Casa Maria Luigia è un’elegante dimora di inizio 800 nella campagna modenese, che lo chef Massimo Bottura e sua moglie Lara Gilmore hanno trasformato da semplice casale di campagna in una rinnovata guesthouse, dando forma alla loro filosofia di ospitalità. Una ‘casa lontano da casa’ per gli ospiti che fanno loro visita da ogni angolo del mondo, e che riflette l’amore dei padroni di casa per arte, architettura e design. Interamente allestita e arredata dai coniugi, la guest house è stata creata per estendere anche al settore dell’ospitalità e dell’accoglienza la filosofia che anima l’Osteria Francescana, il ristorante dei Bottura tre stelle Michelin nel centro storico di Modena, e dare vita a un luogo di grande creatività, pensato per contenere e comunicare le loro idee e passioni a tutti i clienti e agli amici che desiderano trascorrere qualche giorno in questo bellissimo territorio.

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Massimo Bottura e Lara Gilmore mentre degustano alcune specialità del territorio modenese.

“L’idea di acquistare e ristrutturare questa dimora storica è nata da un incrocio di eventi inaspettati e non pianificati, come spesso avviene in molte delle cose che decidiamo io e Massimo”, racconta Lara. Un riferimento certamente legato anche al loro primo incontro, avvenuto casualmente in un piccolo locale a SoHo, New York, che ha dato il via a un felice sodalizio, personale e professionale, lungo ormai quasi trent’anni. Il progetto è nato nel 2017, con l’acquisto della proprietà e il successivo piano di ristrutturazione e recupero della villa e del grande giardino che la circonda.

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Casa Maria Luigia vista dal giardino sul retro. ©Filippo Bamberghi

Nella casa convivono oggetti, mobili e opere d’arte di periodi storici e stili molto diversi. “Io e Massimo siamo persone molto eclettiche e non seguiamo un indirizzo estetico preciso, ma ci piace realizzare abbinamenti secondo le nostre preferenze personali. In particolare, per quanto riguarda questa casa, le scelte sono state fatte ambiente per ambiente”. E ogni stanza infatti è connotata da una diversa personalità, anche se l’insieme, nonostante questo approccio, non risulta incoerente, ma si configura piuttosto come un percorso con diverse tappe attraverso i gusti, le storie personali e i ricordi dei proprietari.

Come emerge chiaramente dalle scelte fatte per la cocktail room, nella quale è presente anche un televisore “come ricordo della stanza, mai grande abbastanza, che ho visto in tutte le case di campagna nelle quali sono stata ospite e dove le persone si riunivano davanti al teleschermo, sentendosi a loro agio. Abbiamo voluto ricreare questo mood scegliendo un divano e due poltrone di velluto molto vissuto, color pesca, che non ho il coraggio di tappezzare nuovamente perché temo che si perda quella sensazione”.

Massimo Bottura poi, ha messo a disposizione per la stanza della musica oltre settemila vinili con un bellissimo stereo, per far ascoltare agli ospiti musica jazz e classica. Uno spazio intimo e raccolto che ruota attorno alla poltrona Proust di Alessandro Mendini per Cappellini e una tappeto con un cuoricino e la scritta ‘I love you’ di Peter Blake, un artista pop inglese che ha illustrato la copertina dell’album ‘Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band’ dei Beatles.  “Il salotto è stato l’ambiente più difficile da arredare perché è lungo e stretto ed è fortemente connotato da un soffitto a volta dipinto, decisamente classico”. Per bilanciare il peso di questo affresco, lo spazio è stato arredato con mobili contemporanei, come il divano Extrasoft in pelle di Piero Lissoni, il tavolo Gon di Paola Lenti con sedie Cesca Chair B32 di Marcel Breuer. 

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La stanza della musica con la collezione di dischi in vinile di Massimo Bottura e la poltona Proust Chair di Alesstrando Medini, prodotta da Cappellini. ©Filippo Bamberghi

Nel living è grande protagonista anche un’opera di Ai Weiwei, uno dei più importanti architetti e artisti contemporanei cinesi. Realizzata con mattoncini Lego, è stata acquistata appositamente per “dare una visione del futuro senza perdersi nella nostalgia del passato”.

©Filippo Bamberghi
Casa Maria Luigia di Massimo Bottura: il salone principale dal soffitto affrescato nel 900 con divano in pelle Extrasoft di Piero Lissoni (Living Divani), tavolo Gon di Paola Lenti, design G. e O. Buratti, sedie di Cesca Chair B32 di Marcel Bruer e lampada Arco di Castiglioni per Flos. Sulla parete Ai Weiwei’s Dropping a Han Dynasty Urn, trittico realizzato in lego, dell’artista cinese Ai Weiwei. ©Filippo Bamberghi

La cucina è il regno di Massimo Bottura. Lo chef qui ha fatto realizzare da Scavolini una cucina in Senex nero con un’isola in marmo di Carrara e quattro sgabelli Olimpia di de Padova. “Volevamo dare alla cucina l’immagine di una grande e bellissima cucina italiana, contemporanea, ma con uno stile che rievoca quelle di una volta, dove tutti si ritrovavano intorno al tavolo, senza tuttavia essere troppo rétro. Fondamentale per ottenere questo scopo, la scelta delle cromie, con muri dipinti con una tinta smoked green di Farrow & Ball, anche qui a cavallo tra passato, presente e futuro”.

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La cucina con grande isola centrale. I mobili sono di Scavolini. ©Filippo Bamberghi

 

Lara Gilmore e Massimo Bottura nei loro abiti firmati Gucci. Sul muro, un’opera d’arte al neon di Tracy Emin. Tavolini da caffè e divani vintage.

Marco Miglio 

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