Shiro Kuramata (1934-1991) ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo del design giapponese ed internazionale. Grazie alla sua ricerca sulla trasparenza e sui materiali industriali come l’acrilico, il vetro, l’alluminio e la rete d’acciaio, Shiro Kuramata ha conferito un nuovo significato al rapporto tra forma e funzione, imponendo la propria visione surreale e minimalista agli oggetti quotidiani.

La formazione

Shiro Kuramata è nato a Tokyo il 29 novembre 1934, ha vissuto la sua infanzia durante la guerra vedendo anche la sua casa bruciare in un raid aereo americano.

Nel 1956 si laureò presso il Dipartimento di Living Design della Kuwasawa Design School una scuola professionale di design situata a Tokyo. A quel tempo la scuola coinvolgeva designer, educatori e artisti diventando una istituzione pionieristica nell’educazione al design, formando designer e creatori attivi in vari campi in Giappone e all’estero. Nello stesso anno Shiro Kuramata conobbe il design italiano sulla rivista Domus rimanendone affascinato, la rivista poi pubblicherà una sua opera nel 1969.

I primi lavori

Dal 1957 al 1964 lavorò presso la sezione pubblicitaria di una grande azienda e fu principalmente coinvolto nella progettazione di negozi e vetrine. Nel 1965, dopo aver lavorato per un breve periodo per la Matsuya Interior Design Office, fondò nello stesso anno il Kuramata Design Office. Ma sarà dal 1967 che Shiro Kuramata iniziò ad attirare l’attenzione collaborando con l’artista d’avanguardia Jiro Takamatsu e il graphic designer Tadanori Yokoo.

Memphis Group

Nel 1981, su invito di Ettore Sottsass, entrò a far parte del Memphis Group, un gruppo di designer multinazionali che influenzò il design e l’architettura di tutto il mondo. Presentò un nuovo materiale chiamato Star Piece e oggetti di design usando per esempio la maglia d’acciaio.

Star Piece

Il materiale Star Piece è composto da piccoli frammenti di vetro rotto incorporati in un substrato di cemento sintetico. Il composto veniva poi levigato per ottenere una finitura liscia.

Shiro Kuramata ha spiegato che l’idea è nata mentre stava installando pavimenti in cemento per un edificio. Nel frattempo, stava anche sperimentando il vetro per un altro progetto e stava generando una grande quantità di scarti. Soltanto a quel punto ha avuto l’idea di combinare i due materiali.

L’artista giapponese rimase così colpito dai risultati sviluppò molti mobili usando lo Star Piece allestendo una mostra dedicata al materiale alla Design Gallery 1953 di Tokyo.

Presentò il materiale al pubblico occidentale soltanto nel 1983 creando una serie di tavoli dal nome Nara, Tokyo e Kyoto.

Oggetti di design

Negli anni 70 e 80 Shiro Kuramata è stato affascinato dalle diverse opportunità fornite dalle nuove tecnologie e dai materiali industriali, che lo hanno portato a sperimentare con l’uso di materiali come acrilico, vetro, alluminio e rete d’acciaio per creare oggetti caratterizzati da trasparenza e leggerezza.

Può essere considerato uno dei designer più desiderati del XX secolo grazie ad alcune sue opere vendute a prezzi elevati come per esempio una sedia della serie How High the Moon. Le sue numerose opere si trovano nelle collezioni permanenti di musei di tutto il mondo, tra cui il Museum of Fine Arts di Boston, l’Hara Museum of Contemporary Art di Tokyo, il Metropolitan Museum of Art di New York e il Philadelphia Museum of Art.

How High the Moon

Il designer Shiro Kuramata ha creato la sua sedia How High the Moon utilizzando la rete d’acciaio in modo sorprendente. La tradizionale sedia è stata reinterpretata creando un mobile senza peso e quasi trasparente.

La forma della sedia rimane uguale ricordando una poltrona voluminosa e imbottita, con schienale basso e braccioli, ma i fogli planari di rete metallica saldata formano sia la struttura che il rivestimento. La maglia è dura ma flessibile ed offre rendendo la seduta confortevole.

How High the Moon – ©Bobo Boom (Flickr CC BY 2.0)

Sedia Miss Blanche

Sicuramente l’opera più emblematica di Shiro Kuramata è la sedia Miss Blanche concepita originariamente per la KAGU Designeds Week a Tokyo nel 1988. La sedia è costituita da un unico blocco di acrilico colato in uno stampo e che ospita rose artificiali fissate in posizione con precisione tanto che sembrano fluttuare nello spazio.

Questo pezzo trascende l’idea della sedia come oggetto funzionale, suggerendo invece che un elemento trasparente ed etereo possa sostenere i nostri corpi. In questo modo, Shiro Kuramata rivela che questo elemento invisibile può avere un ruolo più importante e significativo di qualsiasi oggetto visibile.

Miss Blanche – ©Rob Corder (Flickr CC BY-NC 2.0)

Shiro Kuramata architetto

La sua architettura e il design degli interni sono meno conosciuti, poiché rimangono pochi esempi. Shiro Kuramata ha progettato interni suggestivi per le boutique di Issey Miyake e diversi ristoranti di sushi a Tokyo, tra cui il Kiyomoto Sushi Bar, che è stato acquisito interamente dal collezionista britannico Richard Schlagman e ora fa parte della collezione di M+ a Hong Kong.

Shiro Kuramata architetto
Kiyotomo Sushi Bar all’M + nel 2021 – ©Lord Jaraxxus (via wikimedia commons CC BY-SA 4.0)

Maria Giulia Parrinelli

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