Richard Avedon è stato uno dei più importanti fotografi statunitensi del XX secolo. Non solo celebri, ma addirittura iconici, i suoi ritratti in bianco e nero hanno rivoluzionato l’immagine stessa della moda e del costume a livello internazionale. Amato da tutto il jet set mondiale tra i personaggi famosi protagonisti dei suoi scatti vanno ricordati Rudolf Nureev, Andy Warhol, ma anche Marilyn Monroe e Brigitte Bardot.

Le origini di Richard Avedon

Richard Avedon nacque a New York il 15 maggio 1923 da genitori immigrati russi di origine ebraica. La famiglia emigrata negli Stati Uniti all’inizio del secolo per sfuggire al diffuso antisemitismo della Russia zarista, aveva raggiunto una posizione agiata: il padre aveva un negozio e la madre Anna proveniva da una famiglia che operava nel settore dell’abbigliamento. L’amore e l’abitudine al mondo della moda si dice derivi proprio da questo contesto familiare. Avedon intatti conobbe il primo successo proprio lavorando per le più importanti maison di lusso in tutto il mondo.

Richard Avedon
Richard Avedon, Self-portrait, Provo, Utah, August 20, 1980; © The Richard Avedon Foundation

La passione precoce per la fotografia

Richard Avedon espresse un precoce talento per la fotografia. Appena dodicenne divenne membro del club fotografico della Young Men’s Hebrew Association (YMHA). Amava così tanto la fotografia da dire: “Se passa un giorno in cui non ho fatto qualcosa legato alla fotografia, è come se avessi trascurato qualcosa di essenziale. E’ come se mi fossi dimenticato di svegliarmi”.

Richard Avedon e la Seconda Guerra Mondiale

Dal temperamento ribelle e in cerca di una “vita spericolata“, nel 1942 ad appena 19 anni abbandona gli studi, per lui noiosi, per arruolarsi come fotografo nella Marina Militare. Durante la Seconda Guerra Mondiale si dedica ai documenti di identità, ma anche alla documentazione delle autopsie. E’ l’opportunità per viaggiare il mondo, ma anche per conoscere il dolore, che nella sua infanzia agiata e benestante non aveva mai veramente sperimentato prima di allora.

La svolta nel 1944

Verso la fine della seconda guerra mondiale diventa fotografo professionista. Affascinato dal celebre fotografo ungherese Martin Mukancsi, riuscì a diventare aiuto fotografo in uno studio privato per poi collaborare anche a una rivista, “The Elm”. Nel 1944 si avvicinò anche alla rivista di moda Harper’s Bazaar. Fatidico fu l’incontro con l’art director Alexey Brodovitch, di  cui seguì un corso alla New School Research e che individuò subito il suo grande talento.
Questo momento fu la chiave di svolta per la carriera e lo sviluppo della personalità artistica di Avedon: non più modelle in posa, ma scatti di modelle riprese nei luoghi più diversi, fino ad arrivare a riprenderle nei night club o in un circo con degli elefanti. Non a caso uno dei libri più celebri dedicati al suo lavoro  si chiama “AVEDON FASHION 1944-2000 The Definitive Collection” e fa partire l’attività professionale dell’artista proprio nel 1944.
Richard Avedon iniziò subito la sua collaborazione con le riviste più prestigiose e stilisti come Dior o Versace. In questi anni la sua prima modella, la sorella Louse, venne ricoverata in per gravi problemi in un istituto psichiatrico dove alcuni anni dopo, a soli quarantadue anni morì.

Le fotografie di moda di Richard Avedon

Le fotografie di moda di Avedon conoscono due particolari momenti. In quello che potremmo definire come “periodo giovanile“, dal 1944 al 1959, gli scatti ci restituiscono non solo la presentazione di un abito, ma di una vera e propria narrazione. Nelle opere successive l’abito e il movimento del tessuto assumono il ruolo di protagonisti.

La prima fase di Richard Avedon

Richard Avedon
Richard Avedon, Dovima with elephants, evening dress by Dior, Cirque d’Hiver, Paris, August 1955; © The Richard Avedon Foundation

La produzione più ispirata e a tratti onirica e surreale di Richard Avedon è quella degli anni che vanno dal dopo la guerra mondiale ai primi anni ’60. In questo periodo nascono le fotografie destinate a riviste femminili di primo piano come Vogue con cui lavorerà fino al 1988.

