Antonio Averlino (o Averulino – Firenze? 1400 ca- Roma? 1469 ca) detto Filarete fu un architetto, scultore e anche scrittore, le cui opere rientrano nel periodo Rinascimentale italiano. La porta bronzea di San Pietro a Roma, il Duomo di Bergamo, la statua equestre di Marco Aurelio in bronzo, l’Ospedale Maggiore sono alcuni dei suoi lavori più famosi. Egli progettò molti altri edifici, ma non tutti si concretizzarono. Altri, come la torre di facciata del Castello Sforzesco, furono ricostruiti interamente.

Egli svolse la maggior parte della sua attività architettonica a Milano. Nel 1451 era stato chiamato da Francesco Sforza su raccomandazione di Pietro de’ Medici. Tra le sue opere si ricordano anche i progetti delle più importanti fabbriche cittadine che sorgevano in quegli anni.

Ca’ Granda Ospedale Maggiore di Milano

Ospedale Maggiore Ca’ Granda, oggi sede dell’Università degli Studi di Milano © Sailko (CC BY 3.0)

L’opera fondamentale dell’architetto Averlino, ricordato come il Filarete, è senza dubbio l’Ospedale Maggiore Ca’ Granda di Milano. Egli diresse i lavori di uno degli ospedali più antichi d’Italia dal 1456 fino al 1465. In seguito la direzione dei lavori fu affidata a Giuniforte Solari. Quest’ultimo apportò alcune modifiche e aggiunte dallo stile tardogotico milanese. Comparsero allora bifore a sesto acuto e fregi elaboratissimi in terracotta sulla facciata principale. La costruzione dell’edificio continuò per più di trecento anni passando sotto diversi architetti, come Giovanni Antonio Amadeo e Giovanni Battista Pessina.

Filarete progettò la pianta dell’edificio secondo una forma di grande quadrilatero, costituito da dieci cortili quadrati uguali. A sua volta decise di dividere questo in due corpi quadrati con pianta a croce. Un vasto cortile longitudinale attraversava il quadrilatero e al centro l’architetto stabilì una chiesa, consacrata come Chiesa della Beata Vergine Annunciata. Finestre, archi e fregi scandivano (e tuttora lo fanno) armoniosamente la lunga facciata color mattone. Un imponente portale bianco immette nel Cortile d’Onore. Numerose colonne in miarolo, o granito di Baveno, dalle basi e capitelli in marmo bastardo, o pietra di Viggiù, decorano i portici dei cortili. Compaiono anche tondi con busti di personaggi biblici, apostoli e santi. Inoltre, il complesso contava di molteplici servizi e innovazioni tecniche, tanto da costituire un luogo importante per la storia della medicina.

Non è un caso se oggi è possibile visitare il vecchio Ospedale Ca’ Granda tra via Festa del Perdono e via Francesco Sforza a Milano. Tale opera infatti nacque dal desiderio di Francesco Sforza e della moglie Bianca Maria Visconti di edificare lo “Spedale di Poveri” come segno di ringraziamento a Dio per la conquista del Ducato. Il nome stesso “Ca’ Granda” sta per “grade casa”, o “casa comune”, di tutti i milanesi.

Sia nella distribuzione planimetrica sia nelle soluzioni tecniche, l’ospedale rimase modello indiscusso fino al XVII secolo.

Da ospedale a università

Negli anni trenta del secolo scorso si sentì la necessità di un ospedale molto più complesso e generalista, così a nord di Milano iniziò la costruzione dell’Ospedale “Niguarda Ca’ Granda”. Quindi nel 1939 il vecchio Ospedale Ca’ Granda si spostò nei nuovi padiglioni del Niguarda.

Successivamente nel 1943 l’edificio fu quasi completamente distrutto dai bombardamenti angloamericani. Nel 1958 l’Università degli Studi di Milano istituì qui la sua sede ufficiale. I lavori di ristrutturazione iniziarono nel 1951 e diversi architetti collaborarono alla direzione dei lavori. Essi operarono attraverso un lavoro di restauro sui materiali autentici. Grazie a fotografie scattate prima della guerra, riuscirono a coniugare il moderno e l’antico impianto a crociera del Filarete. In molti lati decisero di lasciare l’architettura originaria. In particolare ad Ambrogio Annoni (1882-1954) si deve la sostituzione delle travi in legno con quelle in calcestruzzo armato. A Liliana Grassi (1923-1985), architetta e teorica del restauro, si attribuisce gran parte del restauro della crociera quattrocentesca della “Ghiacciaia”. In origine al centro di questo cortile vi era una cisterna dove si metteva il ghiaccio per conversare i cibi deperibili. Oggi si trova un lucernario per la biblioteca del dipartimento di filosofia.

La torre del Filarete, un’opera mancante

Pianta della città di Sforzinda, 1464 © Reiner Zenz (CC BY SA 3.0)
Torre della città di Sforzinda, 1464 © Saliko (CC BY SA 3.0)
Torre del Filarete, Castello Sforzesco di Milano © Guilhem Vellut (CC BY 2.0)

Insieme al Duomo e alla Ca’ Grande, il Castello Sforzesco è il monumento più emblematico della città metropolitana di Milano. Tra le opere risalenti al nome di Filarete c’è la costruzione della facciata del Castello. Nel 1452 egli inventò una torre, nota appunto come “Torre del Filarete” con delicati inserti marmorei. Però degli architetti lombardi diressero i lavori e si allontanarono un po’ dal suo progetto. Purtroppo tale torre, adibita negli anni a deposito di polvere da sparo, nel giugno del 1521 crollò a causa di una violenta esplosione.

Nicoletta Totaro

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