Pietro da Cortona nato come Pietro Berrettini fu un architetto, pittore e decoratore italiano, esponente di spicco dello stile barocco. Nacque il 1º novembre 1596 a Cortona (provincia di Arezzo in Toscana) e morì il 16 maggio 1669 a Roma.

La formazione e i primi lavori

Pietro studiò a Roma dal 1612 sotto i pittori minori fiorentini Andrea Commodi e Baccio Ciarpi e fu influenzato dalla scultura antica e dal lavoro di Raffaello. Si dedicò al disegno di tavole anatomiche per studiare e apprendere le pose drammatiche dei soggetti di epoca rinascimentale e barocca, furono, però, riscoperte e pubblicate soltanto un secolo dopo la sua morte. Le prime commissioni di rilievo furono tre affreschi, datati 1624 – 1626, all’interno della chiesa di Santa Bibiana a Roma voluti da Urbano VIII Barberini. Nel 1620 progettò, su commissione della famiglia Sacchetti la Villa Sacchetti del Pigneto a Roma e i restauri e la decorazione della Villa di Castel Fusano.

Storie di Santa Bibiana, Chiesa di Santa Bibiana – ©Sailko (CC BY 3.0)

L’apice della fama: la chiesa dei Santi Luca e Martina ed il Trionfo della Divina Provvidenza

La sua fama raggiunse l’apice nella prima metà del XVII secolo con la progettazione della chiesa dei Santi Luca e Martina a Roma (1635 – 1650). Ma è soprattutto l’affresco del soffitto nel Palazzo Barberini noto come Trionfo della Divina Provvidenza (1633 – 1639) a fargli raggiungere la fama.

Il disegno e la progettazione della chiesa dei Santi Luca e Martina deriva più da influenze fiorentine che romane. Infatti risulta molto diversa dall’architettura barocca dell’epoca, che aveva come massimi esponenti Bernini e Borromini.

Il soffitto della Sala Grande di Palazzo Barberini, ora Galleria Nazionale di Arte Antica, ebbe subito un’enorme successo ed è considerato tutt’ora uno dei massimi capolavori dell’arte Barocca. Appare come dilatato, illusionisticamente, verso l’alto, dalle strutture angolari ad arco che reggono una cornice rettangolare. Fu concepito come una glorificazione del papa Barberini, Urbano VIII ed il suo buon governo. Le colorazioni decise e la prospettiva aerea che caratterizzano il soffitto ricordano le opere del Veronese, che Pietro da Cortona potrebbe aver visto a Venezia nel 1637.

Trionfo della Divina Provvidenza Palazzo Barberini – ©Livioandronico2013 (CC BY-SA 4.0)

Le quattro età dell’uomo a Palazzo Pitti

Nel 1627 Pietro da Cortona partì per la volta di Firenze. Il Granduca Ferdinando II di Toscana gli affidò la realizzazione degli affreschi sulle pareti della Sala della Stufa a Palazzo Pitti raffiguranti le quattro età dell’uomo. Per prima dipinse l’Età dell’oro e l’Età dell’argento per poi concludere nel 1640 con l’Età del bronzo e l’Età del Ferro. Decorò molte stanze trattando l’intera superficie come un’unica unità spaziale, aggiungendo ricchissime decorazioni in vero stucco, in parte dorato ed intagli.

Pietro da Cortona palazzo pitti
Cornice della Sala di Giove (palazzo Pitti), con affreschi a lunetta e stucchi di Pietro da Cortona – ©Rabe! (CC BY-SA 4.0)

Ritorno a Roma e le ultime opere architettoniche

Tornò a Roma nel 1647, dove dipinse gli affreschi della volta di Santa Maria in Vallicella e il soffitto della lunga galleria del Palazzo Pamphili in Piazza Navona (1651-1654) per Papa Innocenzo X.

Di questo periodo è impossibile non citare le sue opere architettoniche. Le facciate di Santa Maria della Pace (1656 – 1657) che probabilmente rappresenta la sua progettazione più ingegnosa. Progettò anche la basilica di Santa Maria in Via Lata a Roma (1658 – 1662) in uno stile più sobrio e classicista a causa del poco spazio disponibile. Luigi XIV in persona le commissionò nel 1664 la ricostruzione della facciata est del Louvre a Parigi.

Nonostante una corrispondenza di sentimento tra la sua architettura e la sua pittura, c’è poca connessione fisica tra loro non avendo mai avuto l’opportunità di decorate una delle sue chiese.

Santa Maria della Pace, Roma – ©Pippo-b (CC BY-SA 3.0)

Maria Giulia Parrinelli

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