Richard Buckminster Fuller non è stato soltanto un architetto od un ingegnere ma può essere considerato un vero e proprio visionario e filosofo. Ha ideato le prime case moderne autosufficienti ed è stato colui che ha sfruttato e sviluppato l’idea delle cupole geodetiche. Può essere considerato uno dei primi attivisti ambientali avendo avuto sempre a cuore il riutilizzo e la migliore gestione delle risorse sulla terra.

L’inizio

Richard Buckminster Fuller è nato a nato il 12 luglio 1895 a Milton in Massachusetts ed è morto a Los Angeles il 1 luglio 1983. Nato da una famiglia benestante era pronipote di Margaret Fuller, giornalista e attivista americana per i diritti civili e cugino dello scrittore John Phillips Marquand che ricevette il Premio Pulitzer nel 1938.

Iniziò a studiare ad Harvard nel 1912 ma abbandonò gli studi per diventare un marine. Nel 1914 conobbe quella che sarebbe diventata sua moglie tre anni dopo, Anne Hewlett, figlia dell’importante architetto newyorkese James Monroe Hewlett.

Da Anne Hewlett ebbe due figlie di cui una morì prematuramente di poliomielite e meningite spinale mentre l’altra nacque nel 1927. Quell’anno, però, fu per Richard Buckminster Fuller molto difficile soprattutto a causa di problemi finanziari tanto da voler tentare il suicidio. Sul lago Michigan ebbe un’esperienza che gli cambiò la vita tanto da voler dedicare la sua vita al miglioramento dell’umanità da quel momento in poi.

Le prime invenzioni

Dopo alcune esperienze nell’industria iniziò a lavorare come architetto. Alla fine degli anni 20 sviluppò dei nuovi concetti di costruzione che lo fecero diventare piuttosto famoso. Presentò al pubblico il Dymaxion (Dymaxion Globe) e seguirono altri progetti per costruzioni efficienti dal punto di vista energetico e/o dei materiali. Ne sono un esempio l’auto aerodinamica ed il Tensegrity. Dymaxion divenne un vero e proprio marchio per commercializzare le sue invenzioni.

Auto areodinamica (Dymaxion car) e Fly’s Eye Dome – ©Dave Pinter (Flickr CC BY-NC-ND 2.0)

Dymaxion house

La casa Dymaxion è stata sviluppata dall’inventore americano Richard Buckminster Fuller negli anni ’30 per correggere molti difetti che aveva riscontrato nelle tecniche di costruzione esistenti all’epoca.

Un aspetto molto importante nella sua progettazione era la facilità di trasporto e montaggio. Fuller aveva, infatti, progettato molte versioni diverse della casa prevedendo kit prefabbricati per poter assemblare la casa in loco e per adattarla a qualsiasi ambiente utilizzando le risorse disponibili in modo efficiente.

Le case Dymaxion non rimasero soltanto un’idea ma vennero effettivamente costruite in Unione Sovietica come case temporanee durante la Seconda guerra mondiale. Vennero costruite centinaia di unità però, nonostante l’apprezzamento della popolazione che affermava che fossero calde, facili da riscaldare, ben illuminate e di gran lunga migliori di tutti precedenti alloggi temporanei, il ministero dell’edilizia abitativa decise che non erano adatte per un uso permanente smantellandole. Richard Buckminster Fuller nel corso del tempo migliorò notevolmente il progetto iniziale usato per le case in Unione Sovietica.

La Dymaxion House può essere considerato il primo tentativo consapevole del XX secolo di costruire un edificio autonomo. Il progetto originario prevedeva un uso accurato e ponderato dell’acqua, erano previste cisterne di accumulo e il riutilizzo ma sviluppò anche dispositivi che ne limitavano lo spreco.

