Nella splendida cornice di Palazzo Cucchiari a Carrara, inaugura la mostra Colori e forme del lavoro Da Signorini e Fattori a Pellizza da Volpedo e Balla. Curata da Massimo Bertozzi ed Ettore Spalletti, l’esposizione porta le sale dei primi due piani della suntuosa residenza ottocentesca dipinti e sculture di quegli artisti che dopo l’Unità d’Italia portarono sotto i riflettori dell’arte non più eroi, poeti e santi, ma la gente comune.

Protagonista la (cruda) quotidianità

Inaugurata lo scorso 16 giugno, Colori e forme del lavoro proseguirà fino al 21 ottobre. Un percorso tra oltre cinquanta opere provenienti da collezioni pubbliche e private italiane che pongono all’attenzione dei visitatori un momento cruciale per la storia (dell’arte) di fine 1800. L’Italia è appena stata formata, un nuovo assetto socio-politico ed economico si affaccia sul neonato Stato, ma anche un nuovo modo di rappresentare la realtà coinvolge gli artisti dell’epoca e dei decenni successivi. Un profondo rinnovamento tematico e formale: sulle tele non sono più eroi e poeti a essere raffigurati, ma la gente comune colta nella sua realtà quotidiana, nella fatica del lavoro soprattutto, nei campi e nelle officine come in casa o in bottega, ma anche nella pena e nella miseria che sempre dà la mancanza del lavoro.

A Colori e forme del lavoro in mostra Pellizza da Volpedo, Giacomo Balla e Morbelli

La rappresentazione del mondo del lavoro nell’arte italiana tra l’Unità d’Italia e la Grande Guerra, trova spazio nella mostra Colori e forme del lavoro attraverso alcuni dei principali artisti di quella che fu la pittura Macchiaiola, Verista fino ad arrivare alle suggestioni simboliste delle prime avanguardie. Sono Fattori, Morbelli, Signorini, Pellizza da Volpedo – quest’ultimo presente con un disegno preparatorio del celebre Quarto Stato conservato al Museo del Novecento di Milano – Vincenzo Vela e il pre-futurista Giacomo Balla i protagonisti della mostra carrarese.

Fil rouge delle opere degli artisti in mostra sono le immagini del popolo, diventate oggetto di denuncia e origine di nuove e diverse suggestioni poetiche: poveri, contadini, anziani e lavoratori nelle loro differenti espressioni di umiltà, di bisogno, ma anche di rivendicazione della propria identità, di affrancamento, quindi di rabbia, di protesta e di lotta.

Per raccontare tutto questo, la mostra si articola in sette sezioni: lavoro domestico, lavoro nei campi, lavoro in mare e nei fiumi, lavoro nelle officine e nelle manifatture, lavoro in miniera e nelle cave, condizione sociale e commercio.