.

Le opere degli anni 50 e 60

Fu prolifica la collaborazione della fine degli anni 50 tra Manzù e la fonderia MAF di Milano con il quale realizzò numerose opere d’arte monumentale. In quel periodo realizzò anche tre sculture che presentò al V Festival dei Due Mondi a Spoleto quali la Pattinatrice, La grande chiave ed un’altra versione del Cardinale tutte realizzate tra il 1958 e 1959.

Museo Giacomo Manzù

Nel 1964 Giacomo Manzù si trasferisce ad Ardea non lontano da Aprilia in quello che oggi viene chiamato Colle Manzù in onore all’artista. Qui eresse nel 1969 il Museo Amici di Manzù. In questo museo sono raccolte il maggior numero di opere dell’artista italiano, vi sono conservati i bassorilievi in bronzo Adamo ed Eva e il David rispettivamente datati 1929 e 1939. Non mancano parte della serie di lavori dal titolo i Cardinali ma anche le sue famose Crocefissioni nate nel 1939. I rapporto con Ardea fu forte tanto che Manzù la considerò una seconda casa nonché la città della sua rinascita artistica.

Le ultime opere di Giacomo Manzù

Lo scultore italiano ha ormai fama mondiale tanto che il Museo di Arte Moderna di Tokyo gli dedicò una mostra personale nel 1973. Nel 1977 progetta una dei suoi monumenti più grandi il Monumento al partigiano a Bergamo un’opera che gli valse grande riconoscimento e che è ancora oggi un importante simbolo della città. A Bergamo sono esposte molte delle sue opere ed è possibile ammirarle alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea della città.

Mother and Child

Nel 1989 il governo italiano donò all’ONU l’opera Mother and Child di Giacomo Manzù che oggi si trova nei giardini delle Nazioni Unite. Si tratta di una madre che alza le mani ed il suo bambino adagiato sul seno, l’artista italiano glorificava così la vita e, di conseguenza, la pace. La progettazione e il disegno della scultura fu curata nei minimi dettagli, l’artista fuse questa scultura in bronzo collocandola poi su una base di granito raggiungendo così i sei metri di altezza. Quest’opera modernista non è l’unica donata dall’Italia alle Nazioni Unite a New York vi è infatti anche la Sfera con sfera di Arnaldo Pomodoro ed insieme portano alta la bandiera dell’arte italiana a New York.

Mother and Child MAnzù
Dettaglio di Mother and Child – ©United Nations Photo (Flickr CC BY-NC-ND 2.0)

Maria Giulia Parrinelli

©Villegiardini. Riproduzione riservata

Vi potrebbero interessare anche: