L’Isola Bella è un magnifico giardino di gusto barocco, aperto al pubblico, spettacolare e scenografico, custodito dai Borromeo e da Gianfranco Giustina, giardiniere emerito

Il lago è una presenza calma, rassicurante e inusuale. Così racconta Vitaliano Borromeo, principe di Angera, che con l’Isola Bella, residenza estiva della famiglia, ha una lunga frequentazione. “Spesso non è visto come un luogo di divertimento, invece è estremamente piacevole”, continua. “Il mio rapporto sentimentale con l’isola è molto forte, come lo è sempre stato per tutta la casata. Sono stati necessari più di quattro secoli per arrivare allo stato attuale e ogni generazione ha dato il suo prezioso contributo”. L’isola è amata in toto: il Palazzo, gli splendidi giardini e tutte le forme di vita che la animano, dalle piante agli animali sono oggetto di cure e attenzioni costanti. “C’è una colonia felice di pipistrelli molto rari e preziosi, che si cibano di insetti nocivi, che arriva in primavera per riprodursi e vive nelle grotte sotto il Cassero. Abbiamo fatto di tutto per proteggerli; per loro non abbiamo illuminato una parte dell’isola”, aggiunge.

La storia dell’isola è cominciata con Vitaliano VI che agli inizi del Seicento trasformò il piccolo borgo di pescatori, con molta roccia e poca terra, in un gioiello barocco di rara bellezza. Un’opera grandiosa per la quale furono necessari imponenti lavori di consolidamento e di riporto di terra al fine di realizzare il sogno del principe: un’isola a forma di galeone che solcava, idealmente, le acque del lago Maggiore.
I giardini all’italiana dell’Isola Bella sono fra i più importanti esempi del 600: l’Anfiteatro, il Giardino d’Amore, il parterre, le terrazze, le statue, le nicchie, i giochi d’acqua, mirabilmente disposti, erano concepiti per stupire e mostrare la magnificenza del casato. La loro particolarità è che rappresentano un unicum con il Palazzo, con il quale solcano le acque quiete e talvolta burrascose del lago. “I Borromeo hanno sempre avuto un amore speciale per il verde”, continua Vitaliano. “Furono fra i primi a importare le camelie nel Verbano. L’archivio di famiglia conserva la fitta corrispondenza botanica, iniziata nel 600, che documenta la  ricerca appassionata di semi e piante di tutto il mondo”.

La manutenzione merita un plauso. Gianfranco Giustina, giardiniere emerito pluridecorato, lavora all’Isolabella da quasi 40 anni. Suo il merito di aver messo in sicurezza gli esemplari esistenti, di aver ridato linfa vitale al giardino aggiungendo nuove essenze e colori, acclimatando rare specie esotiche e sperimentando con abile maestria.

L’Isola Bella non è solo una residenza di famiglia amata e vissuta. Il Palazzo Borromeo e i giardini sono aperti al pubblico da marzo a ottobre. La bellezza dei giardini e delle sue fioriture si unisce a quella delle preziose collezioni di quadri, mobili antichi, marmi, sculture, arazzi d’oro e di seta. “I lavori imponenti sono iniziati con Vitaliano VI e si sono conclusi nel 1958 con mio nonno Vitaliano X che, tornato dalla prigionia trasformò il Palazzo, predisponendolo ad accogliere il grande pubblico”, continua il principe Vitaliano Borromeo. “È stato però il mio bisnonno, Giberto Borromeo, ad aprire le porte del Palazzo, allora solo su appuntamento. Nel suo intento c’era il desiderio, che è ancora il nostro, di rendere fruibili al pubblico le nostre collezioni”.

Gianfranco Giustina, curatore dell’Isola Bella e dell’Isola Madre non è un giardiniere qualunque. Nel 2013 è stato premiato a Londra dalla Royal Horticultural Society con la Veitch Memorial Medal, un riconoscimento prestigioso che viene assegnato per meriti di diffusione e divulgazione della botanica e della cultura del giardino. Il suo fine operato di acclimatazione e rivalutazione dei giardini delle Isole Borromeo, Isola Bella e Isola Madre, non è passato inosservato ai severi ed esigenti giudici anglosassoni. “Una passione incontenibile, esagerata, un po’ folle mi lega a questi luoghi”, racconta. “L’incontro con questi due giardini è stato determinante. Bellissimi e complessi, ho imparato negli anni ad accudirli e comprenderli”.