Nel nono arrondissement di Parigi, il paesaggista Gabriel Rochard ha creato un giardino di charme, riservato e avvolgente, con una palette dallla raffinata sobrietà cromatica. Nell’elegante giardino, le piante sono prevalentemente di origine giapponese. Una scelta che rappresenta un omaggio ai committenti, che hanno vissuto a Kyoto per qualche anno.

Nei primi anni dell’800 l’élite intellettuale e artistica parigina amava ritrovarsi nel 9° arrondissement alla ricerca di una nuova art de vivre. George Sand, Eugène Delacroix, Guillaume Apollinaire, Victor Hugo, Gustave Moreau, Frédéric Chopin e altri fecero quindi costruire sontuose dimore private, caratterizzate da ampi portici, ringhiere dei balconi in ghisa, intricate modanature e fregi. Il gusto per l’antica Grecia degli architetti che progettarono gli splendidi edifici e dei loro committenti fecero attribuire al nuovo quartiere il nome di Nouvelle Athènes. Tranquillo e segreto, accogliente e intellettuale, né snob né appariscente oggi è uno dei luoghi di punta della Parigi trendy e gourmand. E qui, in perfetta sintonia con lo stile del quartiere, lontano da occhi indiscreti, esclusivo e intimo, si trova un piccolo giardino gioiello che il paesaggista Gabriel Rochard ha creato per i proprietari di un hotel particulier. Solo 300 metri quadrati che, tuttavia, per un giardino privato nel cuore di Parigi sono dimensioni eccezionali.

©Sandrine Mulas
Uno scorcio del sentiero sinuoso verso la terrazza. In evidenza Hakonechloa macra ‘Aureola’, Epimedium perralchicum ‘Frohnleiten’, Hydrangea ‘Libelle’, Erigeron karvinskianus e il Prunus laurocerasus dalla forma curva che incornicia la vista sul giardino o verso la terrazza.

All’inizio era solo un rettangolo abbandonato e spoglio, racchiuso dal palazzo e dalle mura di cinta invecchiate, con qualche albero secco da rimuovere e altri che necessitavano di valorizzazione: un foglio bianco che Gabriel Rochard, in accordo con i committenti e con la collaborazione iniziale di Olivier de Vleeschouwer, ha trasformato in un giardino naturale e accogliente, collegato alla terrazza dell’abitazione, e che riserva elementi di sorpresa. Il disegno, in contrasto con le linee pulite della residenza, ha uno sviluppo curvilineo in cui domina l’asimmetria, con un sentiero sinuoso che invita ad addentrarsi e a osservare i dettagli, un climax graduale di piante che a loro volta disegnano altre linee curve e conducono lo sguardo altrove e una chambre verte in fondo al percorso dove sostare e guardare indietro per scoprire come la vegetazione abbracci l’edificio e lo sfumi delicatamente. L’ombra proiettata per buona parte del giorno dagli alberi secolari dei giardini confinanti ha guidato nella scelta della vegetazione, curata al dettaglio per assecondare il cambiamento delle stagioni e offrire una successione di fioriture con una palette cromatica composta da pochi colori declinati in molte sfumature, senza contrasti violenti, con colpi di luce candidi o con lievi sfumature rosate per illuminare a diverse altezze.

Un sottobosco misto di bulbose, erbacee perenni da ombra, scelte anche per la varietà delle tessiture fogliari, e felci è stato disposto ai lati del sentiero curvilineo composto da lastre ardesia affondate nel cippato, e sottolineato da macchie di Hakonechloa macra ‘Aureola’ in tinta coi fiori chartreuse di Alchemilla mollis o in contrasto con le delicate Sarcococca confusa o Soleirolia soleirolii in altri punti. Alle loro spalle, grandi onde di Hydrangea raggruppate per specie e varietà, per avere altezze, portamento, forme dei fiori, foglie e tinte diverse, sono interrotte qua e là da singoli arbusti più alti, quali Cornus kousa ‘Venus’ o Viburnum plicatum ‘Summer Snowflake’, V. p. ‘Pink Beauty’ o piccole Betula utilis subsp. jacquemontii ‘Doorenbos’ governate a ceppaia a fare da  accento. Sfere di edera e di Taxus baccata potati in forma obbligata contrastano le forme libere del resto della vegetazione. Le piante sono prevalentemente di origine giapponese, un omaggio ai committenti che hanno vissuto a Kyoto per qualche anno e ai famosi giardini del tempio buddista di Sanzen-In, a nord di quella città. Anche le piccole luci sul cammino sono di ispirazione giapponese e sono state realizzate su disegno per fondersi nella composizione, con la loro forma a spirale. Come scelta progettuale ed ecologica non esistono tappeto erboso né ghiaia: gli spazi liberi dalla vegetazione sono ricoperti da cippato.

La terrazza appena fuori dall’abitazione è quasi sospesa e domina il giardino, cui si accede scendendo tre gradini. Un Prunus laurocerasus curvo è stato mantenuto e potato a formare una tettoia che dona intimità rispetto ai piani superiori e a inquadrare l’ingresso al piccolo spazio verde, dominato da una vegetazione lussureggiante che infonde serenità e calma. Uno spazio di charme, dove il tempo sembra fermarsi. ateliergabriel.com

Elisabetta Pozzetti

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