Con il termine pianta carnivora si intende qualsiasi pianta adattata alla cattura e alla digestione di insetti ed altri piccoli animali. Si contano circa 600 specie che appartengono a famiglie diverse.

Sicuramente la famiglia più famosa di piante carnivore è quella delle Droseraceae di cui fanno parte Drosera rotundifolia e Dionaea muscipola. Quasi metà delle specie carnivore fanno parte della famiglia Lentibulariaceae che comprende i generi Utricularia, Pinguicula e Genlisea.

La scoperta delle piante carnivore

Le piante carnivore sono note all’uomo già dalla fine del XVI secolo. Uno dei primi studiosi a descrivere scientificamente le loro peculiari abitudini alimentari fu Charles Darwin nella sua pubblicazione del 1875 “Insectivorous Plants”. Il naturalista rimase ammaliato dalla loro attitudine di cibarsi di piccoli insetti a punto di considerare lo studio di Drosera rotundifolia più importante addirittura della ricerca sull’origine della specie.

Successivamente in tutto il mondo scoppiò una smania di collezionismo. Furono spese grandi ricchezze per ottenere nuove piante carnivore sempre più esotiche e particolari. Questa passione, però, terminò con l’inizio della Prima guerra mondiale e molte collezioni furono perse. Successivamente ricominciarono gli studi che si concentrarono più sulla tassonomia e meno sulla creazione di nuove collezioni, continuando così il lavoro che aveva iniziato Darwin.

Drosera rotundifolia

Paesi d’origine delle piante carnivore

Molte piante carnivore sono originarie di climi tropicali ma possono essere trovate anche in natura in regioni temperate dell’Asia, dell’Europa e del Nord America. Prediligono zone umide e torbose e questi ambienti poveri di nutrimenti hanno costretto queste piante ad integrare la propria dieta con la cattura e la digestione di insetti.

Le piante carnivore in altre aree del mondo come Australia, Sud Africa e Messico vivono in habitat non particolarmente umidi caratterizzati dalla presenza di una stagione molto arida. Qui l’evoluzione ha sviluppato piante annuali con radici spesse e carnose e la caccia agli insetti assicura una maggior quantità di acqua rispetto quella disponibile nel terreno

torba
Dionaea muscipula

Come  le piante carnivore si nutrono

Sono delle foglie modificate a costituire il meccanismo di intrappolamento. Gli insetti vengono attirati dai colori sgargianti delle trappole e dalle sostanze zuccherine che vengono prodotte all’interno. Questo liquido altamente viscoso impedisce i movimenti della preda che successivamente la pianta provvede a soffocare e a digerire grazie a enzimi specifici.

Piante di grandi dimensioni ovviamente possono catturare prede più grandi. Sono state trovate piccole rane, lucertole e roditori probabilmente attirati da insetti catturati precedentemente.

piante carnivore che si cibano di piccoli insetti
Insetti intrappolati

Coltivazione in vaso

I vasi in argilla non sono adatti per il mantenimento delle piante carnivore in quanto la loro porosità provoca una maggiore dispersione dell’acqua rispetto ai vasi di plastica. Neppure si addicono quelli in cemento che, in aggiunta, contengono calce, molto dannosa per le carnivore.

I vasi di plastica sono perfetti ed è possibile porre diverse piante in un solo contenitore abbastanza grande.

Terrarium

Per piante carnivore proveniente da zone tropicali i terrarium sono perfetti. Di solito sono scatole di vetro o plastica dal coperchio rimovibile e al loro interno è possibile mantenere un altissimo grado di umidità.

Contenitore appeso con numerose Drosera su letto di sfagno

Dove coltivare le piante carnivore

Sul davanzale

Esiste un gran numero di specie che possono essere coltivate sul davanzale, soprattutto se riceveranno del sole diretto. Candidate ideali sono sicuramente Dionaea muscipula (Venere Acchiappamosche), alcune Sarracenia e Drosera.

In caso di finestre con poca luce la scelta è molto limitata ed è possibile orientarsi praticamente soltanto su Utricularia ma, essendo una specie di piccole dimensioni, avrà azione moschicida molto limitata.

In giardino

Avere piante carnivore in giardino è difficoltoso ma fattibile purché si disponga di condizioni adeguate a queste tipologie di piante. Sicuramente i posti migliore sono ai margini di stagni o laghetti artificiali in quanto sono zone molto umide e con presenza costante di acqua.

Nepenthes in un vaso di plastica

Condizioni ideali di coltivazione

Le piante carnivore non sono difficili da far prosperare purché vengano seguite determinate regole.

Sole

Essendo piante provenienti da habitat di torbiere in cui non ci sono alberi di grandi dimensioni in grado di ombreggiare, le piante carnivore si sono adattate a ricevere un’alta intensità luminosa. È importante, perciò, metterle in pieno sole per non far loro perdere il colore. Una illuminazione scarsa potrebbe portare a una crescita sbilanciata della pianta danneggiando anche la posizione e l’utilità delle trappole.

Maggiore l’esposizione all’intensità luminosa migliore sarà la colorazione ed è quasi impossibile esagerare, soltanto improvvisi ed estremi aumenti di temperatura e luminosità possono danneggiare le foglie in via di sviluppo, ma provvedendo alla loro rimozione la pianta non ne risentirà e continuerà a crescere.

Queste piante possono essere coltivate in un terrarium usando una illuminazione fluorescente LED o HID. Possono essere impostate con un timer per fornire un numero adeguato di ore di luce.

piante palustri carnivore
Numerosi individui di Sarracenia

Acqua piovana

Acqua del rubinetto con alti livelli di cloro e altri minerali disciolti possono provocare la morte la pianta, perciò, è consigliabile raccogliere e usare l’acqua piovana. Anche l’utilizzo dell’acqua in eccesso dei condizionatori e deumidificatori è perfetta per le piante carnivore. Bollire l’acqua o usare filtri non è sufficiente, perciò la soluzione più economica è quella della raccolta di acqua piovana.

Dormienza invernale

Le piante che provengono da regioni temperate, essendosi adattate a estati calde e inverni freddi, necessitano di una fase di dormienza durante l’anno per una vita longeva.

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Di Maria Giulia Parrinelli