Il razionalismo italiano è stato un fenomeno architettonico che si è affermato tra la fine degli anni Venti e i primi anni Trenta del Novecento. È considerato una declinazione nazionale del Movimento Moderno che, perseguendo una consapevolezza storica derivante dalla riscoperta di uno “spirito” classico, ha definito una “nuova architettura, in stretta aderenza alla logica e alla razionalità”.

 

L’affermazione del razionalismo italiano

Il logo del Gruppo 7 © Anna Castagnoli (CC BY-SA 4.0)

Tra i protagonisti del razionalismo italiano si ricordano i membri del Gruppo 7, a cui si deve la definizione della nuova “Architettura Razionale”. Il collettivo iniziò a operare nel 1926 annoverando, tra gli altri, architetti della scuola di Milano come Luigi Figini, Gino Pollini e Giuseppe Terragni. Nel 1928 si tenne a Roma la I Esposizione Italiana di architettura razionale, che vide la partecipazione del Gruppo 7 e influenzò diversi progettisti del panorama nazionale dell’epoca tra cui Giovanni Michelucci e Luigi Moretti.

Figini e Pollini: la Casa Elettrica (1930)

L’edificio è stato progettato e installato all’interno del parco di Monza in occasione della IV Esposizione Internazionale delle arti decorative e industriali moderne, ospitata dal comune a nord della città di Milano nel 1930. Razionale nella scelta delle soluzioni spaziali, di arredo e materiche che configurano i diversi ambienti, la Casa Elettrica divenne il modello della modernità applicata al contesto domestico. La composizione assume i principi lecorbuseriani quali la pianta libera, la struttura puntale di pilastri in cemento armato, la finestra a nastro e le grandi aperture sintesi tra interno ed esterno. Figini e Pollini sono stati gli autori di casi emblematici di razionalismo italiano a Ivrea, su commissione di Adriano Olivetti, tra il 1934 e il 1937.

Luigi Moretti: l’Accademia di scherma (1934-36)

L’Accademia di scherma, parte del complesso del Foro Italico, è un esempio di razionalismo italiano nella città di Roma. L’edificio sportivo disegnato dall’architetto locale Luigi Moretti è distribuito planimetricamente in due corpi disposti a L e connessi da passerelle in quota che denunciano l’unitarietà dell’intervento. La potenza espressiva dei muri perimetrali rivestiti in pietra è enfatizzata da attente sottrazioni materiche, nella creazione di un’architettura celebrativa di astrazione classica.

Luigi Moretti, Accademia di scherma, Roma, 1934-36 © indeciso42 (CC BY-SA 4.0)

Giovanni Michelucci: la Stazione ferroviaria di Firenze (1934-36)

La stazione ferroviaria di Firenze Santa Maria Novella è considerata un capolavoro del razionalismo italiano. L’architettura disegnata da una squadra di architetti guidata da Giovanni Michelucci si presenta come un volume parallelepipedo disposto con andamento longitudinale. I flussi di ingresso pedonale e sosta veicolare sono articolati in pensiline e portici, distribuiti per l’intera lunghezza del corpo di fabbrica. L’orizzontalità dell’impianto è interrotta da una grande apertura magmatica in acciaio e vetro che identifica l’accesso principale dalla città storica. Le emergenze architettoniche del tessuto antico dialogano con il rivestimento murario in pietra forte della stazione.

Giovanni Michelucci, Stazione di Santa Maria Novella, 1934-36 © Sailko (CC BY-SA 3.0)

Architettura emancipata: Giuseppe Terragni e il razionalismo italiano

Giuseppe Terragni è stato la figura più saliente del razionalismo italiano. La sua sperimentazione progettuale ha tratto i fondamenti dalle teorie di Le Corbusier, giungendo a un’astrazione delle forme classiche realizzate con l’ausilio di tecniche costruttive moderne. Il legame tra gli aspetti progressisti e tradizionalisti è visibile nel suo progetto per la Casa del Fascio (la sede locale del partito fascista) di Como, completata nel 1936. La facciata rivestita in marmo ha un disegno rigoroso, classico e lineare che, nella stratificazione dei piani del telaio e del muro, crea un’alternanza di pieni e vuoti. La tensione tra moderno e classico si riscontra anche nella pianta quadrata, dove l’atrio interno richiama il cortile di un palazzo rinascimentale. La Casa del Fascio, pur diventando simbolo idealizzato della situazione sociale che ne ha determinato la costruzione, è riuscita a trascendere questa condizione esprimendo un nuovo linguaggio architettonico in continuità con il Movimento Moderno.

Giuseppe Terragni, Casa del Fascio, Como, 1932-36 © Sergey Norin (CC BY 2.0)

 

Andrea Zanin

 

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