Il fiume Ninfa è un fiume del Lazio, in provincia di Latina, che scorre nella pianura pontina, per poi immettersi nel fiume Sisto. Ovviamente ammirevole in se stesso, come tutte le opere della natura, non vanta, però, particolari menzioni per chilometri percorsi, portata, eccetera. Tuttavia, il paesaggio che esso naturalmente va a formare, ovvero, l’habitat generato dal corso d’acqua e la cornice naturale a sua protezione, nella quale è compreso anche il Parco Naturale Pantanello, è stato dichiarato Monumento Naturale della Regione Lazio, nel 2000. È così che nasce il Giardino di Ninfa, ormai di fama internazionale.

Il suo nome rimanda, inequivocabilmente, alla mitologia antica. E, difatti, nei pressi dell’attuale giardino è ancora presente la struttura di un piccolo tempio di epoca romana, dedicato alle divinità delle acque sorgive, le Ninfe Naiadi, per l’appunto.

Della lunga storia del Giardino di Ninfa, si possono selezionare quelle parti che maggiormente hanno contribuito al raggiungimento della conformazione attuale. Dobbiamo, per questi motivi, proiettarci innanzitutto al XVI secolo, quando il cardinale Nicolò III Caetani, grande amante della botanica, decise di creare nei pressi di Ninfa un giardino “delle sue delizie”. La progettazione del cosiddetto “hortus conclusus” fu affidata a Francesco da Volterra. L’antenato dell’attuale Giardino di Ninfa si presentava come un giardino delimitato da mura con un impianto regolare, adiacente alla rocca medievale dei Frangipane, che sorgeva su quel territorio. Fu cospicua, a quei tempi, la coltivazione di pregiate varietà di agrumi, fra cui il Citrus cajetani; curioso, anche, l’allevamento di trote di origini africane.

Un ulteriore passo in avanti il Giardino lo compie nel corso dell’Ottocento. Nonostante il transito dei secoli, infatti, quella che Gregorius chiamò la “Pompei del Medioevo” mantenne intatto il proprio fascino e la propria fama di luogo magico e, a tratti, spettrale. Protagonista della rinascita del Giardino fu una nobildonna inglese, Ada Bootle Wilbraham – e non si tratta di un caso isolato, a conferma dell’estrema sensibilità che il gentil sesso ha sempre mostrato nei confronti delle opere d’arte al naturale. La Wilbraham era sposata con Onoraro Caetani e si occupò, insieme ai suoi figli Gelasio e Roffredo, di creare a Ninfa un giardino in stile anglosassone, dal gusto decisamente romantico. Arrivò, così, una importante bonifica delle paludi e conseguente estirpazione delle infestanti che ricoprivano i ruderi. I primi cipressi, lecci e faggi, che oggi svettano maestosi, furono piantati in questo periodo, insieme ad un gran numero di rose. Inoltre, il restauro delle rovine dell’antico palazzo baronale, portò alla nascita dell’allora casa di campagna della famiglia, nonché attuale sede degli uffici della Fondazione Roffredo Caetani.

L’articolazione rosa, al femminile, del giardino, prosegue negli anni, con libertà, sensibilità e sentimento, senza seguire delle geometrie rigidamente imposte, dopo la staffetta tra la Signora Wilbraham e Marguerite Chapin, moglie di Roffredo Caetani. Marguerite introdusse nel Giardino di Ninfa nuove specie di arbusti e rose. Inoltre, negli anni Trenta del Novecento, decise di aprire le porte del Giardino al circolo di letterati ed artisti  – come luogo d’ispirazione – legati alle riviste da lei dirette, Commerce e Botteghe Oscure.

La storia prosegue ancora grazie ad un interessamento femminile. L’ultima giardiniera ed erede, infatti, fu Lelia Caetani, figlia di Roffredo. La cura del giardino è di estrema sensibilità, i colori vengono accostati con una ben precisa logica cromatica e le piante vengono lasciate crescere in maniera del tutto naturale. Lelia arricchisce il Giardino di Ninfa, poi, con molte magnolie, prunus e rose rampicanti, realizzando, anche, insieme alla madre, Marguerite, a sud della città di Ninfa, un rock garden, detto anche colletto. Prima della sua morte, nel 1977, Lelia Caetani, fortunatamente, istituisce la Fondazione Roffredo Caetani, con il fine di tutelare la memoria del Casato Caetani e di preservare il meraviglioso Giardino di Ninfa.

Oltre a quanto già citato, la flora di tale, incantevole spazio verde è composta da betulle, iris palustri ed una impressionante varietà di aceri giapponesi, oltre a ciliegi e meli ornamentali, che donano il meglio della propria bellezza in primavera, ovviamente.
Sono presenti oltre 1300 varietà di piante, distribuite all’interno di otto ettari di giardino. Menzione speciale, ancora, meritano i viburni, i caprifogli, i ceanothus, gli agrifogli, le clematidi, i cornioli e le camelie.

Di notevole interesse botanico anche le varietà di rose rampicanti che corrono lungo alcune rovine, tra cui: Rosa banksiae banksiae, RosaTausendshön, Rosa “Mme. Alfred Carriere”, Rosa filipes “Kiftsgate”, Rosa “Gloire de Dijon”, Rosa “Climbing Cramoisi Supérieur”. Il clima di Ninfa, poi, permette la coltivazione di piante tropicali, rare per il nostro territorio, come l’avocado, la gunnera manicata del Sud America ed i banani.

I numerosi arbusti piantati, infine, offrono la loro ospitalità a diverse forme di animali, fra cui il copioso gruppo dell’avifauna, rappresentato da oltre 100 specie censite.

Un vero e proprio paradiso naturale, insomma.

 

Piero Di Cuollo

Via GiardinoDiNinfa – FondazioneCaetani