In “Carmen (homage  to Munkacsi)” dell’agosto 1957 la modella che veste un cappotto di Pierre Cardin a Parigi in Place Francois-Premier Richard Avedon viene ripresa durante un salto e ci dà una impressione quasi cinematografica. Dorian Leigh con un cappotto Dior a Parigi seduta su una decappottabile con una cappelliera e un cagnolino ci restituisce una immagine di innocenza mentre la stessa Leigh in Abito da Sera Piguet, sempre a Parigi, di profilo davanti a uno specchio ci dà l’idea di alta classe e raffinatezza. E ancora nella fotografia del 1956 di un abito da sera di Lavin-Castillo al Café des Beaux-Arts di Parigi la modella piegata su un flipper è circondata da figure che rendendo palese la ammirazione verso la donna rendono ancora più filmica l’immagine.

In queste fotografie narrative l’artista riesce a fare giocare ruoli diversi alla stessa modella. Chi guarda questi scatti ha in ogni caso quasi l’impressione di assistere a una scena da film che lo porta a immaginare una vita dorata.

La seconda fase della fotografia di moda di Richard Avedon

Ormai famoso e celebrato in tutto il mondo, le immagini successive sono caratterizzate da top model del calibro di Linda Evangelista o Kate Moss. Questi scatti perdono di introspezione e della parte onirica. Sono scatti estremamente terreni ed ammiccanti: nascono per esaltare più gli abiti che indossano che le modelle. Il mondo è cambiato e la moda ha cominciato a essere un fenomeno non solo più di lusso di nicchia, ma di economia globale.

Richard Avedon si piega in qualche modo a questa rivoluzione dell’industria della moda e ai capi iconici che deve documentare, i quali appartengono a collezioni importantissime. Con lui comunque anche le fotografie di moda diventano opere d’arte, come lo testimoniano le ormai iconiche immagini provenienti da tante sue campagne pubblicitarie per Versace, Calvin Klein o Revlon.
Non è un caso che Richard Avedon realizzi ben due edizioni del calendario Pirelli nel 1995 e nel 1997.

Richard Avedon
Richard Avedon, Nastassja Kinski, Los Angeles, California, June 14, 1981; © The Richard Avedon Foundation

I famosissimi ritratti di Richard Avedon

Anche nei ritratti Avadon fu un innovatore. Lo sfondo è privo di qualsiasi oggetto per evitare per il fruitore dell’immagine qualsiasi distrazione. Non ci sono oggetti che distraggono la nostra attenzione.  Iconica ed emblematica di questo assunto è la foto che ritrae Nastassja Kinski morbidamente stesa sul pavimento e abbracciata da un grosso serpente.

L’immagine è stata protagonista della recente della mostra dedicata al Palazzo Reale di Milano “Richard Avedon – Relationships” che mostra il legame tra i ritratti e le fotografie di moda. La mostra infatti è stata promossa in collaborazione con il Center for Creative Photography e la Richard Avedon Foundation aveva non a caso come main partner oltre alla Fondazione Avedon anche Versace e Vogue Italia.

Infine non tutti sanno che altra particolarità dei ritratti di Avedon è quella di essere stati ripetuti nel tempo. L’artista amava tornare a ritrarre le persone a distanza di anni: dal pittore Jasper Johns (fotografato nel 1965 e nel 1976), alla scrittrice Carson McCullers (ritratta nel 1956 e nel 1958), al poeta Allen Ginsberg (scatti del 1963 e del 1970) all’amico fraterno Truman Capote ritratto più volte in venticinque anni di amicizia tra il 1949 e il 1974.

I ritratti delle persone comuni

Richard Avedon si fece notare come eccezionale ritrattista anche nei suoi viaggi, in cui protagonisti erano le persone comuni. In particolar modo va citato un lungo viaggio nel 1979 nella parte Ovest degli Stati Uniti. Avedon riprese la classe operaia in immagini che pubblico nel libro “In the American West”: sono più di 700 ritratti non vincenti, ma minatori, braccianti, disoccupati.

