Possiamo considerare Mark Rothko come il vero maestro del colore. Rothko è stato infatti uno tra i massimi esponenti della pittura statunitense del XX secolo. Da molti annoverato come pittore espressionista astratto, tale “etichetta” risulta riduttiva e a tratti fuorviante. In realtà è famoso soprattutto per le opere realizzate nella maturità, quando aveva già cinquant’anni. In queste opere, anche dette “pitture delle campiture”, l’uso del colore è centrale e non vi è alcuna forma di verosimiglianza.

Gli studi di Mark Rothko

Mark Rothko fu lo pseudonimo di Markus Yakovlevich Rothkowitz. L’artista nacque il 25 settembre 1903 a Dvinsk, attuale Daugavpils,  una città della Lettonia, situata nella parte sud-est del paese, bagnata dal fiume Daugava. Quarto figlio di una famiglia ebrea, fu l’unico a frequentare una scuola talmudica per bambini. Era perciò l’unico componente della famiglia ad avere ricevuto una formazione ebraica, basata sullo studio dei testi religiosi tradizionali, principalmente quello del Talmud e della Torah. I suoi tre fratelli avevano infatti ricevuto un’educazione laica. L’esperienza religiosa e i tormenti da essa derivati è stata una caratteristica che ha accompagnato l’artista fino alla morte.

L’emigrazione negli Stati Uniti di Mark Rothko

Rothko
Ritratto dell’artista realizzato da Consuelo Kanaga nel 1949. Brooklyn Museum, No restrictions, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=33196081

Nel 1910 il padre Jacob emigrò negli Stati Uniti, seguito tre anni dopo da tutta la famiglia. La famiglia cercò così di fuggire alle persecuzioni antiebraiche della Russia zarista con i tanti pogrom, spesso appoggiati dalle stesse autorità. Rothko visse i suoi primi anni negli Stati Uniti, questo paese in cui “non si sentì mai veramente a casa”, a Portland, nell’Oregon. Un anno dopo il suo arrivo in America, rimase orfano di padre e la famiglia fu aiutata dalla comunità ebraica, ma visse comunque una situazione difficile.

Mark Rothko e gli studi artistici

Rothko venne comunque ammesso  all’università di Yale che frequentò tra il 1921 e il 1923. Si trasferì quindi a New York dove, facendo tanti piccoli lavori, riuscì comunque a entrare nel mondo dell’arte. Nel  1925 studiò con Max Weber all’Art Students League L’Art Students, una importante scuola d’arte nel quartiere di Manhattan.

L’inizio dell’attività artistica di Mark Rothko

La prima esposizione di Mark Rothko si tenne nel 1928 presso una collettiva alle Opportunity Galleries di New York. Negli anni seguenti allacciò una profonda amicizia con altri grandi artisti come Milton Avery e Adolph Gottlieb.

Nel 1933 tornò a Portland per organizzare la sua prima personale, a cui seguì lo stesso anno un’altra personale a New York, presso la Contemporary Arts Gallery.

Il Gruppo “The Ten ,The Ten Whitney Dissenters”

Nel 1935 fu uno dei fondatori, con altri  artisti del calibro di Ilya Bolotowsky (Russia 1907-Stati Uniti 1981) e Adolph Gottlieb (Stati Uniti, 1903-1974), del gruppo  The Ten ,The Ten Whitney Dissenters. Questo gruppo avrà vita breve: infatti rimase attivo per soli cinque anni, ma fu comunque un laboratorio artistico importante. Nato con ispirazione essenzialmente espressionista, fu il supporto per molti talenti per sopravvivere in un momento di depressione economica importante in cui l’arte aveva poco mercato e scarsa visibilità al di fuori delle istituzioni accademiche già consolidate e si trattò di talenti che poi spesso sarebbero sfociati in quello che viene definito espressionismo astratto.

