TESTO DI MARCO MIGLIO / FOTO DI ALBERTO FERRERO

SULLE COLLINE DI FIRENZE, UN SAPIENTE INTERVENTO DI MAURO LIPPARINI, ARCHITETTO, HA DATO UN NUOVO VOLTO AGLI INTERNI DI UNA VILLA DEGLI ANNI 20 DEL COPPEDÈ

Ai piedi della collina di Bellosguardo ma ancora in città: un’incantevole contesto che abbraccia da una parte il centro di Firenze, nel quale spicca la Cupola di Santa Maria del Fiore, e dall’altra si apre sulla campagna, disseminata di ulivi, cedri del Libano e cipressi. Qui, Mauro Lipparini, architetto, e la moglie Michelle Richter hanno scoperto un bell’edificio in pietra con torrione, progettato agli inizi del 900 in stile eclettico da un famoso architetto/artista, Adolfo Coppedè. E hanno deciso di sceglierlo come loro dimora. Sviluppato su due livelli, l’appartamento, progettato da Mauro, occupa una porzione di Villa Pagani Nefetti detta ‘La Torre’. “Non era certo facile realizzare un intervento in una architettura così prestigiosa e connotata. La mia scelta è stata di mantenere l’involucro esterno intatto ma di svuotarlo completamente all’interno, cercando di aprire e rendere il più possibile dilatati e dinamici gli spazi”. Il risultato è uno spazio domestico di “scenografica essenzialità”, in cui ogni scelta è stata misurata con attenzione e nella quale non é stato ambientato nulla più del necessario, in linea con il linguaggio espressivo del progettista. Solo arredi, in gran parte firmati dall’architetto, e oggetti legati a un particolare significato affettivo. Tutto in dialogo con lo spettacolo esterno del paesaggio, che entra nella composizione come un tableau vivant. “Le pareti sono l’essenza di questa architettura d’interni. Insieme con i materiali. Non però la pietra serena grigia, le classiche arenarie fiorentine, piuttosto scontate, bensì una pietra calcarea di origine tunisina, di grande formato e spessore, caratterizzata da un aspetto arcaico, venature interne, un incarnato beige-rosato e una superficie che, dopo il trattamento, appare leggermente corrugata e ruvida”. Le pareti del piano inferiore sono state concepite come delle quinte teatrali che sottolineano la continuità tra i diversi ambienti della zona giorno. Il piano superiore ripropone una continuità dei toni e dei materiali, mentre il bagno padronale è impreziosito da una finestra a tetto che inquadra il profilo finemente decorato della torre. Poi, lungo il corridoio su cui aprono tutti gli ambienti, l’ultima sorpresa: un patio con un albero di bonsai cinese, che diventa il cuore di una piccola oasi verde. “Una sorpresa, sì, ma anche il segno tangibile di una ricercata e sospirata calma, che dà un’aggraziata svolta al concetto canonico di casa urbana”.

ANTENNE

STILE ESUBERANTE

Villa Pagani Nefetti è l’unica architettura realizzata da Adolfo Coppedè a Firenze. Erede di una famiglia di intagliatori ed ebanisti, l’architetto/artista è noto per il suo stile eclettico, caratterizzato dal dialogo tra diversi linguaggi: Art Deco, Liberty, Barocco e Revival Medioevale. Questo edificio, costruito tra il 1903 e il 1906, riscosse immediatamente i favori della critica, come testimonia la vittoria del Premio Martelli (1908), che veniva conferito ogni cinque anni dall’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze.

STORIE DI FAMIGLIA

Il patio sul quale si affacciano le camere del piano superiore è stato progettato attorno a un imponente bonsai cinese della specie Ficus, importato dalla regione di Hangzhou. Questa pianta, oltre al suo valore estetico, racchiude un particolare significato affettivo, in quanto ha la stessa età di Michelle. Una passione per la cultura orientale che si intuisce anche nel design di molti arredi progettati da Lipparini. Come per esempio il divano Avedon per Saporiti Italia, disegnato nel 1987, in un periodo in cui l’architetto lavorava a Tokyo. Un imbottito dalla seduta notevolmente ribassata, che richiama lo stile del Tatami (saporiti.com). La casa inoltre custodisce alcuni oggetti legati alla storia della famiglia. Il nonno di Michelle, T. W. Norton, nel 1948 aveva scoperto il vaccino orale antipolio. Le prime sperimentazioni furono effettuate nell’allora Congo Belga e nel Ruanda-Urundi. Per questo motivo lo scienziato veniva venerato come Uomo-Medicina, figura sacra nelle tradizioni tribali africani, ricevendo regali di significato rituale, come le maschere esposte nella casa.