Sospeso nel tempo, tra i più belli d’Italia: è Apricale

Lungo la Strada dell’olio dell’area taggiasca che porta verso la Francia svetta un’oasi di pura felicità: è Apricale, in provincia di Imperia, uno dei più bei borghi d’Italia. Completamente immerso nel verde degli uliveti, Apricale possiede un nome dal significato recondito: è “esposto al sole”, che ben ne racconta la natura speciale. Si tratta infatti di un paese arroccato nell’entroterra, posto a 270 metri sul livello del mare.

Piccino picciò, questo splendido borgo ha una superficie che non supera neanche i 20 km quadrati: infatti lo popola solo una manciata di abitanti (sono circa 600). E la sua immagine è praticamente rimasta inalterata nei secoli, tra case in pietra e carruggi con storie speciali – a volte anche macabre, come quella relativa allacasa del boia.

Un ingresso trionfale

Addentrarsi nel paese è facile: dall’ingresso trionfale al paese, accompagnato da una Chiesa-fortezza con splendidi affreschi quattrocenteschi, si arriva presto alla piazza centrale, ampia e scenografica, nota per ospitare diversi eventi locali come la Festa di Primavera e la Sagra della Pansarola. L’atmosfera resta, dunque, squisitamente medioevale.

Il borgo è d’altronde stato costruito attorno al cosiddetto Castello della Lucertola, eretto nel X secolo dai Conti di Ventimiglia. Una vera fortezza militare poi passata ai Doria e infine tornata nelle mani del Comune.

Il respiro del tempo moderno

Ma non è tutto immobile come può sembrare: il castello è oggi, ad esempio, un museo di storia apricalese che ospita numerose (e interessanti) rassegne estive. E poi le viuzze, pur incastonate tra le pietre, presentano scorci di murales e installazioni di arte contemporanea – la più famosa è una bicicletta rivolta verso l’alto, installata sul campanile della Chiesa. Si tratta di un’opera del 2000 di Sergio Bianco, dal suggestivo titolo “La forza della non gravità”.

Con facilità l’arte moderna si mescola dunque a quella ben più antica delle Chiese: la più importante è quella della Purificazione di Maria Vergine, risalente al XII secolo. Alla fine del Settecento fu rinnovata in stile barocco, ma attualmente presenta una facciata neoromanica costruita quasi un secolo fa. Vale la pena visitare anche l’Oratorio di San Bartolomeo, che conserva un polittico in legno del 1544, e la Chiesa di Sant’Antonio, di origine duecentesca, che è stata edificata sui resti di un antico tempio romanico.

Let’s go!

E dopo aver fatto scorta di bellezza tra il reticolo di carruggi, è tempo di tornare in città. Non prima, però, di aver attraversato almeno uno dei percorsi storici con un’escursione indimenticabile. Trekking alert attivato?