Costruito dal 1925 al 1926 sul progetto di Walter Gropius la sede del Bauhaus a Dessau non è stato soltanto un edificio scolastico ma il fulcro per diverse generazioni di artisti, una vera e propria icona del modernismo. Il complesso edilizio fa parte del patrimonio mondiale dell’UNESCO dal 1996 e comprende anche altri edifici come le Case dei Maestri a Dessau e la casa modello Am Horn.

La progettazione

Walter Gropius e Adolf Meyer, reduci dalla progettazione congiunta del 1911 dello stabilimento Fagus ad Alfeld, utilizzarono molti elementi per la progettazione dell’edificio Bauhaus Dessau che poi diventeranno caratteristici del loro stile. Per esempio pensarono alla struttura in modo funzionale percorrendo la via dello scopo che determina la forma.

È stato rivoluzionario lo scheletro, usarono infatti elementi portanti in acciaio con tamponamenti in mattoni coperti da un tetto piano. Così facendo è stato possibile rinunciare al rinforzo statico degli angoli, creando angoli aperti in cui erano presenti vetrate che avvolgevano i bordi e i balconi. In aggiunta, gli elementi portanti non erano nascosti ma mostrati grazie alla grande facciata in vetro.

Infine, nemmeno i colori sono dovuti al caso; Walter Gropius e Adolf Meyer scelsero per la loro Bauhaus Dessau di usare esternamente il bianco mentre internamente differenziarono attraverso i colori gli elementi portanti e quelli di rivestimento.

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Bauhaus Dessau

Com’è fatto

Walter Gropius progettò il Bauhaus Dessau pensando a un complesso in stile internazionale costituito da tre ali principali. Un’ala sarebbe stata usata per la Scuola di arti e mestieri poi diventati istituti tecnici. Questa parte si collegava tramite un ponte all’ala con la facciata continua di vetro destinata ai laboratori. Il ponte conteneva le stanze amministrative e l’officina di Gropius.

La facciata continua e il ponte che collega le due ali – CC0

Il Bauhaus Dessau di Walter Gropius è diventato così un nuovo tipo di monumento trasparente e leggero che trascendeva tutti i tipi di immagini sull’estetica. È, di fatto, un edificio semplice e grazie alla sua facciata aperta crea una nuova relazione tra esterno ed interno, pedagogicamente efficace, che dà anche un’impressione di libertà e chiarezza.

La vetrata

Peculiarità dell’intera costruzione non era solo l’innovativa separazione delle funzioni, realizzata per mezzo di singoli corpi architettonici uniti in un unico organismo, ma anche la facciata completamente vetrata dell’officina, che suscitò all’epoca molte discussioni e critiche.

Si tratta di una vetrata ininterrotta che ricopre tutti e tre i piani e l’intera lunghezza dell’edificio grazie al fatto che i pilastri si trovano dietro la facciata.

La vetrata ha creato, però, anche grandi problemi. Tra questi il maggiore è quello riguardante la protezione solare e climatizzazione dell’edificio. In estate faceva molto caldo a causa della luce diretta ed era indispensabile una qualche protezione come delle tende che però annullavano il senso di trasparenza dell’edificio. In inverno, allo stesso modo, l’edificio si raffreddava rapidamente perché i vetri erano semplici.

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Le vetrate dall’interno

Storia

A metà del 1925 lo studio Gropius fu incaricato dalla città di Dessau di progettare l’edificio che avrebbe accolto sia la scuola di arti applicate e mestieri di Dessau (che l’anno successivo divenne la scuole tecniche) che il Bauhaus che era stato fondato nel 1919 sotto la nuova direzione di Walter Gropius. Il complesso venne inaugurato a metà del 1926. Gli arredi interni, dai mobili, agli infissi alla tappezzeria, furono in gran parte progettati e realizzati nelle botteghe del Bauhaus stesso.

Nel 1928 Walter Gropius lasciò il Bauhaus di Dessau e venne sostituito dal collega Meyer. Il nuovo direttore espanse il dipartimento di architettura, ma venne licenziato per motivi politici nel 1930 portando dietro di sé molti allievi promettenti della scuola. A succedergli fu l’architetto Ludwig Mies van der Rohe che non riuscì a tenere la scuola al di fuori della politica.

Dettaglio dell’ala laterale del Bauhaus Dessau

L’arrivo dei Nazionalsocialisti e la guerra

Poco prima della salita al potere di Hitler il Partito Nazionalsocialista Tedesco vinse le elezioni municipale di Dessau portando avanti anche la richiesta di demolire il Bauhaus progettato da Gropius. Alla fine riuscirono soltanto a smantellare della scuola mandando via Ludwig Mies van der Rohe che cercò di trasferirla a Berlino ma tre anni dopo chiuse definitivamente. L’edificio del Dessau Bauhaus non fu distrutto ma fungeva da struttura di formazione del Partito Nazionalsocialista.

Durante la seconda guerra mondiale, a seguito del bombardamento di Dessau, l’edificio andò in parte a fuoco e subì dei gravi danneggiamenti come per esempio alla facciata continua che venne distrutta. Anche altre parti del complesso andarono distrutte come la casa del direttore del Bauhaus o parzialmente danneggiate come le Case dei Maestri.

I restauri

Soltanto nel 1976 si pensò di ricostruire ripristinando l’aspetto originale. Fu ricostruita la vetrata utilizzando anche una parte conservata. In alcune parti venne utilizzato l’alluminio al posto dell’acciaio per motivi di facilità di manutenzione.

Dal 1994 l’edificio è sede della Bauhaus Dessau Foundation, che si impegna a preservare l’eredità di Gropius, della scuola e comunicarla al pubblico. Nel 1996 il complesso è entrato nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

Altri restauri durarono dal 2006 al 2009 riportando la Bauhaus Dessau allo splendore dei tempi di Meyer e Gropius. Anche gli interni sono stati ripristinati. Sono stati sostituiti tutti quei mobili e maniglie originali con repliche accurate e sono state utilizzati anche oggetti effettivamente progettati dagli studenti della scuola che, dopo mezzo secolo secolo, continuano ad essere prodotti.

Non mancano, però, alcune modifiche, che sono riuscite a risolvere tutti quei problemi dell’edificio originale come, per esempio, il vetro utilizzandone uno molto meno riflettente.

Aspetto del Bauhaus nel 1983 dopo i primi restauri – ©Bundesarchiv (via wikimedia commons CC BY-SA 3.0 de)

Maria Giulia Parrinelli

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