L’Hotel Four Seasons di Firenze è uno straordinario luogo, denso di storia e di opera d’arte, situato nella quiete delle mura del parco privato più grande di Firenze. E’composto da due palazzi rinascimentali, che in passato sono stati Villa Urbana del Primo
Ministro di Lorenzo de’ Medici e successivamente residenza papale, convento, sede della prima compagnia ferroviaria italiana, per cinque secoli residenza della nobiltà fiorentina e palazzo di un vicerè egiziano (che lo vendette quando gli fu proibito di insediarci il suo harem). Oggi, l’articolata e secolare storia dei palazzi che ospitano l’Hotel si svela attraverso i dipinti e le preziose “decorazioni artigianali” che sono tornati alla loro originale bellezza dopo sette anni di meticoloso restauro. L’albergo è situato in prossimità del centro storico di Firenze ed include due edifici: il “Palazzo della Gherardesca” del XV secolo e “La Villa”, ex convento del XVI secolo. Tra i due palazzi si estendono 4,5 ettari di parco botanico – il Giardino Della Gherardesca – uno dei più belli e inesplorati spazi verdi della città, sulla sponda destra del fiume Arno. Dietro la sua classica e lineare facciata, frutto di un ampliamento dell’inizio del ‘700, l’Hotel offre ai suoi clienti la possibilità di ammirare opere d’arte del periodo tra il XV e il XIX secolo nel loro contesto originale. Affreschi, bassorilievi, stucchi e mura rivestite di carta da parati orientale in seta dipinta a mano sono stati accuratamente restaurati per riportare alla luce i vivi dettagli come lo erano oltre cinque secoli addietro.

 Il Restauro

Il sontuoso cortile del XV secolo, oggi Lobby dell’albergo, con i suoi affreschi, bassorilievi e stucchi, è un chiaro esempio dello sfoggio di ricchezza tipica del Rinascimento. I bassorilievi del cortile, l’opera d’arte più importante conservata nella proprietà, è composta da 12 sezioni simmetriche, che riproducono racconti allegorici con finalità morali o filosofiche. Il cortile è circondato da un colonnato a volta e soffitti decorati con dipinti e formelle policrome in gesso.

I dipinti del cortile furono commisionati da Alessandro dei Medici nel 1555 probabilmente ad Agostino Ciampelli, uno degli artisti della corte medicea vicina ad Alessandro. Gli affreschi della Nativita’ e dell’Adorazione della Cappella del Palazzo, oggi Sala di Lettura dell’albergo, sono opera di diversi pittori tra cui lo stesso Ciampelli e Giovanni Balducci La teatralità del tardo barocco è presente nella preziosa decorazione delle suites e del salone da ballo del piano nobile. Noto il dipinto di Baldassarre Franceschini (1611 – 1689), detto “il Volterrano”, La cecità della mente umana illuminata dalla verità, chiaro esempio dello stile Rococò molto amato dalla nobiltà del tempo. Le opere più famose del Volterrano si trovano nella cappella della chiesa di Santa Croce a Firenze.

Durante il XVIII secolo la famiglia Della Gherardesca commissionò una serie di affreschi raffiguranti la storia della famiglia, altra tendenza dell’epoca. Questi affreschi, che si trovano nella Galleria e nel Salone da Ballo Della Gherardesca, furono dipinti da artisti del tardo barocco quali Vincenzo Meucci (1694 – 1766) e Giovanni Domenico Ferretti (1692 – 1768). Meucci ha inoltre affrescato la cupola della basilica di San Lorenzo, una delle chiese più grandi di Firenze, mentre il Ferretti, la Cappella di San Giuseppe nel Duomo. L’arte ottocentesca è altresì testimoniata dalle splendide carte da parati cinesi, ritrovate nella suite Volterrano, una delle sei Suite del piano nobile dell’hotel, oggi perfettamente restaurate. La carta da parati cinese dipinta a mano, del XVIII Secolo, della Suite, una volta chiamata “La Stanza Cinese” del palazzo, raffigura un panorama di fiori e uccelli esotici. Grazie al restauro questo delicato e raro esempio di decorazione cinese è tornato al suo originale splendore e ci testimonia l’interesse della nobiltà del tempo per l’Oriente, molto in voga nell’Ottocento. La presenza degli stemmi araldici delle famiglie Scala, De’ Medici e Della Gherardesca, illustrati in affreschi, decorazioni, fregi e vetrate artistiche ci ricordano costantemente l’illustre ed incomparabile passato del luogo.

Il Giardino della Gherardesca

I 4,5 ettari del giardino della Gherardesca sono noti fin dalle sue origini: nel Quattrocento come giardino botanico e, dagli inizi del XIX secolo, dimora di piante rare ed in via di estinzione. Sotto l’attenta guida della Soprintendenza per il Patrimonio storico Artistico, Four Seasons ha riportato il giardino al suo originario stile romantico ottocentesco, disegnato da un intreccio di percorsi, prati e boschetti intervallati da poggi e vasche. Le statue, le fontane, e il tempietto ionico e la “Kaffeehaus” sotto tutti elementi risalenti al disegno “romantico”originale. Molte specie botaniche, impiantate all’epoca nel giardino, vegetano e fioriscono ancora oggi. Tra le specie più interessanti ci sono la Taxus Baccata – pianta decorativa sempre verde, nota per essere la pianta più longeva in Europa – e il centenario albero Thuja, conifera perenne e aromatica, conosciuta anche come “l’albero della vita” per le sue proprietà omeopatiche. Fra la moltitudine di specie arboree presenti nel giardino svetta in altezza la sempreverde Sequoia, una delle 3 specie note come Redwood, tra gli alberi più alti al mondo. Il giardino ospita anche un gran numero di aceri multicolori e fioritissimi cespugli di azalee in varie tonalità. Prati di fioriture spontanee, all’ombra dei fusti secolari garantiscono piacevoli zone di relax in varie aree del parco. In particolare un’area di 1000 mq. di prato, protetta dalle folte chiome degli alberi, è stata dedicata ad eventi all’aperto. Esistono molte opportunità all’interno del parco per godere dei piccoli piaceri della vita, come leggere un libro all’ombra di un albero secolare o una tonica passeggiata mattutina.

