Cinema e Giardini. Di Lorenzo Martini
ciakmagazine.it

Il Giardino claustrofobico di Sophia Coppola

Il giardino delle vergini suicide è entrato da vent’anni a far parte della storia del cinema scritta al femminile. Atto d’esordio di Sophia Coppola, figlia di Francis Ford Coppola, alla regia, narra la terribile storia delle difficoltà di cinque sorelle alle prese con una madre padrona in una cittadina del Michigan, nel nord degli Stati Uniti, alle porte di Detroit. 

Le bellissime e decadenti strutture dei giardini e delle grandi stanze di Casa Lisbon, sono lo scenario delle angherie subite dalle ragazze, trasposizione di un romanzo di grande successo, Le vergini suicide, di Jeffrey Eugenides. Nel ruolo di Mrs Lisbon, della terribile madre delle cinque sorelle, è Cathleen Turner, che dieci anni prima era stata protagonista con Michael Douglas di un altro grande dramma familiare, l’amaro La guerra dei Roses, diretto da Danny De Vito. Lux Lisbon, la figlia più grande, protagonista di uno dei momenti più drammatici del film, è Kirsten Dunst, che deve al film la consacrazione dopo i successi de Il falò delle vanità e Intervista col vampiro. A James Woods il ruolo di Mr Lisbon, il docente universitario che non sa contrapporsi alla moglie tiranna nell’educazione delle figlie.

Proprio lo scenario in cui il film è ambientato gioca un ruolo centrale nella costruzione dell’atmosfera claustrofobica e perbenista che rappresentano il vero filo conduttore de Il giardino delle vergini suicide, fino al drammatico epilogo finale.   

“Non sapevo di voler fare la regista – ha raccontato Sophia Coppola, fino a che non ho letto quel libro. L’ho adorato. Sembrava che Jeffrey Eugenides comprendesse davvero l’esperienza di essere un adolescente: il desiderio, la malinconia, il mistero tra ragazzi e ragazze», « Ho visto la storia come il racconto del modo in cui operano distanza, tempo e memoria, lo straordinario potere dell’insondabile».