Palazzo Archinto: una perla nascosta nel cuore di Milano

Appare austera, quasi algida, agli occhi di chi non la ama, eppure Milano conserva nugoli di gioia per chi le ripone fiducia: così, in via dell’Olmetto, alle spalle della centralissima via Torino, si nasconde Palazzo Archinto, uno dei più faraonici esempi di architettura della città.

Un palazzo dalla storia antica

Un’immensa mole a pianta quadrata, infatti, nasconde attraverso mura ornate da lesene corinzie tre ampi cortili interni e un grande giardino signorile all’inglese – decisamente il più grande parco privato di Milano. E gli interni non sono meno suggestivi: il fasto di mosaici, affreschi, arazzi e stucchi trova il suo massimo apice nello scalone monumentale ornato da statue e busti.

Disposto su tre piani, il palazzo fa naturalmente del piano nobile il suo centro vivido. Tra 30 stanze, emergono la cosiddetta Sala delle Ballerine – tra porte foderate di cuoio borchiato, pareti affrescate con otto fanciulle danzanti e un tripudio di specchi e ori. E poi la Sala della Caccia e della Pesca, il cui fulcro è la grande stufa cilindrica sulla quale svetta un busto di Napoleone.

Dettagli degli interni di Palazzo Archinto a Milano
Dettagli degli interni di Palazzo Archinto a Milano

Il cuore intellettuale di Milano

Nato per ospitare la nobile famiglia milanese omonima, ancor più influente dopo il matrimonio con la casata dei Borromeo, il Palazzo Archinto era uno dei più importanti cenacoli intellettuali della Milano settecentesca ed è uno dei migliori esempi del baracco lombardo, esaltato dalla natura con cui lega la sua esistenza. La terrazza con balaustre affacciata sul piccolo giardino, ad esempio, vanta la più antica pianta di glicine di Milano.

Quel che resta di Palazzo Archinto

Gran parte della sua bellezza, tuttavia, è stata esautorata dalla Storia. Al primo piano il grande appartamento padronale è stato infatti distrutto dai bombardamenti del 1943. Al suo interno sfoggiava, tra gli altri, gli affreschi settecenteschi del Tiepolo, la cui memoria oggi rimane affidata alle fotografie d’epoca.

Anche la sala ospitava una ricchissima libreria adornata di cristalli nelle grandi scanzie di noce e di quattro sovrapporte con le Allegorie dei quattro Elementi (pure loro andate perdute nei bombardamenti del 1943). Testimone, inoltre, di grandi opere assistenziali della città, il Palazzo conserva intatto il suo fascino e la sua vocazione a dialogare con il tessuto urbano. Una tappa imprescindibile nel cuore della capitale meneghina.