Mark Rothko, il difficile inizio e i bambini

Mark Rothko non ebbe subito un successo di pubblico enorme. Per anni dovette mantenersi facendo un secondo lavoro, che lo portò molto però a interfacciarsi con le nuove generazioni. Lavorò infatti come insegnante d’arte per oltre 20 anni al Brooklyn Jewish Center, seguendo la formazione dei bambini dalla scuola materna fino all’ottavo anno di scuola elementare. Tale esperienza risultò non solo stimolante, ma anche di conforto a forme accentuate di depressione, che già in quegli anni fecero la loro presenza

Mark Rothko dopo la Seconda Guerra Mondiale

Mark Rothko vide un significativo incremento nella produzione artistica dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. La conoscenza con Peggy Guggenheim gli ha permesso di allestire, sempre nel ’45, una mostra personale alla galleria Art of This Century di New York; Nel 1947 e nel 1949 insegnò alla California School of Fine Arts di San Francisco, dove insegnava anche Clyfford Still. Insieme a William Baziotes, David Hare e Robert Motherwell, fonda nel 1948, a New York, The Subjects of The Artist, una scuola che però avrà vita breve.

Oltre l’espressionismo astratto

Anche se grande parte della sua ricerca artistica affonda le radici nell’espressionismo astratto, il suo percorso presto andò oltre. Era il momento di quello che il critico Clement Greenberg (New York, 1909-1994) definì “Colour field”, cioè pittura delle campiture, in cui le tele, solitamente di grandi dimensioni, venivano ricoperte interamente di colore escludendo ogni forma di segno. Questa pittura si indirizza talvolta verso il cromatismo, ovvero l’uso di un solo colore. Queste grandi tele sono così caratterizzate dal contrasto tra campi di colore diversi, quasi “masse gassose”.

Lo stesso artista dichiarò che non gli interessava “essere un artista astratto. Non mi interesso dei rapporti di forma e di colore o qualsiasi altra cosa del genere. Mi interessa solo esprimere le più fondamentali sensazioni umane, tragedia, estasi, fatalità e cose simili”.

Lo stile di Mark Rothko

In questi anni la pittura di Mark Rothko si evolve in grandi tele con pochi colori intensi: rosso, giallo, nero, verde. Sono i suoi lavori più noti e collezionati. Un cromatismo in cui le emozioni esplodono senza la presenza di alcuna figura: non c’è figura di persona, non ci sono oggetti o forme riconoscibili.

La sua non è però neppure una ricerca fotografica, ma è la volontà di “esprimere emozioni umane fondamentali” come dirà egli stesso. E proprio perché pensava che “la gente che davanti ai miei dipinti piange compie la stessa esperienza religiosa che io compio quando li dipingo” dettava spesso le regole per la loro fruizione arrivando a suggerire l’altezza dal pavimento.

Le opere più importanti

A partire degli anni ’50 Mark Rothko sviluppa questa sua tecnica unica, dando vita ai suoi più famosi capolavori. Siamo di fronte a “Senza titolo. Lavanda e verde” del 1952 o “No.17”, conosciuta anche come “Green on Blue on Blue” del 1957 o ancora “Arancione, rosso, giallo” del 1961. Si tratta di opere che oggi sono valutate milioni di dollari, e che gli permisero di smettere anche di lavorare come docente (al Brooklyn Jewish Academy Centre e nei periodi estivi alla California School of Fine Arts di San Francisco).

Rothko
Inerno di ufficio con un’opera di Rothko nel 1973 (CORPORATE OFFICE, BUILT IN 1972 – NARA). By Declan Haun – U.S. National Archives and Records Administration, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=17103951

Tra successo e irrequietudine

L’ascesa di Rothko proseguì comunque senza interruzioni. Espone al MoMa, all’Art Institute di Chicago. In questi anni l’artista ha per la prima volta chi, il gallerista Sidney Janis, si occupa della sua carriera. Arrivano quindi guadagni importanti, ma questo successo lo vive in modo complicato, con profondi sensi di colpa.

Nel 1958 Ludwig Mies van der Rohe commissionò a Rothko di dipingere una serie di dipinti su tela di grandi dimensioni per il ristorante Four Seasons nel Seagram Building di New York, oggi chiuso ma un tempo il più importante ristorante di New York, frequentato da personaggi famosi, come Jacqueline Kennedy ma una volta ultimato non fu felice di vedere le sue pitture come sfondo a una sala da pranzo, quindi ne consegnò nove di quelle marroni e nere alla Tate Gallery.

