It’s Oliviero Toscani style, baby

Non discutere: prova ancora, fallisci ancora, fallisci meglio è il monito più importante che Samuel Beckett ha lasciato in eredità all’umanità: è la stessa lezione imparata dal genio Oliviero Toscani, il più radicale dei fotografi italiani. E sembra proprio inserirsi in questa logica rivoluzionaria la mostra a lui dedicata per la prima volta in un museo italiano: Più di 50 anni di magnifici fallimenti è in programma al MAR di Ravenna fino al 30 giugno.

Moralisti al bando

A cura di Nicolas Ballario, l’esposizione di oltre 150 fotografie si propone un compito arduo: quello di raccontare la potenza creativa del fotografo più criticato delle ultime generazioni, attraverso le immagini che più hanno urtato la sopita sensibilità pubblica, abbracciando temi scomodi come l’AIDS o il razzismo. Tra i lavori in mostra, infatti, ci sono le celebri campagne pubblicitarie dei Tre Cuori White/Black/Yellow (1996) e del No-Anorexia (2007). E chi non ricorda, ad esempio, il bacio tra il prete e la suora che scioccò l’opinione pubblica nel 1992? O quel fondoschiena di Donna Jordan con i jeans marchiati Jesus e lo slogan “Chi mi ama, mi segua”?

Correva l’anno 1973 e le ire funeste della società benpensante si erano appena levate: a sedarle ci pensò nientemeno che Pierpaolo Pasolini, che dal Corriere ammoniva i facili moralismi e inneggiava a questa nuova, vulcanica possibilità espressiva chiamata Oliviero Toscani.

Oliviero Toscani - Angelo e Diavolo ©olivierotoscani
Oliviero Toscani – Angelo e Diavolo ©olivierotoscani

Un itinerario cronologico, due cuori pulsanti

Completano, e in qualche modo amplificano, il corpus centrale dell’esposizione le sezioni Focus newyorchese, ambientato nel quartiere sovversivo e underground di Chelsea Hotel, e Razza Umana, lo studio antropologico e culturale attraverso cui Toscani ha allestito set fotografici in diverse città del mondo per “prendere impronte somatiche e catturare i volti dell’umanità”. E ciò per capire fino in fondo di che materia è fatto l’essere umano e quali sono, se ce ne sono, le differenze tra i suoi simili. Così attraverso questo studio, chiosa il critico Achille Bonito Oliva:

“Con la sua ottica frontale ci consegna un’Infinita galleria di ritratti che confermano il ruolo dell’arte e della fotografia: rappresentare un valore che è quello della coesistenza delle differenze”.

Oliviero Toscani - United Colors of Benetton 1992 ©olivierotoscani
Oliviero Toscani – United Colors of Benetton 1992 ©olivierotoscani

Imparare a sbagliare, per crescere

Ma Oliviero Toscani non è stato solo il (de)moralizzatore della classe proletaria: a lui si devono scatti che hanno segnato la storia del fashion system e più in generale dello spettacolo: da Carmelo Bene a Mick Jagger, passando per Federico Fellini e Monica Bellucci. Centrale in questo senso è, naturalmente, la collaborazione con Benetton, le cui campagne finiscono per cambiare il mondo della comunicazione, scardinando il ruolo superficiale del marketing e arruolando la pubblicità a strumento di sensibilizzazione delle coscienze. La pioggia di critiche e di accuse di facili scandalismi lo travolge, ma non lo spezza.

Perché è questa, alla fine, la lezione più grande impartita da Toscani: occorre imparare che il fallimento non sancisce la fine di un percorso, ma è un modo per osservare il proprio cammino da una prospettiva diversa. È un monito a non rimanere fermi, è quasi un inno alla vita e alla creatività: e allora che arrivino altri 50 di questi meravigliosi fallimenti, maestro.