Amedeo Modigliani è per tutti il pittore dei colli lunghi e dei nudi di donna sensuali. Morto giovanissimo e in povertà a Parigi, il suo lavoro è oggi iconico e appartiene all’immaginario collettivo dell’umanità. Collerico, istrionico, fu un uomo complicato, schiavo del proprio genio ed eccessi. Di lui ci è rimasto un carteggio e delle poesie che ci permettono di conoscerlo a fondo.

Amedeo Modigliani
Amedeo Modigliani, 1918, Nizza (foto realizzata per rifare i documenti persi). Par Auteur inconnu — old photo, Domaine public, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=17678979

Famiglia d’origine e problemi di salute

Amedeo Clemente Modigliani – nome completo dell’artista – nacque a Livorno (oggi visitabile la casa natale) il 12 luglio 1884 ultimo di quattro figli in una famiglia atea di origini ebraiche (sefarditi). Le ristrettezze economiche dei Modigliani fecero sì che l’artista crescesse e vivesse in una famiglia “allargata” insieme a un nonno e a due zie. Ebbe fin da giovane problemi di salute per una febbre tifoide, episodi di polmonite e poi per l’insorgere della tubercolosi, malattia che lo portò alla morte prematura il 24 gennaio 1920 a Parigi.  Questo insieme di sfortunati fattori portò Amedeo Modigliani a studiare in modo quasi del tutto autonomo la pittura e il disegno, per cui manifestò fin da bambino grande interesse.

Amedeo Modigliani e i Macchiaioli

Le prime esperienze di studio strutturato in ambito artistico le ebbe a Livorno nello studio di Guglielmo Micheli, allievo di Giovanni Fattori, che conobbe di persona. Questo incontro lo fece avvicinare al movimento dei Macchiaioli di cui Fattori era uno dei grandi Maestri. Grande appassionato d’arte, cercò di viaggiare spesso per visitare musei e vedere dal vivo i capolavori dell’arte rinascimentale italiana. Riuscì quindi anche a studiare per brevi periodi alla Scuola Libera di Nudo: prima a Firenze e poi a Venezia. Di questo giovanile periodo l’opera più celebre è forse “Stradina toscana” del 1898 conservato al Museo al Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno.

Modigliani, Pablo Picasso e André Salmon
Modigliani, Pablo Picasso e André Salmon al Café de la Rotonde, Parigi. By Amedeo Modigliani (1884–1920) – Modigliani Institut Archives Légales, Paris-Rome https://www.museothyssen.org/thyssen/exposiciones/WebExposiciones/2008/modigliani/fundacion/fundacion9_ing.html, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4766641Scatto di Jean Cocteau, 1916.

Il trasferimento a Parigi

Poco più che ventenne si trasferì a Parigi nel 1906. Erano questi anni in cui Parigi vide fiorire quelle avanguardie artistiche, non solo pittoriche, che influenzarono tutto il secolo e non solo. Qui divenne in breve protagonista della Scuola di Parigi (École de Paris) ovvero di quell’insieme di artisti, per lo più emigrati, che animava il fermento artistico parigino all’inizio del XX secolo. Non si tratta di un genere o stile artistico specifico, ma del risultato creativo di artisti dalla forte personalità. La Scuola di Parigi è così l’insieme di tanti generi “unici”, tra cui quello di Modigliani, accomunati dal fatto di esser stati influenzati dai movimenti che stavano nascendo nella capitale francese: dal fauvismo al cubismo.

Amedeo Modigliani e gli altri Maestri

Amedeo Modigliani
Paul Guillaume By Amedeo Modigliani – Own work, user:Rlbberlin, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2471508

Amedeo Modigliani visse intensamente gli anni parigini. In questo mondo bohémien presto abusò di alcool e droghe, che peggiorarono le già precarie condizioni di salute. Visse i suoi eccessi, comuni a tanti altri in quegli anni, in modo plateale, “al crocicchio di Montparnasse” come sottolineò lo stesso Picasso. La continua ebbrezza, la povertà e una forma di marcato narcisismo portarono spesso il collerico Modigliani a litigare persino con gli amici (persino con il mercante Paul Guillaume) e a essere spesso isolato.
Modigliani visse perciò sempre in contatto con il mondo di Pablo Picasso, Maurice Utrillo, Max Jacob, Jean Cocteau, senza abbracciare mai alcun movimento. Nel suo lavoro si può così rintracciare a tratti tanto il cubismo, quanto il futurismo e persino il dadaismo, ma, anche per il suo carattere estremamente individualista, Amedeo Modigliani sviluppò infine un suo stile particolarissimo, unico e ancora oggi riconoscibile.