E la sua storia

Il Giardino della Gherardesca, già Giardino Pinti, fu disegnato tra il 1472 ed il 1480 dopo l’acquisizione del Palazzo da parte di Bartolomeo Scala. L’area retrostante al Palazzo fu disegnata come giardino “all’italiana”, mentre i restanti quattro ettari e mezzo vennero piantati a frutteto ed ortaggi e fu realizzato un boschetto con alberi ad alto fusto, chiamato “ragnaia” per la particolarità della rete che serviva per catturare gli uccelli (abitudine poi scomparsa con gli anni). Nel 1820, il Conte Guido della Gherardesca restaurò il giardino per creare uno spazio dal disegno uniforme che riflettesse lo stile romantico del tempo.

Il progetto fu seguito da Giuseppe Cacialli, Antonio Martini e Ottavio Giovannozzi. Il nuovo disegno del giardino comprendeva prati, e bosco botanico, ed era arricchito da un piccolo lago, un casino di caccia con colonne in stile corinzio, una Kaffeehaus, un tepidario, tempietti ionici e dorici, statue, vasche e limonaia. Il giardino è stato il primo luogo a Firenze ad accogliere piante di mandarini, importate da Napoli nel 1844 –come testimoniano i manoscritti del rinomato botanico Antonio Targioni-Tozzetti (1785-1856) del XIX secolo. Nel 1857 il giardino ha ospitato la IV esposizione della Società Toscana di Orticultura, confermando la sua reputazione di paradiso di rare ed esotiche specie botaniche.

Quando nel 1870 vennero abbattute le mura della città, per creare gli attuali viali di circonvallazione, il Conte Ugolino della Gherardesca incaricò l’architetto Giuseppe Poggi di progettare e costruire il cancello ed il portale monumentali ed altri edifice così da delimitare il perimetro a nord della proprietà. Le pietre delle mura della città furono usate per costruire la collinetta del giardino, oggi occupata dal rigoglioso boschetto dove i clienti dell’Hotel possono godere di una romantica cena a lume di candela, con la vista del Duomo sullo sfondo. Dopo i bombardamenti della seconda Guerra Mondiale, il giardino fu restaurato, con importanti interventi, da Pietro Porcinai, considerato il più famoso paesaggista italiano del XX secolo.

Lo Chef, Vito Mollica

La filosofia di Vito Mollica, Executive Chef stellato del Four Seasons Hotel Firenze si basa su “conoscere l’uomo dietro al prodotto”, da qui la sua ricerca personale a scovare mercati e piccoli produttori della campagna toscana che condividono con lui la passione per la qualità. “Il valore di ogni piatto è nella qualità degli ingredienti” ci spiega, “Se sono preparati con cura lo si sente nel sapore…Più gli ingredienti sono preparati con semplicità e più rilasciano sapore.” Lo stile di cucinare di Mollica viene dal cuore. Dai rapporti che instaura con i produttori a quelli con la sua brigata (“l’ingrediente più importante di tutti”), si assicura che nel suo ristorante i clienti si sentano come a casa: “il cibo è un’esperienza – l’impegno va oltre quello che si vede nel piatto, come ricevere ogni cliente, come trattarlo, e come salutarlo…”

Firenze è un posto di cui è facile innamorarsi. “E’ il paradiso per la qualità, la storia, l‘arte e la cucina. É un posto fantastico anche per i bambini; una città dalla quale è facile accedere al mare e alla montagna, tranquilla ma cosmopolita.” I figli di Vito, seguiranno il padre in cucina ad un punto della loro vita? “Lo fanno già!” dice Vito, ridendo. “Anche loro hanno il loro piccolo tavolo in cucina e vogliono sempre preparare i loro piatti, cerco di non intromettermi troppo perchè voglio che sperimentino da soli.”

Il Palagio, ristorante principale dell’Hotel una stella Michelin ottenuta nel Novembre 2011, offre un menu centrato sull’alta cucina italiana e toscana, realizzato grazie agli ingredienti genuini dei produttori locali. I menù, includono un’ ampia scelta di ricette che varia di stagione in stagione. Il ristorante funge anche da sala principale per la prima colazione ed offre un ricco menù à la carte, con pane fresco, pasticceria, pesce affumicato ed un vasto assortimento di salumi e formaggi. Il Palagio è ubicato nel Palazzo della Gherardesca e si affaccia sull’omonimo giardino, dove la terrazza offre l’alternativa di incantevoli pranzi e cene all’aperto. Una volta scuderie del palazzo, la sala principale, decorata in nuances argento chiaro e lilla, conserva ancora le originali colonne ed il soffitto a volta, creando un’atmosfera intima e suggestiva per gli ospiti locali ed internazionali. Uno dei primi piatti di punta firmati Vito Mollica, i “cavatelli cacio e pepe con gamberi rossi e calamaretti”, è stato premiato come piatto dell’anno dalla nuova Guida Espresso dei ristoranti italiani 2013.