‘Green Over Gray-Emilio Ambasz’: il docu-film sul profeta dell’architettura green fa il giro del mondo. Dopo l’anteprima mondiale al Milan Design Film Festival, ecco il ricco calendario di proiezioni del film sul maestro Emilio Ambasz: una riflessione d’autore sulla necessità di ricalibrare il rapporto tra costruito e Natura. Green Over Gray-Emilio Ambasz, film prodotto da Muse Factory e diretto da Francesca Molteni e Mattia Colombo (Italy), concept di Fulvio Irace (Italy), racconta la rivoluzione della Green Architecture attraverso quattro progetti del pioniere dell’architettura green: La Casa de Retiro Espiritual a Siviglia (1975, Spagna), il Lucille Halsell Conservatory del Giardino Botanico di San Antonio (1982, Texas, USA), l’ACROS Building a Fukuoka (1990, Giappone), e l’Ospedale dell’Angelo di Mestre (2008, Italia).
Il film è nei palinsesti ufficiali di:
ICFF Festival (July, Toronto, CA),
Architexture 2024 (July, Bologna, IT)
Symposium international d’art contemporain de Baie Saint-Paul (August, Quebec, CA)
ADFF (September, NYC, US)
Film and Architecture (September, Prague, CZ)
Film My Design (October, Il Cairo, EG)
AFFR Architecture Film Festival (October, Rotterdam, NL)
ADFF (October, Toronto, CA)
ADFF (November, Vancouver, CA)
BAFF-Beirut Art Film Festival (November, Beirut, LB)
Musée National des Beaux-Arts du Québec (Nov.-Dec., Quebec, CA).
Emilio Ambasz, argentino di nascita e cosmopolita nella vita, è una delle figure progettuali più straordinarie della storia dell’architettura e del design a diverse scale. Riconosciuto e celebrato in tutto il mondo come ‘padre, poeta e profeta dell’architettura green’, (James Wines lo ha definito ‘il Messia’ di questa visione), Ambasz si è fatto interprete raffinatissimo di un messaggio di riconciliazione tra regno naturale e mondo artificiale. Anticipatore della tanto declamata (oggi) green architecture, le sue idee, soluzioni e realizzazioni pluripremiate, a distanza di decenni, rimangono al centro del dibattito della poetica e della disciplina progettuale internazionale, come ben dimostrano le quattro opere selezionate per il film.
Ispirate a una sua personalissima filosofia riassunta nella formula Green over the grey da cui prende spunto il titolo del film, le sue visioni e realizzazioni hanno suggestionato e influenzato molti dei più noti nomi dell’architettura contemporanea. Interprete, con decenni di anticipo, del dibattito sulla relazione tra l’uomo e l’ambiente, Ambasz è stato di recente protagonista di Emerging ecologies al MOMA di New York: la prima rassegna museale di opere (150) che ha esaminato il rapporto tra architettura e movimento ambientalista negli Stati Uniti. Emilio Ambasz afferma: “Ogni edificio è un’intrusione nel regno vegetale ed è una sfida alla natura: dobbiamo ideare un’architettura che si ponga come l’incarnazione di un patto di riconciliazione tra natura e costruzione, progettando edifici così intrinsecamente connessi all’ambiente circostante che non sono in grado di districarsi gli uni dagli altri“.
La sua visione dell’architettura e della sua responsabilità nei confronti della natura, dell’uomo, del paesaggio e dell’ambiente è affrontata nel documentario anche attraverso le interviste esclusive agli architetti Tadao Ando, Kengo Kuma, Toyo Ito, James Wines, Tase Michio, al botanico Stefano Mancuso, al professore della Columbia University Barry Bergdoll, e a Fulvio Irace, storico dell’architettura e professore emerito del Politecnico di Milano.
Plastici originali, immagini d’archivio e riprese inedite dei modelli, riprese della vita attuale che si svolge negli edifici e nei giardini, le testimonianze dei giardinieri e dei cittadini, le sequenze di piante, alberi e di animali che popolano i suoi progetti, insieme alle citazioni dell’architetto e a brani di favole scritte da Emilio Ambasz e da lui stesso letti, danno forma a un documentario non convenzionale: una testimonianza di come l’architettura possa condizionare le abitudini, influenzare i comportamenti, approfondire la relazione col mondo naturale e favorire la consapevolezza dell’impatto dell’uomo sul Pianeta. Anche con forti accenti poetici: “Un architetto può essere il guardiano del deserto delle città creato dall’uomo oppure essere il mago che crea forme eterne. Il contesto in cui l’architetto è chiamato a operare può essere cambiato, ma il compito rimane lo stesso: dare forma poetica al pragmatico”, afferma Emilio Ambasz. La sua voce, i suoi pensieri, la sua figura spesso in controluce accompagnano come un fiume carsico Green Over Gray, un racconto d’autore che è pozione magica di immagini, parole e visioni.
Emilio Ambasz
Membro onorario dell’American Institute of Architects, del Royal Institute of British Architects, Socio onorario dell’Istituto Nazionale di Architettura, vanta un impressionante palmares di tributi raccolti in tutto il pianeta: Lauree HC al Politecnico di Torino e all’Università Alma Mater di Bologna, 4 Compassi d’oro, il Premio Nazionale alla Carriera IN/Architettura, decine di premi e riconoscimenti a livello planetario, ivi compreso il President’s Award del Consortium for Sustainable Urbanization. A lui sono state dedicate importanti personali in tutto il mondo, dal MoMA di New York (2 volte) alla Triennale di Milano (2 volte), al Reina Sofia di Madrid, passando per Tokyo, Ginevra, Bordeaux, Zurigo, Chicago, Filadelfia, Città del Messico, San Diego, Saint Louis. ambasz.com
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