Parc de la Villette è un grande parco pubblico di Parigi progettato dall’architetto svizzero Bernard Tschumi. Si estende per circa cinquantacinque ettari su un’area attraversata dal canale Ourcq e precedentemente occupata dal mattatoio della città, appena fuori dal nucleo storico urbano. Inaugurato nel 1991, sarebbe dovuto diventare il nuovo modello di parco del XXI secolo, pensato come uno spazio dinamico in cui organizzare concerti e altre attività culturali.

Il concorso internazionale per il Parc de la Villette

Uno dei progetti presentati al concorso del 1983 © Karl Bauer (CC BY-SA 4.0)

Un primo concorso è stato indetto nel 1976 ma la proposta selezionata non è mai stata realizzata. Bernard Tschumi è risultato il vincitore della seconda edizione della competizione, tenutasi nel 1983, a cui hanno partecipato anche Rem Koolhaas e Zaha Hadid. Il parco faceva parte di un programma di modernizzazione architettonica su larga scala, complementare alle disposizioni che avevano portato alla costruzione del Parco Andre Citroen, voluto dall’allora presidente francese François Mitterand.

Bernard Tschumi, l’architetto del progetto vincitore

L’architetto Bernard Tschumi © GSAPPstudent (CC BY-SA 4.0)

Bernard Tschumi, figlio dell’architetto svizzero Jean Tschumi, è nato a Losanna nel 1944. Ha studiato architettura al Politecnico federale di Zurigo dove ha conseguito la laurea nel 1969. Per la prima metà gli anni ’70 è stato professore presso l’Architectural Association di Londra a fianco di Rem Koolhaas ed Elia Zenghelis, con Zaha Hadid tra i suoi studenti. Nel 1976 si è recato negli Stati Uniti dove ha insegnato prima all’Università di Princeton e poi, fino al 1983, alla Cooper Union di New York. Negli anni del primo soggiorno americano ha pubblicato ‘The Manhattan Transcripts’ (1976-81), una rassegna di disegni architettonici che rappresentano la sua idea di architettura.

Tschumi ha aperto un ufficio a Parigi nel 1983, lo stesso anno in cui ha vinto il concorso per il Parc de la Villette, iniziando quindi a esercitare la libera professione. Alla fine degli anni ’80 ha aperto un altro studio a New York ed è diventato un membro del Collegio internazionale di filosofia francese, un organismo di ricerca finanziato dal governo parigino fondato nel 1983. Per più di dieci anni è stato preside della Graduate School of Architecture, Planning and Preservation alla Columbia University di New York.

Ha vinto molti concorsi internazionali di progettazione e ricevuto alcuni importanti riconoscimenti tra cui l’Honor Award AIA New York, il Grand Prix National de l’Architecture e la Legione d’Onore.

La decostruzione del parco tradizionale

Una delle folies del parco © Lauren Manning (CC BY 2.0)

Bernard Tschumi durante gli anni ’80 ha frequentato il Collegio internazionale di filosofia francese, istituito con il supporto del presidente francese François Mitterand e del filosofo Jacques Derrida. Quest’ultimo è stato il teorico di una linea filosofica che si proponeva come fine ultimo la decostruzione della struttura del pensiero occidentale. Rinomati architetti come Bernard Tschumi, Frank O. Gehry, Daniel Libeskind, Rem Koolhaas, Peter Eisenman, Zaha Hadid, e Coop Himmelblau hanno tradotto la ricerca di Derrida in forme architettoniche. Gli stessi progettisti sono stati autori di opere rivoluzionare, esposte alla mostra del MoMA di New York ‘Deconstructivist Architecture’ (1988), che prevedevano l’eliminazione delle relazioni gerarchiche tra le parti e la negazione di una prefigurata armonia di insieme. Sul tema della decostruzione, Bernard Tschumi ha pubblicato, nel 1994, la collezione di saggi teoretici ‘Architecture and Disjunction’.

Il progetto di Bernard Tschumi ha previsto uno schema d’impianto non gerarchico. Influenzato dall’astrattismo della pittura di Kandinsky, ha introdotto una serie di elementi teoretici tra cui linee, superfici e punti che sono diventati lo spazio architettonico di viali, piante, pavimentazioni e folies rosse. I sistemi, sovrapposti con differenti giaciture, non si risolvono l’uno nell’altro. La loro intersezione porta a contraddizioni che generano passaggi e collegamenti ad altre situazioni e inaspettati incontri. Il parco ha rifiutato le passate concezioni romantiche della natura, che qui sembra piuttosto rispondere a una figurazione deliberatamente programmata con esiti ironici e provocatori.

Le folies sono state posizionate nei punti di intersezione della griglia immaginaria. Sono pensate come cubi rossi metallici che, nella loro variazione in riferimento agli esercizi progettuali di Eisenman nel quartiere Cannaregio di Venezia, destabilizzano il rapporto tra forma, funzione e significato.

Architettura e natura al Parc de la Villette

Jardin du Dragon © Fred Romero (CC BY 2.0)
Parc de la Villette
Géode © Fred Romero (CC BY 2.0)

Il disegno d’impianto pensato da Bernard Tschumi è stato completato da edifici culturali e spazi verdi progettati da architetti e paesaggisti contemporanei.

La Cité des Sciences et de l’Industrie è una grande struttura sviluppata su tre livelli che ospita il più grande museo della scienza in Europa e comprende inoltre un auditorium, una biblioteca, un cinema e un planetario.

Oltre alla scienza anche la musica, presente nella Cité de la musique, sede del Conservatorio e di una grande mostra permanente di strumenti musicali, e nello Zénith, grande arena che ospita concerti. Nel 2015 è stata inaugurata la Philharmonie de Paris disegnata da Jean Nouvel, una emergenza nel sistema teatrale parigino.

La Géode è un’icona della modernità e ospita una grande sala cinema dalla forma sferica, mentre la Grande Halle è uno spazio coperto dedicato a fiere, eventi ed esposizioni temporanee.

Il parco comprende anche numerosi giardini tematici come il Jardin du Dragon e il Jardin de Bambou. Il primo, tra la aree dedicate al gioco dei bambini, è identificato da un imponente scivolo caricato dalla presenza di un drago di acciaio. Il secondo è stato invece progettato da Alexandre Chemetoff, architetto, urbanista e paesaggista vincitore del Grand Prix de l’urbanisme nel 2000, e regala al visitatore un’esperienza all’intero di un paesaggio naturale di piante di bambù.

Andrea Zanin

 

Vi potrebbero interessare anche: