“Ci vediamo fra qualche giorno, vado all’estero a caccia di piante”. Ecco, questa per me è stata per quasi sessant’anni una normale routine. Mi approvvigionavo così di nuove essenze, dovendo affrontare lunghi e impegnativi viaggi. L’andata carico di entusiasmo e aspettative, il ritorno soddisfatto e frastornato da quell’orgia di odori e profumi (misto di terriccio, fiori, piante) che sprigionavano i vasi di cui era stipata l’auto. Alcuni preziosi cataloghi ricchi di introvabili informazioni aiutavano a completare gli assortimenti, ma, non esistendo adeguate e sicure spedizioni, era comunque d’obbligo recarsi di persona ai vivai. Con internet (strumento meraviglioso e democratico) la scelta si è fatta infinita anche per gli appassionati giardinieri: possono visitare virtualmente un vivaio a distanza, stilare l’ordine e ricevere le piante a domicilio da lì a pochi giorni. Avere il mondo della botanica a disposizione con un click ha reso il processo molto più veloce, ma anche meno romantico e appagante. Internet è un mare di informazioni dove però si rischia anche di naufragare, smarriti e confusi non sapendo dove o cosa cercare. Perciò l’aiuto, i consigli e il confronto sul campo, o meglio “in giardino”, con chi condivide la nostra passione sono necessari oltreché stimolanti. 

Dal 1963 fra piante e giardini sono stato spettatore e attore di una lenta, ma costante evoluzione. La svolta più evidente si ebbe quando, negli anni del boom economico, l’orto di casa arretrò pian piano per far spazio al giardino: via le piante da frutto e largo ad alberi e cespugli ornamentali. Possedere un giardino diveniva sinonimo di agiatezza economica.

Iniziai a occuparmi di giardini nella prima metà degli anni 60, passando dalle linee paesaggistiche informali del mio maestro Gorian che ricercava la forma nel giardino “in movimento” fatto di rumori, colori e acqua alle linee geometriche di Franz Bogaert e di George Gilles, precursori delle “concentrazioni in grandi masse” di grande attualità in questi anni. Per entrambi le scuole di pensiero erano giardini ricchi di perenni, il cui numero assai limitato a disposizione ci costringeva alla costante ricerca. Non si riempivano gli spazi con le piante a disposizione, bensì si studiava il giardino e si ricercavano le piante che meglio si addicevano al sito, per compatibilità di terreno e clima, accostandole tenendo conto soprattutto della forma e della colorazione del fogliame che persiste molto più a lungo dei fiori potendo così affiancare piante con fiori poco “abbinabili” che comparivano però in periodi differenti. Va da sé che questo implicasse una profonda e vasta conoscenza botanica di cui Gorian padroneggiava per propri studi e per gli anni di lavoro a fianco del grande Burle Marx. Ricordo che soprattutto la scelta degli alberi

e degli arbusti era sua prerogativa. Si recava in vivaio e lo contrassegnava: quello doveva essere. Impossibile, a distanza di mesi, consegnargliene uno di simile. Se ne accorgeva!  Ma la parte più estenuante era il posizionamento dell’arbusto che andava ruotato, finché il senso non era quello giusto. Mania di perfezionismo? Non direi se ancor oggi molti di questi alberi sono nella posizione ottimale, sviluppatisi secondo una lungimirante precisa visione, costituendo l’ossatura di meravigliosi giardini. Col passare degli anni aumentò la scelta delle perenni, consentendo la progettazione di giardini all’inglese con profusione delle tanto amate, romantiche bordure miste che li caratterizzano. Il mio piacere per la ricerca si trasformò in passione maniacale, quella che mi spinse all’apertura del vivaio nel 1970, e proprio quest’anno ne festeggiamo il 50mo anniversario.

Avrei così avuto a disposizione molte di quelle perenni necessarie all’allestimento dei miei giardini. Iniziai a raggrupparle in un catalogo al pubblico consigliando accostamenti e distanze d’impianto. Solo la ricerca dà la formazione che permette di distinguere un venditore da un produttore che è in grado di tradurre la sua esperienza di coltivazione in precisi consigli al cliente. 

Negli ultimi anni una nuova tendenza nei giardini, con l’obiettivo di fare di necessità virtù. Per molti il tempo da dedicare al giardino diminuisce sempre più, manca la pazienza di attendere i risultati preferendo giardini prêt-à-porter, le risorse economiche per impianto e adeguata manutenzione sono limitate e l’acqua non va sprecata. Ecco spiegato il grande successo di piante adatte al giardino arido e alle graminacee. I giardini diventano un tripudio di Miscanthus, Pennisetum, Muhlenbergia, Panicum, Stipa…tutte piante che necessitano di minima cura. Sarà sufficiente un taglio severo a fine inverno per mantenere la forma e stimolare la nuova vegetazione.  

In materia “strumenti del mestiere”, abbiamo assistito a un’invasione di arnesi meccanizzati e robotizzati…osservo però con sottile compiacimento che utensili fondamentali come zappe, rastrelli, vanghe, forche…sono rimasti identici nella forma a quelli che usavano i nostri nonni i cui vecchi e preziosi consigli sono pure ancor oggi attuali ed efficaci. Ad ammonire che il giardino è innanzitutto espressione della natura: sentiamoci piacevolmente affascinati nel constatare che per quanto il progresso avanzi, sarà sempre la natura a imporre all’uomo i suoi perpetui ancestrali ritmi. 

Pier Luigi Priola