Sono stati progettati solo due prototipi delle nuove case Dymaxion ma non erano costruite e abitate secondo le istruzioni di Fuller. Soltanto un appassionato, dopo aver acquistato entrambi i prototipi, ha costruito la casa nella sua proprietà abitandoci effettivamente all’interno per circa trent’anni. Questa casa, così come i pezzi prototipo, sono stati acquisiti dall’Henry Ford Museum nel 1991 dove è possibile ammirarla dal 2001.

Interno Dymaxion house, Henry Ford Museum – ©Sean Marshall (Flickr CC BY-NC 2.0)

Le cupole geodetiche

Ma Richard Buckminster Fuller divenne famoso per le sue cupole geodetiche chiamate anche Fuller domes. Tutt’oggi sono presenti in tutto il mondo dai film di fantascienza ad edifici militare come il Radome, costruito nel 1948 dallo stesso Fuller insieme a insieme a Josef Albers e gli studenti del Black Mountain College.

Nel 1954 Fuller iniziò a collaborare con l’architetto Shoji Sadao fondando dieci anni dopo lo studio di architettura Fuller & Sadao Inc.. sarà proprio questo studio che progettò forse una delle cupole geodetiche più nota il Biosphère, padiglione espositivo degli Stati Uniti all’Expo 1967 di Montreal.

Altrettanto noto è il suo Fly’s Eye Dome ispirato dagli occhi composti delle mosche, disegnato a partire dal 1965.

Richard Buckminster Fuller Josef Albers
Richard Buckminster Fuller (al centro) e Josef Albers (a sinistra) con gli studenti del Black Mountain College, estate 1948

Cosa sono

Le cupole geodetiche sono costruzioni di cupole sferiche composta da un guscio reticolare di triangoli. Il primo esempio moderno può essere considerato il Planetario Carl-Zeiss-Werke Jena costruito dalla ditta Dykerhoff e Wydmann nel 1922 ma sarà Richard Buckminster Fuller il vero sviluppatore di questa tecnologia. Ci lavorò a partire dagli anni ’40 usando per la prima volta il termine geodetica.

Sono molti i vantaggi e gli svantaggi di queste cupole, le cupole geodetiche sono caratterizzate dall’elevata stabilità sia ai terremoti che al vento. In aggiunta offrono una ottima distribuzione del suono e circolazione dell’aria. La forma sferica consente inoltre un irraggiamento solare costante per tutto il giorno e la possibilità di distribuire le finestre a piacimento. Anche la costruzione non è complicata dato che può essere costruita con tubi di metallo con le estremità pressate in linguette piatte, leggermente angolate e semplicemente perforate tanto che una sfera a forma di pallone da calcio può essere costruita solo da 60 elementi. Di contro però questi 60 elementi non saranno identici dato che una semicupola geodetica è costituita da triangoli uniti insieme per formare pentagoni ed esagoni, dando ai triangoli angoli o lunghezze laterali diverse.

biosphere montreal
Expo ’67, Montreal

Le idee

Richard Buckminster Fuller è stato anche uno dei primi attivisti ambientali, consapevole delle risorse limitate della Terra, e ha promosso un principio che ha definito effimeralizzazione. Questo termine, ripreso anche da uno dei suoi discepoli il futurista Stewart Brand, è stato definito come il “fare di più con meno”. Era consapevole, prima degli altri, che le risorse e i rifiuti di prodotti grezzi e inefficienti potevano essere riciclati per creare prodotti di maggior valore, aumentando così l’efficienza dell’intero processo.

È stato un pioniere riguardo l’esplorazione dell’efficienza energetica e dei materiali collegando i campi dell’architettura, dell’ingegneria e del design. Sebbene Fuller fosse preoccupato per la sostenibilità e la sopravvivenza umana sotto il sistema socioeconomico esistente rimaneva ottimista sul futuro dell’umanità considerando possibile la cooperazione tra i popoli. Considerava la cooperazione l’unica strategia ottimale di sopravvivenza.

I decenni di riflessioni riguardo il futuro dell’umanità possono essere lette nel “Manuale di istruzioni per l’astronave Terra”.

Maria Giulia Parrinelli

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