Pietro Paolo Rubens (Siegen 1577 – Anversa 1640), tra i maggiori protagonisti della storia dell’arte europea, è in mostra a Milano, all’interno delle prestigiose sale del piano nobile di Palazzo Reale, allestite ad hoc dall’architetto Corrado Anselmi.
L’esposizione, partita in autunno – il 26 ottobre 2016 –  ed intitolata “Pietro Paolo Rubens e la nascita del Barocco”, resterà aperta al pubblico fino al 26 febbraio 2017. Rimangono ancora due mesi, dunque, per ammirare le settanta opere selezionate dalla curatrice, Anna Lo Bianco, che per l’occasione si è avvalsa di un prestigioso comitato scientifico internazionale: Eloisa Dodero, David Jaffé, Johann Kraeftner, Cecilia Paolini e Alejandro Vergara.
Il patrocinio della mostra, con immagine guida “La scoperta di Erittonio fanciullo” e promossa dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Civita Mostre, è, invece, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
Fondamentale, inoltre, il supporto dei numerosi prestiti nazionali ed internazionali, dalle più prestigiose collezioni mondiali, come quelle del Museo Nazionale del Prado, dell’Hermitage di San Pietroburgo, della Gemäldegalerie di Berlino e del Principe del Liechtenstein, a quelle nostrane, tra cui la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma, i Musei Capitolini, la Galleria Borghese, la Galleria degli Uffizi e la Galleria Palatina di Firenze, il Museo di Palazzo Ducale di Mantova, la Galleria di Palazzo Spinola di Genova ed il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Un omaggio dovuto, quello della città meneghina e del Paese tutto, ad un pittore che ha dato l’imprinting stilistico e tematico alla grande stagione del Barocco romano. L’artista fiammingo, definito, non a caso, dallo storico dell’arte Bernard Berenson “un pittore italiano”, deve tanto all’Italia, così come l’Italia deve tanto a lui: dalla formazione sui maestri Tiziano, Veronese e Tintoretto, nonché Michelangelo e Raffaello, ai soggiorni a corte tra Mantova, Roma, Genova e Venezia, il periodo italiano è stato fondamentale per il maestro fiammingo ai fini della formazione della sua sensibilità pittorica; d’altro canto senza la sua personale rielaborazione, la sua grande forza creativa, il suo stile ricco e fantasioso, ed il suo peculiare utilizzo del colore, difficilmente avremmo avuto gli stessi affreschi nelle volte barocche del nostro Seicento, ed altrettanto difficilmente l’arte di Pietro da Cortona, Bernini, Lanfranco e Luca Giordano – giovani protagonisti del primo Barocco – avrebbe preso la stessa direzione.

Il messaggio principale che la direzione artistica della mostra intende mettere in evidenza è proprio questo: la scansione tematica è, infatti, articolata in quattro sezioni, ruotanti attorno agli otto anni di soggiorno in Italia (dal 1600 al 1608) dell’artista che ha realizzato i dipinti per l’altare maggiore della Chiesa della Vallicella a Roma. Delle settanta opere esposte,  infatti, quaranta sono di Rubens, mentre le restanti trenta si dividono tra sculture antiche, opere di alcuni grandi protagonisti del Cinquecento ed opere di artisti barocchi, proprio per mettere in evidenza le tematiche suddette. D’altronde, questa è l’idea guida della curatrice Anna Lo Bianco, sin dal lontano 1992, quando in un numero monografico di Art Dossier dedicato a Pietro da Cortona (le cui opere più rappresentative in tal senso sono presenti all’interno dell’esposizione di Palazzo Reale), sosteneva le medesime tesi.

Da segnalare, infine, la pubblicazione in uscita di un prestigioso catalogo da parte di Marsilio Editori.

 

Piero Di Cuollo

Via: Artribune