Donato Bramante, uno dei grandi maestri del Rinascimento, progettò il Cortile del Belvedere in Vaticano nell’ambito dei maestosi interventi voluti da Papa Giulio II. Un progetto che si inserì in uno slancio di progettualità e di riscoperta dell’antico, accompagnandosi ad opere grandiose che diedero forma solenne alla città dei papi.

Giulio II: Papa terribile e mecenate

All’inizio del 1500, Donato Bramante arrivò a Roma dopo il lungo periodo milanese, mentre Giuliano della Rovere, conosciuto come “il Papa terribile’’, saliva al Soglio pontificio. Nell’intento di restituire lustro alla Chiesa, Giulio II si impegnò con tenacia su più fronti circondandosi dei più grandi artisti del tempo. Michelangelo, Raffaello e Donato Bramante diedero vita a tale visione creando, attraverso l’arte, quello splendore che il Pontefice perseguì anche con le armi. Durante il pontificato di Giulio II videro la luce molte delle opere più significative e preziose custodite in Vaticano, dalla Cappella Sistina alla Scuola di Atene. Nello stesso periodo, Bramante progettò la nuova Basilica di San Pietro, mentre con il Cortile del Belvedere si gettavano le basi per i Musei Vaticani.

Il Cortile del Belvedere di Donato Bramante

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La Sfera di Arnaldo Pomodoro al centro del Cortile della Pigna © Slices of Light (CC BY-NC-ND 2.0) via Flickr

Impegnato come architetto e urbanista del papa, Bramante ideò il Cortile del Belvedere al fine di unificare un ampio spazio, fino a quel momento inutilizzato. Il progetto rispondeva a diverse necessità, creando un collegamento tra il palazzo Apostolico e il Casino del Belvedere, villa da cui prese il nome. Oltre a rendere agevoli gli spostamenti tra il complesso vaticano e la villa sopraelevata, la struttura creava spazi per la collezione di sculture del papa. La collezione di sculture classiche di Giulio II, infatti, costituì il primo nucleo dei Musei Vaticani, ufficialmente aperti al pubblico nel 1771. La collezione originaria comprendeva sculture antiche, da allora esposte nel Cortile Ottagono, come l’Apollo del Belvedere e il Gruppo del Lacoonte, ritrovato sull’Esquilino.

La spettacolare prospettiva nel progetto originale

Il Cortile del Belvedere, nel progetto originario del Bramante, si presentava come un cortile rettangolare diviso in tre terrazzamenti, secondo la pendenza del terreno. L’ampio spazio era delimitato, lateralmente, da due corpi di fabbrica mentre scale e rampe collegavano i tre diversi livelli. Per via della forma, si ritiene che il Bramante abbia preso ispirazione dall’ippodromo romano, combinando riferimenti all’architettura romana antica con un innovativo gioco di prospettiva. L’architetto, infatti, applicò al cortile i principi prospettici della pittura, enfatizzando l’effetto creato dallo spazio lungo e stretto culminate, nell’ultimo livello, con un’esedra. In omaggio all’architettura del passato, inoltre, Bramante propose nel progetto del Cortile del Belvedere la successione classica degli ordini, secondo il modello del Colosseo.

Le modifiche di Domenico Fontana

Il Cortile del Belvedere fu ultimato dopo la morte dell’architetto, con una serie di modifiche rispetto al progetto originale. Al posto dell’esedra, l’architetto Pirro Ligorio introdusse una grande nicchia, punto culminante del cortile, con la funzione di nascondere alla prospettiva il Casino del Belvedere. Nonostante le modifiche, il progetto del Bramante, contraddistinto dall’innovativo gioco prospettico, si affermò come modello di notevole influenza per giardini all’italiana, ugualmente celebri. Molteplici i cambiamenti subiti dal cortile nel corso dei secoli, conseguenza del volere dei Pontefici e della necessità di ampliare lo spazio a disposizione. Nel 1585, Domenico Fontana, architetto di Sisto V, introdusse nel cortile un braccio trasversale volto ad ospitare la nuova biblioteca, quando la sede originaria risultò inadeguata. Così disposta, la Biblioteca di Sisto V interrompeva la continuità visiva, ideata dal Bramante, che aveva caratterizzato il cortile fino a quel momento.

Il Braccio Nuovo

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L’enorme pigna di bronzo collocata sulla sommità della scalinata progettata da Michelangelo © Daniel Garcia Neto (CC BY-NC-ND 2.0) via Flickr

L’edificio progettato da Domenico Fontana non fu l’unico intervento che alterò l’aspetto originale del Cortile del Belvedere. Nell’Ottocento, infatti, venne realizzata una seconda ala trasversale in stile neoclassico, nota come Braccio Nuovo, opera dell’architetto Raffaele Stern. Le esigenze connesse all’ampliamento dei Musei Vaticani determinarono, quindi, un profondo cambiamento dell’opera, con la conseguente formazione di tre cortili distinti. L’aspetto attuale presenta uno spazio diviso nel: Cortile del Belvedere, Cortile della Biblioteca e Cortile della Pigna. Quest’ultimo deve il nome ad un’enorme pigna di bronzo, affiancata da due pavoni, che decora la sommità della scalinata a doppia rampa progettata da Michelangelo. Il Cortile della Pigna ospita anche una scultura più recente, si tratta della Sfera con sfera di Arnaldo Pomodoro, introdotta nel 1990.

Maria Teresa Morano

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