Paolo Portoghesi è considerato un importante rappresentante nonchè pioniere teorico dell’architettura postmoderna grazie soprattutto ai progetti della Biennali di Venezia 1980. Oltre che un architetto ed un teorico dell’architettura è uno storico e un docente universitario.

La formazione e l’insegnamento

Paolo Portoghesi è nato a Roma il 2 novembre 1931. Dal 1950 ha frequentato la Facoltà di Architettura della Sapienza a Roma studiando soprattutto Guarino Guarini e Francesco Borromini riguardo i quali, ancora da studente, pubblicherà alcuni saggi. Si laurea nel 1957 diventando poi professore di Storia della critica alla facoltà di Architettura a Roma. Nel 1968 diventa preside della facoltà di architettura del Politecnico di Milano ma a causa dei moti del Sessantotto viene sospeso dall’insegnamento

Riviste e saggi

Sarà molto attivo nel campo dell’editoria fondando nel 1966 la rivista Controspazio rimanendo come direttore fino al 1983. Oltre a Controspazio dirigerà Itaca nel 1977, Eupalino dal 1985 al 1990, Materia dal 1990 e dal 2001 Abitare la Terra. Nel 1968 seguirà il Dizionario Enciclopedico di Architettura e Urbanistica.

Nel 1967 pubblica un saggio che diventerà la base del movimento postmoderno italiano in architettura intitolato Le inibizioni dell’architettura moderna.

Le prime opere

Nel 1964 fonda il suo studio nella capitale con l’ingegnere Vittorio Gigliotti con cui collaborerà per la realizzazione di quasi tutti i progetti successivi.

I primi progetti di Paolo Portoghesi cioè Casa Baldi e Casa Papanice rispettivamente del 1960 e del 1968 anticipano timidamente i temi del movimento postmoderno in Italia.

Casa Papanice

Commissionato da Pasquale Papanice e costruito da Paolo Portoghesi e Vittorio Gigliotti tra il 1966 e il 1970 è uno dei progetti diventato col tempo simbolo del postmodernismo italiano.

Si tratta di un villino su tre livelli dalle pareti bombate e rivestite di listelli di maiolica colorati. Caratteristici i parapetti dei balconi realizzati con tubi simili a canne d’organo di metallo. Questi tubi vanno anche ad incoronare l’intero edificio.

L’architetto italiano prende spunto dal Barocco Romano ma anche dall’Art Dèco utilizzando la linea curva e modellando lo spazio interno con la deformazione delle pareti. Le pareti perimetrali sono infatti un susseguirsi di concavità e convessità.

Internamente le pareti presentano fasce colorate orizzontali mentre il soffitto è caratterizzato da una serie di cilindri concentrici. Erano presenti grandi vetrate colorate dai dettagli dorati.

La casa è passata a diverse proprietà e dopo essere diventata anche palcoscenico di diversi film degli anni 70 oggi ha perso alcune caratteristiche peculiare. Per esempio, sono stati abbattuti tubi che delimitavano il tetto e le canne dei balconi mentre sono rovinate tutte le maioliche delle facciate.

Casa Papanice – ©Edmondo87 (via Wikimedia Commons CC BY-SA 4.0)

Moschea di Roma

Situata ai piedi dei Monti Parioli a Roma è la più grande moschea del mondo occidentale. È stata progettata da Paolo Portoghesi, Vittorio Gigliotti e Sami Mousawi ed inaugurato nel 1995.

La struttura va a integrarsi nell’area verde circostante, con un mix di design strutturale moderno e curve. Luci e ombre si fondono in un modo inteso creando un clima meditativo e la scelta dei materiali, come il travertino e il cotto, evocano gli stili architettonici tradizionali romani. Internamente sono presenti piastrelle smaltate con colori chiari che vanno a formare mosaici. Il pavimento è ricoperto da un tappeto persiano anch’esso a motivi geometrici.

La sala di preghiera principale è sormontata da una cupola centrale di oltre 20 metri di diametro circondata da 16 cupole più piccole. La moschea contiene diverse colonne a forma di palma, che rappresentano il collegamento tra Allah e il singolo devoto.

Paolo Portoghesi era un grande studioso della cultura islamica e di tutto il mondo arabo tanto che tra i suoi progetti c’è il Palazzo dei reali di Giordania ad Amman e la moschea di Strasburgo.

Moschea di Roma – ©Francesco Di Capua (Flickr CC BY-NC-SA 2.0)

Biennale di Venezia

Punto cruciare della sua carriera è stata l’elezione come direttore della Biennale di Venezia nel 1979. Fu lui ad incaricare Aldo Rossi di costruire il famoso Teatro del Mondo su un natante nel bacino di San Marco.

Famosa la realizzazione della Strada Novissima, una installazione a cui parteciparono numerosi architetti di fama internazionale come Frank Gehry, Rem Koolhaas, Charles Moore, Hans Hollein e Franco Purini. Gli artisti avrebbero dovuto realizzare venti facciate ognuna larga 7 metri ed altezza variabile dai 7,20 metri ai 9,5 metri.

Nasce l’architettura postmoderna italiana

Con oltre 2000 visitatori al giorno, la mostra è stata un successo di pubblico. Nonostante qualche controversia, la mostra ha innescato una vasta serie di pubblicazioni sull’argomento. La Biennale di Venezia 1980 è diventata proprio il manifesto sancendo l’inizio del Post-Modernismo italiano.

Paolo Portoghesi resterà per tutti gli anni 80 il maggior sostenitori ed i suoi progetti rimarranno indissolubilmente legati a questa corrente.

L’architetto romano, però, non rifiutava interamente i canoni del Movimento Moderno ma si considerava soltanto una delle molte sfaccettature del razionalismo italiano.

Geoarchitettura

Con i progetti del nuovo millennio Paolo Portoghesi abbandona il post-modernismo concentrandosi su quello che chiama geoarchitettura.

La geoarchitettura viene chiamata da Portoghesi anche architettura umanistica. Per l’architetto romano diventa importantissimo l’attenzione per l’ambiente anche attraverso lo studio di esso. Considera infatti l’architettura dell’ultimo periodo figlia del consumismo nonchè espressione dell’individualismo dato che più della metà dei grandi progetti sono in mano a pochi studi.

Diventano requisiti fondamentali della geoarchitettura l’imparare dalla natura non solo esteticamente ma anche come economizzare. Diventa importante imparare dalla storia per evitare gli errori del passato e usare le innovazioni per risolvere i problemi senza basarsi su i costrutti del passato.

Maria Giulia Parrinelli

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