Filosofia e tecnica del ritratto

Richard Avedon maturò una propria filosofia e tecnica del ritratto. Usava una macchina fotografica di grosso formato che riprendeva i personaggi da vicino in una inquadratura che occupava gran parte dello spazio e che gli permetteva di avvicinarsi in modo naturale tanto alla persona ritratta quanto allo spettatore.

Era solito dire che “Un ritratto non è una somiglianza” e infatti i suoi ritratti non ci restituiscono dei lineamenti, tratti somatici, ma, filtrati dalla sua arte e dal suo senso della teatralità, ci troviamo di fronte immagini che ci parlano di un soggetto con i suoi sogni e le sue debolezze, indagati nel loro intimo. Questo senza che Avedon si lasci coinvolgere con le persone a livello empatico, empatia che pare fosse del tutto estranea a questo rapporto.

I divi protagonisti degli scatti di Richard Avedon

Se si parla di Richard Avedon l’immaginario collettivo va ai tantissimi divi ritratti. Soprattutto a partire dalla fine degli anni ’50 molti divi del cinema cercano di essere ritratti dal fotografo del momento. Avedon realizza così celebri ritratti che vanno da Veruschka a Twiggy, ma anche da star cinematografiche come Katherine Hepburn, Humprey Bogart, e tantissimi altri.
Parlando di cinema, Avedon collega il proprio nome all’amata Andrey Hepburn. Il fotografo disse della diva di Colazione da Tiffany: “Sono e sarò sempre sconvolto dalla presenza di Audrey Hepburn di fronte al mio obiettivo. Non mi è possibile migliorarla. E’ lei e basta, ed è sempre lì. Posso solo registrarla, non mi è possibile interpretarla. Non è possibile renderla superiore a ciò che lei è già. E’ come se fosse riuscita a realizzare in se stessa il suo più perfetto ritratto.”
Anche se sicuramente non il più famoso scatto non possiamo infine non citare anche quello che fece a Pier Paolo Pasolini. Il poeta con la cravatta, ma senza giacca, è ritratto a braccia conserte con lo sguardo come lontano, forse assorto nei suoi pensieri.

Non solo ritratti

Ma Avedon non è solo moda e ritratti. Iconici sono anche altri immagini di reportage. Ci riferiamo alla celebre foto di persone che tengono in mano, in Times Square, il giornale del parla dell’assassinio di John Kennedy il 22 novembre 1963 o ancora le immagini scattate nel 1989 a Berlino alla Porta di Brandeburgo in occasione della caduta del muro.
Nel 1974 al MoMa di New York espone dei ritratti del padre Jacob Israel divorato dal cancro: foto che ebbero un effetto dirompente su pubblico e critica.

I libri di Richard Avedon

Richard Avedon
Richard Avedon, Libro “Observations”, 1959

Merita una parentesi la pubblicazione di libri di fotografia da parte di Avedon. Suo è il libro ormai da collezione come del 1959, “Observations” con ritratti di personaggi famosi affiancati da commenti di Truman Capote.

Negli anni ’70, oltre al già citato “In the American West” del 1979, pubblica “Portraits Photographs” con l’introduzione era di Harold Rosemberg e nel 1973 il libro su “Alice nel paese delle meraviglie”. In quest’ultimo volume Avedon si cimenta con immagini dalla forte teatralità.
Infine va ricordato “An Autobiography” del 1993 con fotografie dei genitori, di gente comune, di malati di mente.

Vita privata e morte

Si sposò due volte: con la modella e attrice Doe Avedon dal 1944 al 1949 e con Evelyn Franklin (dal 1951 fino alla morte nel 2004) dalla quale ebbe un figlio, John.

Dopo essere stato colpito da un ictus, morì nel 2004 a Texas a San Antonio. Morì perciò mentre stava realizzando per il New Yorker un servizio fotografico in vista delle elezioni presidenziali statunitensi.

Le opere di Richard Avedon nel mondo

Le opere di Richard Avedon si possono ammirare all’interno delle collezioni permanenti dei più importanti musei al mondo: dal MoMa al Metropolitan Museum di New York al Centre Georges Pompidou di Parigi.
Moltissime infine le retrospettive dedicate ogni anno, tra cui l’ultima al Palazzo Reale di Milano “Richard Avedon – Relationships”.

Sabino Maria Frassà

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