Nella Philharmonie di Berlino, l’architetto tedesco Hans Scharoun ha rivoluzionato le gerarchie e rimescolato gli elementi canonici di una sala da concerto, portando la musica al centro della scena. L’originale struttura della Philharmonie ha posto l’accento sul rapporto tra architettura, uomo e musica, riuscendo nell’impresa di unificare le tre, così da rendere ogni concerto un’esperienza totalizzante.

Hans Scharoun, talento poliedrico

La Philharmonie di Berlino è l’opera più celebre dell’architetto tedesco Hans Scharoun, vicino all’architettura organica, ma meglio noto per lo stile poliedrico e l’approccio pragmatico. Giovane talento, si iscrisse alla facoltà di architettura a Berlino ma, con lo scoppio della Prima guerra mondiale, decise di interrompere gli studi per arruolarsi. Non conseguì la laurea in architettura e, al termine della guerra, preferì continuare a formarsi sul campo. All’isolamento in cui si ritrovò dopo l’ascesa al potere di Hitler, Scharoun rispose annotando le idee architettoniche su acquerelli, per poi impegnarsi attivamente nella ricostruzione al termine del conflitto. Nel corso della sua carriera realizzò diverse residenze unifamiliari, tra cui la Schminke House, icona del Modernismo, e la Biblioteca di Stato di Berlino.

La Philharmonie nella Berlino Ovest

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Dettaglio delle pareti esterne della Philharmonie di Berlino © Alexander Rentsch (CC BY-NC-ND 2.0) via Flickr

Nel 1956 a Hans Scharoun venne affidato l’incarico di realizzare una nuova sala da concerti, al fine di ridare a Berlino uno spazio interamente dedicato alla musica. Nell’ottobre del 1963, la Nona sinfonia di Beethoven inaugurò ufficialmente la Philharmonie, situata nell’ambito del centro culturale Kulturforum, nell’allora Berlino Ovest. La sala da concerti, infatti, rispondeva all’esigenza di colmare il vuoto lasciato dall’antica Philharmonie, distrutta dai bombardamenti e, allo stesso tempo, di trasmettere la vivacità culturale dell’occidente.
Con il crollo del Muro, la nuova Philharmonie diventò uno dei simboli della città di Berlino, affermandosi, grazie all’inedita struttura, come modello per diverse sale da concerto. Oggi sede dei Berliner Philharmoniker, prestigiosa orchestra sinfonica, la sala da concerti è considerata uno dei capolavori del Movimento Moderno.

La musica al centro

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La sala principale della Philharmonie, caratterizzata da uno stile vigneto con palco centrale © Alfredo Sánchez Romero, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons

La Philharmonie, progettata da Hans Scharoun, si distinse immediatamente per la forma asimmetrica, simile ai drappeggi di una tenda dorata. Nell’idea di Scharoun, non si trattò di una mera scelta estetica, al contrario, ogni aspetto dell’edificio venne realizzato in funzione di un’ottimale fruizione musicale. Indiscussa protagonista la musica, che l’architetto riuscì a porre, simbolicamente e fisicamente, al centro della struttura. Nella sala principale, diversamente dagli auditorium tradizionali, il palcoscenico si trova al centro con gli spettatori che lo abbracciano da ogni lato. Uno schema che inaugurò lo stile vigneto, poi ripreso in altri teatri come la Copenhagen Concert Hall di Jean Nouvel e la Philharmonie de Paris. La sala a forma di pentagono con palco centrale, quindi, rivoluziona la gerarchia tradizionale del teatro, rendendo il concerto un evento collettivo.

Una struttura funzionale

Ogni elemento della struttura, dagli interni all’esterno, risponde all’esigenza di ottimizzare l’acustica. A partire dalla copertura che, composta da tre superfici convesse, assicura il tempo di riverberazione di 2,2 secondi, perfetto per la musica sinfonica. Nella definizione della struttura, Scharoun seguì essenzialmente la musica, lasciandosi suggerire le soluzioni più adatte. Da qui la scelta delle superfici convesse, che ricordano una tenda, introdotte al fine di “diffondere il suono in ogni punto della sala’’. A esigenze di acustica rispondono anche gli elementi curvi, in poliestere, sospesi sopra l’orchestra e i rivestimenti di pareti e schienali delle poltrone, in legno di kambala. Questa logica spiega l’originale aspetto esterno della struttura, composta da pareti convesse ondulate, necessarie per frantumare meglio i suoni e seguire la disposizione interna.

La musica: un’esperienza collettiva

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L’esterno della Philharmonie, integrato nell’ambiente circostante © Joan (CC BY-NC 2.0) via Flickr

La Philharmonie si compone, dunque, di due spazi: l’auditorium principale con 2.440 posti e una sala più piccola, la Chamber Music Hall, inaugurata negli anni Ottanta. L’esterno della struttura con le pareti curve di colore giallo, oltre ad essere immediatamente funzionale all’acustica, instaura anche un dialogo con il paesaggio circostante. L’architetto Hans Scharoun, infatti, riuscì ad armonizzare la dinamica facciata con il vicino parco Tiergarten, riproponendo nel colore e nelle forme le qualità del paesaggio. Una scelta che racconta molto dell’architettura di Scharoun e della filosofia alla base del progetto, completando l’armonia tra paesaggio, architettura, uomo e musica.

Maria Teresa Morano

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