Amedeo Modigliani e le donne

Beatrice Hastings. By Amedeo Modigliani – Solomon R. Guggenheim Foundation, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=40187826

Amedeo Modigliani a Parigi frequentò tante donne, di ogni estrazione sociale, con cui sviluppava relazioni anche intense ma che finivano presto. Si trattava sempre di donne dal carattere importante, che impegnavano molto l’artista, ma che erano anche sempre grande fonte di ispirazione

Con Simone Thiroux ebbe un figlio (si seppe solo molto tardi che era suo) il quale divenne poi sacerdote (come pubblicato su L’Osservatore Romano nel 2011). Elvira, una prostituta bellissima detta “La Quique”, fu invece la modella di due capolavori come “Elvira appoggiata al tavolo” (1919) e “Nudo in piedi” (1918); Elvira, accusata di essere una spia sarà poi fucilata dai tedeschi.

Tra le altre amanti più importanti va ricordata anche la scrittrice inglese Beatrice Hastings.

Tutto cambiò dopo l’incontro con Jeanne Hebuterne, di quattordici anni più giovane con la quale ebbe una figlia. Il secondo figlio morì non ancora nato a causa del suicidio della madre in seguito alla prematura morte dell’artista.

Amedeo Modigliani e la scultura

Modì, chiamarono da subito i francesi, si avvicinò alla scultura invogliato da Paul Guillame, un giovane mercante d’arte che vide subito le potenzialità delle sue opere.

Ispirato dalla linearità di Costantin Brancusi, Amedeo Modigliani realizza alcune sculture: si tratta di esperimenti mirabili anche se mai dei tutto maturati. Modì dovette infatti presto interrompere la realizzazione di sculture a causa di problemi di salute. L’artista non amava infatti la creta che definiva “fango”. Il bronzo era un materiale molto caro e si avvicinò perciò alla lavorazione della pietra arenaria (marginalmente marmo). Le polveri prodotte però erano incompatibili con le sue patologie polmonari.

Tra le sculture vanno così menzionate “Head” (1911-1912) e “Cariatide Inginocchiata” (1913-1914). Il 4 novembre 2014 Tête (1911-12) di Amedeo Modigliani è stato venduto da Sotheby’s New York per 70.725.000 dollari.

Amedeo Modigliani scultura
Tête de femme, 1912, New York, Metropolitan Museum of Art By Amedeo Modigliani – Wikimedia Commons Images, CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=87126505

 

La pittura scandalosa di Amedeo Modigliani

Amedeo Modigliani abbracciò completamente la pittura, dopo l’esperienza materica e tridimensionale della scultura. Riuscì a dare vita a opere considerate spesso scandalose e in un primo momento con scarso successo di mercato. La sua prima personale ebbe luogo nel dicembre 1917 alla Galérie Berthe Weill. L’esposizione di scandalosi nudi portò la mostra a dover chiudere dopo poco tempo. L’originario scandalo, complice l’evoluzione attuale della società, non risulta però essere il tratto distintivo più amato oggi della sua arte.

Più interessante risulta considerare a livello tecnico il rapporto tra scultura e pittura per Modì. I suoi ritratti presentano infatti caratteri essenziali che in qualche modo sembrano una continuazione delle sue teste in arenaria. Nascono così probabilmente dalla scultura e dall’amore per il primitivismo, più che per il cubismo, le sue cifre stilistica più note: i “colli lunghi” stilizzati e gli occhi a mandorla in cui spesso non si vede la pupilla.

Gli occhi per Amedeo Modigliani

Sugli occhi dipinti da Amedeo Modigliani si è scritto tantissimo e numerose sono le teorie e congetture. Si dice che l’artista provasse una sorta di pudore nella rappresentazione degli occhi, perché gli sembrava di scrutare nell’animo delle persone ritratte. Forte senz’altro l’influenza del primitivismo e dell’arte africana che in quegli anni per la prima volta arrivava in Europa.
In merito invece allo “strabismo” ci vengono in aiuto le parole stesse di Modigliani: “Ti ho dipinto così perché con uno (occhio) guardi il mondo, mentre con l’altro guardi dentro di te”. Così l’artista spiegava la scelta di impiegare colori diversi per gli occhi del ritratto fatto all’amico pittore Léopold Survage.

