Quando Marijana Radovic e Marco Bonelli sono arrivati per la prima volta a Gaiole, sulle colline tra Siena e Firenze per visitare il piccolo borgo medievale da molti anni in stato di abbandono, hanno trovato un insieme disomogeneo di edifici, alcuni dei quali in cattivo stato di conservazione. Se ne sono immediatamente innamorati e, da architetti, hanno intuito le potenzialità di questo complesso, unico nel suo genere e particolarmente ricco di storia. Da qui la decisione di acquistarlo, per trasformarlo in un retreat dove trascorrere periodi di vacanza e rigenerazione con i loro bambini, nella quiete della campagna toscana, tra prati verdi, boschi e uliveti, in un contesto paesaggistico autentico e molto ben curato. 

m2atelier
L’antica torre di avvistamento, staccata dal complesso principale di circa venti metri.
Si tratta dell’unica testimonianza rimasta delle strutture difensive che caratterizzavano il territorio tra Siena e Firenze. Gli architetti l’hanno trasformata in una suite al cui interno è stata ricavata una camera con vista panoramica sulla vallata.
L’involucro esterno mantiene inalterata l’estetica tipica del luogo, la struttura originaria e i diversi livelli degli edifici.

Il progetto, curato in prima persona dai proprietari, è riuscito a conferire omogeneità a una serie di edifici separati e disposti su diverse quote, attraverso una sapiente opera di unificazione e integrazione dei volumi della chiesetta, della piccola casa del curato e degli edifici rurali, connessi tra loro da rampe e scale. L’unico elemento rimasto autonomo è la torre di avvistamento, che dista circa 20 metri dal corpo principale e dalla quale è possibile godere di una vista sconfinata sulle colline toscane. L’area abitativa, di circa 250 metri quadrati, è articolata su più livelli, e comprende un ampio living space con soppalco ricavato negli spazi dell’antica chiesetta, una cucina, i bagni e sette camere da letto, di cui quattro nella struttura principale, una nella torretta e due nella guest house.

“La fase di progettazione è stata molto lunga”, spiegano gli architetti, “perché abbiamo voluto curare ogni particolare e non avevamo una scadenza precisa, come avviene nei progetti su committenza. La nostra idea non è stata quella di stravolgere l’esistente per adattarlo al linguaggio di progettazione di m2atelier, il nostro studio di architettura e design, ma nemmeno quella di fare un recupero filologico. Abbiamo invece cercato di adeguare la casa alle esigenze del vivere contemporaneo, reinterpretando l’essenza del luogo e le tipicità della tradizione toscana. Questo attraverso un dialogo costante tra vecchio e nuovo, tra natura e artificio, tra rustico e sofisticato”. La fruibilità degli spazi è stato un punto cruciale del progetto. “Abbiamo trovato tante stanze piccole e circoscritte, come da tradizione del periodo a cui risale il borgo. La nostra idea è stata quella di dare maggiore fluidità alla planimetria, aprendo il più possibile gli ambienti per creare spazi quanto più ampi, fruibili e abitabili in maniera confortevole”. 

Un ruolo molto importante è stato giocato anche dalla definizione dell’illuminazione, della resa materica e dalle cromie, un mix equilibrato di tinte calde e naturali con qualche tocco di colori più vivaci. Aspetti che non potevano essere definiti ex novo, ma che dovevano necessariamente fare i conti con l’esistente. Un’accurata scelta dei materiali e dei loro abbinamenti è una caratteristica che contraddistingue tutti i progetti di m2atelier, ma in questo caso è stata diversa dal solito. “Abbiamo fatto una grande ricerca sulle forniture locali che è stata molto interessante per noi, perché siamo abituati a lavorare in un contesto più internazionale. Siamo andati a cercare sul territorio molti tra i materiali che abbiamo utilizzato, come per esempio le travi di castagno, mattoni e coppi fatti a mano, tutti di recupero”. 

Anche il rapporto tra architettura e arte, tipico di molte realizzazioni m2atelier, è stato affrontato in maniera nuova e originale, in particolar modo nel living space ricavato dalla chiesetta che, con il suo impianto “teatrale” ha consentito di mettere in scena e porre al centro dell’attenzione diverse sculture, grandi pannelli di De Poli/Gio Ponti e la collezione di vasi in vetro, che trova posto in una teca integrata nel soppalco. Elementi che, oltre a donare personalità allo spazio, comunicano la propensione di Marco e Marjana per la ricerca del bello. Una casa da vivere tutto l’anno, ma che nella bella stagione offre il meglio di sé. Anche grazie al grande giardino, un luogo nel quale i proprietari e i loro bambini trascorrono molto tempo, tra giochi, letture e momenti di riposo, oppure  nella piscina collocata su un terrazzamento, a quota inferiore rispetto a quella della casa, perfettamente inserita nel contesto naturale grazie all’utilizzo sapiente dei materiali e al senso della misura che definisce l’intero progetto. m2atelier.com