Cappella Rothko

Rothko
Cappella di Rothko vista dall’esterno. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=905620

La  sua ultima opera importante fu la Cappella Rothko, a Huston. Il vero nome era originariamente Cappella De Menil. L’edificio fu progettato almeno nella fase iniziale dall’architetto Philip Johnson e commissionata da John e Dominique de Menil una coppia di francesi, immigrati come lui, giunti a New York dopo l’occupazione nazista della Francia nel 1964. Alle pareti sono appesi 14 dipinti neri con sfumature. L’edificio ha forma ottagonale iscritto in una croce greca. Si tratta di un edificio costruito in mattoni con pareti a stucco grigio o rosa e un lucernario a luce diffusa.

Dal 1973 in avanti, è sede di seminari che riguardano le varie emarginazioni mondiali e sede di numerosi Premi: Nel 1981 promosse il “Premio Cappella Rothko per l’impegno verso la Verità e la Libertà”.

Per volere dei fondatori, dal 1986 la Cappella è sede del Premio in onore di Oscar Romeo, Arcivescovo di San Salvador, ucciso il 24 marzo 1980.  Il 16 settembre 2000, la Cappella Rothko fu inserita nel National Register of Historic Places.

Com’è stata costruita la Cappella di Rothko?

La cappella di Rothko è stata costruita per volere di Dominique e John de Menil.

Di pianta ottagonale, come una fonte battesimale, ed è decorata con una serie di dipinti che giocano e vibrano grazie ai riflessi della luce naturale che penetra attraverso finestre appositamente studiate dall’artista. Dominique Menil nel discorso di inaugurazione definì i quadri di Rothko “intimi e senza tempo. Ci circondano senza racchiuderci. Le loro superfici cupe non bloccano il nostro sguardo. Attraverso i toni rosso-bruni possiamo continuare a vedere l’infinito”.

Mark Rothko muore suicida nel 1970

Mark Rothko Morì suicida nel primissimo mattino del 25 febbraio 1970. Fu vittima dell’alcol e del fumo, ma soprattutto di una tristezza che non lo abbandonò tutta la vita e che culminò nel suo studio di New York.

Per 38 anni il corpo dell’artista americano di origine russa Mark Rothko (1903-1970) ha riposato in pace in un modesto cimitero di North Fork, a Long Island, di fronte allo stato di New York, ma ora i suoi figli, Kate Prizel, 57 anni, e Christopher, 44 anni, si sono rivolti a un giudice per chiedere che i resti del padre vengano disseppelliti e risotterati in un cimitero ebraico della contea di Westchester ”per rispettare il suo ultimo desiderio e la sua fede ebraica” e per ricongiungere poi i loro genitori in un’unica tomba venendo in attrito con la proprietaria della tomba .

L’ascesa delle quotazioni di Mark Rothko

Le quotazioni di Mark Rothko sono aumentate vertiginosamente dopo gli anni ’60. Basti pensare che un dipinto rosso fu venduto da Richard Feigen alla National Gallery di Berlino per 22.000 dollari nel 1967.

Nel novembre 2005, il dipinto di Rothko Homage to Matisse (1954) ha battuto il record per qualsiasi dipinto del dopoguerra ad un’asta pubblica, vendendo per 22,5 milioni di dollari. Ed era solo l’inizio di una serie di record successivi.

Nel 2015 l’opera n. 10 (1958) fu venduta per 81,9 milioni di dollari ad un’asta di Christies a New York.  Il 15 novembre 2021, il dipinto “n. 7” del 1951 fu venduto durante l’asta di Sotheby’s per 82,5 milioni di dollari in Asia.

La memoria di Mark Rothko in Lettonia

In Lettonia, nella città da cui lui era fuggito per sfuggire ai progrom antisemiti, nell’aprile 2013, in occasione del centenario della sua nascita e quarantatre anni dopo la sua morte, è stato inaugurato il Centro Mark Rothko. Il figlio Christopher definì l’occasione “un meraviglioso ritorno alle origini” per suo padre.