Amedeo Modigliani
Amedeo Modigliani, 1918, Portrait of a Young Woman, oil on canvas, 61 x 45.7 cm, New Orleans Museum of Art. By Amedeo Modigliani – New Orleans Museum of Art, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=68365350

I colli lunghi

L’altro marchio di fabbrica di Amedeo Modigliani è rappresentato dai colli sottili e allungati, in cui alcuni critici vedono un riferimento a “La Madonna dal collo lungo” de il Parmigianino anche se comunque i suoi ritratti sono unici, particolari, solo suoi. Sono figure essenziali che riportano con la mente all’arte africana molto schematizzate, ma umane, vive e molto profonde nella loro malinconia. Sono ritratti in cui i modelli hanno spesso l’impressione che l’artista in generalmente due sole sedute “spogli loro l’anima”. Inizialmente sono solo volti, poi in seguito preferì ritrarre la figura intera.

Gli ultimi anni

A causa della sua cattiva salute non fu coinvolto nella Prima Guerra Mondiale. Nel 1918 nacque così in Provenza la sua prima figlia. Tornato a maggio a Parigi, si trasferì in un appartamento in rue de la Grande Chaumière dove visse l’ultimo periodo della sua vita con Jeanne e la figlia. Con la compagna visse insieme e condivise la comune tensione artistica. Amedeo Modigliani però stava sempre peggio e, colpito da una meningite tubercolare, venne Ricoverato all’Hopital de la Charité dove morì all’alba del 24 gennaio 1920. Fu sepolto nel cimitero parigino di Pere-Lachaise.

L’amore per Jeanne Hebuterne

L’artista dopo dieci anni intensi di relazioni, anche fugaci, incontrò e si innamorò di Jeanne Hebuterne. Si trattava di una giovane promettente pittrice che divenne da subito sua modella preferita con cui divise gli ultimi anni fino alla prematura morte.
Quando Modì morì giovanissimo, Jeanne era incinta del secondo figlio. Per il dolore si suicidò due giorni dopo la sua morte, gettandosi da una finestra del quinto piano. Solo nel 1930, fu tumulata accanto a lui anche Jeanne Hétìbuterne, prima tumulata dalla famiglia che non aveva mai accettato la sua relazione con questo pittore di quattordici anni più anziano, al cimitero di Bagneux per paura dello scandalo. Furono gli amici, con una colletta, a provvedere alle esequie.

La figlia di Modigliani

La morte di Amedeo Modigliani e di Jeanne Hebuterne lasciò orfana la loro prima figlia, Jeanne, che venne affidata a Livorno alla nonna paterna Eugénie Garsin. Jeanne Modigliani morì a Livorno nel 1984, dopo avere vissuto a Parigi per sfuggire alle persecuzioni razziali del fascismo e avere partecipato alla resistenza francese antinazzista. Incarcerata Jeanne Modigliani scrisse la biografia più nota di suo padre “Modigliani senza leggenda”.

Amedeo Modigliani nei Musei del Mondo

Le opere di Amedeo Modigliani possono essere ammirate nei più importanti musei del mondo: dalla Galleria di Arte Moderna e Contemporanea di Roma, a Milano alla Pinacoteca di Brera e al Museo del Novecento. Altre opere sono esposte al MoMa New York e in Francia, soprattutto al Musée de l’Orangerie e al Centre Pompidou di Parigi.

Amedeo Modigliani e i falsi

Amedeo Modigliani ebbe in vita uno scarsissimo successo di pubblico, complice anche il suo stile di vita e il carattere complesso. Il successo dopo la morte è stato invece immenso ed è oggi uno degli artisti più contraffatti, soprattutto per quanto riguarda i disegni preparatori. Va ricordato infine anche il celebre episodio del luglio 1984 quando in un canale di Livorno, nel Fosso Reale a Livorno, furono “fatte” ritrovare delle teste in pietra. Giulio Carlo Argan, fra i più celebri critici del tempo, attribuì a Modigliani la paternità di tali opere, che si rivelarono dopo poco essere nient’altro che frutto di uno scherzo o di un tentativo di immettere in circolazione dei falsi.

Sabino Maria Frassà

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