Heritage: il passato di Limonta ritorna grazie a Vito Nesta

Con un approccio progettuale ibrido, che deve molto tra le altre cose a pittura e fotografia, e che guarda alle influenze straniere come a un’eco da riverberare con maestria, Vito Nesta ha di recente firmato Heritage, una bella collezione di carte da parati per Limonta Italian Wall Couture.

Qui dove il tessuto diventa luogo di raccordo tra il presente e il passato, in uno sbocciare costante e soave di echi dei gobelin ottocenteschi, le trame complesse si tramutano in fini decorazioni a rilievo dai colori tenui e con la predominanza dei pattern floreali.

In Heritage l’impronta del designer pugliese rivela la sensibilità del racconto storico: con questa linea, infatti, narra questi primi 130 anni dell’azienda lombarda, grazie all’immersione negli archivi storici del marchio (custoditi nella sede del gruppo a Costa Masnaga, Lecco). Ma non solo: il tuffo nelle stoffe di un secolo fa, con quell’identitario profumo inebriante, permette di fare un salto nel mondo orientale di impianto favolistico. È nelle fogge antiche reinterpretate che rivivono infatti sfondi romantici e creature dalle Mille e una notte.

La tradizione di 'Heritage' è piena di luce (Ph. by Andrea Pedretti)
La tradizione di ‘Heritage’ è piena di luce (Ph. by Andrea Pedretti)

Questione di affinità elettive

  1. Quando la tradizione italiana dei parati incontra il talento del design contemporaneo nasce ‘Heritage’, una collezione innovativa e preziosa. Ma come è avvenuto questo incontro?

Ho conosciuto Stefano Sette, Managing Director di Limonta, perché aveva seguito alcune mie collezioni di carte da parati e mi ha chiamato per creare la collezione Heritage. Ne era certo: aveva trovato nel mio spirito decorativo la stessa linea concettuale dell’azienda.

Alla ricerca del tesoro perduto

  1. ‘Heritage’ è stata l’occasione per reinterpretare il passato, raccontando una storia dalla personalità distinta. Che narrazione ha deciso di interpretare per Limonta? Secondo quale linguaggio personale?

Il progetto mi ha colpito fin da subito, perché in linea con quella che è la mia maggiore attitudine, ovvero lavorare con gli archivi. Il mio approccio è stato stimolante e al contempo affascinante, perché quello di Limonta è davvero uno scrigno pieno di tesori diversi e complementari: racchiude carte da parati, tessuti, collezioni di ogni tipo che sono state recuperate nell’arco di 150 anni di storia.

L’azienda mi aveva indicato un desiderio: reinterpretare il gobelin, in cui in passato si era distinta, alla luce della presenza in archivio di diverse collezioni a cui volevano ridare miglior (e nuova) vita. Il gobelin non è infatti un decoro semplice, ha una levatura molto importante: la sfida era quella rendere contemporaneo questo materiale per dare una seconda chance. E io l’ho raccolta, completamente pieno di fiducia.

Tutti parlano di “Gobelin”: cos’è?

  1. Il gobelin secondo Vito Nesta – e perché è stato importante tornare alle radici parigine del tessuto.

La mia concezione, in realtà, non è solo limitata al gobelin ma può essere estesa a tutti i miei approcci decorativi e progettuali. Sono consapevole che esistono alcuni materiali pervenutici con una storia densa, provenienti da un periodo storico preciso e per questo difficili da ricontestualizzare oggi. Un gobelin è un arazzo di antica fattura: non è per niente semplice inserire un pezzo così impegnativo all’interno di un appartamento moderno, eppure questi tessuti hanno una lunga storia da raccontare, così come un diverso modo di concepire il prodotto e la sua raffigurazione.

Si prendano ad esempio i paesaggi, che in passato assumevano una forte caratura romantica o fiabesca: riutilizzarli oggi significa non solo non dimenticare la loro storia, ma anche dare un quid in più alla narrazione. Un po’ come un disco che viene rimasterizzato: alla storia iniziale se ne aggiunge un’altra, quella dei giorni nostri, che rende il racconto di più ampio respiro.

Il mio approccio ai materiali di Limonta è stato un procedere per sottrazione nei decori poco appropriati per le carte da parati. Ad esempio, la collezione Gonzaga aveva due sposi in abiti nuziali tradizionali in un modulo così tante volte ripetuto da risultare soffocante. Ho mantenuto la bellezza della carta, che era esaltata da fiori meravigliosi e decori romantici, e ho eliminato il particolare degli sposi: in questo vuoto ho inserito gli stessi fiori, ma come se fossero dietro le quinte. Il risultato è un’atmosfera velata, più morbida: ho optato per la leggiadria.

  1. Una curiosità: il parato preferito della collezione.

Il mio parato preferito è senz’altro Showa, un vecchio decoro giapponese che ho reinterpretato nei colori e che ho smorzato di alcuni elementi decorativi. Tra tutte le carte da parati è quella che ha una maggiore caratura evocativa, ed è per questo che su di me ha avuto una seduzione ammaliante.

Sofisticata, immersa nella tradizione, piena di grazia: è 'Heritage', la collezione di carte da parati di Limonta (ph. by Andrea Pedretti)
Sofisticata, immersa nella tradizione, piena di grazia: è ‘Heritage’, la collezione di carte da parati di Limonta (ph. by Andrea Pedretti)

Heritage, ovvero: riscoprire la tradizione decorativa

La collezione consta di 4 nuovi modelli di wallpaper disponibili in 70 varianti, tutti in stampa goffrata in rilievo. Il risultato è una carta da parati dall’animo da chansonnier, che mette in scena un percorso emozionale alla scoperta delle radici del design all’italiana e del gusto forbito e tutto personale del tessile di una volta.

D’altronde siamo perché siamo stati – ed è bene ricordarlo.