L’anima green di Six Gallery? Irene Cuzzaniti

Nel cuore della nuova Milano si cela Six Gallery, un luogo dalla storia notevole che sorge dalle ceneri di un ex monastero. Qui il vibe sofisticato si mescola con uno spazio d’ispirazione industrial, dando vita a un progetto dettato dall’istinto e della sensualità materica.

Un concept store intimo e innovativo, nato da un’idea precisa: fare del luogo un contenitore olistico, in cui il risultato superi la somma dei suoi addendi. Six Gallery è infatti più di una semplice galleria di design, più di un bistrot gourmet e più di una raffinata boutique di progettazione del verde.

Ma, in questa eterogeneità di anime fuori dal tempo, è senz’altro lo spazio floreale a catturare l’attenzione di chi vi cammina in punta di piedi, pur di non disturbare la magia che silenziosamente è intessuta da Irene Cuzzaniti. Sguardo vispo di chi ha molto da raccontare, la giovane fioraia di Six Gallery ha una storia tutta da scoprire, che incita a fare della passione un moto all’azione.

Lascia che siano le passioni a guidarti

1. Ogni casa merita un angolo verde, ancor meglio se gestito con la cura di chi sa farlo risplendere. Da anni pratichi l’arte del minimalismo floreale, guadagnando un successo dopo l’altro: qual è stato il tuo percorso? E da chi ti sei lasciata ispirare per costruire una professione così poco nota?

Innanzitutto grazie!
Ho l’impressione che il mio percorso mi sia venuto incontro e di aver assecondato le varie
opportunità che mi si sono presentate. La mia professione è stata sempre molto poliedrica, rispecchiando i miei interessi e le mie passioni: ho cura di coltivarne più possibile, poi tutto converge in quello che faccio.

2. Cos’è il floral design? E qual è il tuo approccio a questa nuova arte dalla cura
formale precisa?

Il floral design è un’espressione relativamente recente per un mestiere antico. Come
spesso accade si cercano parole nuove per ridefinire qualcosa che vive un momento di
cambiamento. Quello che sta mutando è l’estetica legata al mondo floreale: meno
opulenta e più delicata, un’estetica minimale che valorizza i singoli elementi, anche poveri,
e non la quantità o la dimensione.
Io seguo e partecipo in questa rinnovata visione della Natura perchè trovo che sia
l’approccio più rispettoso e concreto, e che avere poco comporti l’aver cura ed entrare
davvero in contatto, profondamente e senza distrazioni.

L’estetica come luogo di sperimentazione costante

3. Six contiene anche il tuo spazio, sì dedicato alle piante, ma che è più di una
Fioreria: è un progetto dalle anime multiple e variegate. Ci racconti di cosa si tratta?

Lo spazio dei fiori è uno spazio multiforme e polifunzionale, definisce la mia estetica ed e
per me un luogo di ricerca e sperimentazione continua, in cui ho la fortuna di confrontarmi
e lavorare con architetti, art director e professionisti che stimo. Studio di progettazione di
allestimenti e spazi verdi, boutique ma anche luogo d’incontro: sto lavorando ad una
programmazione di contenuti ad hoc, progetti e scambi. A dicembre ho iniziato ospitando il
pop up di gioielli di Cosima Bucarelli.

4. Quindi potremo vederti in una nuova veste al Salone del Mobile: ci sveli
un’anteprima gustosa?

Ho diversi progetti in cantiere per il Salone. Oltre al grande allestimento della Six Gallery,
nel mio spazio ospiterò una produzione di vasi realizzati con Studio Testo e Ah/Ok. In
Fioreria in Cascina Cuccagna sarà disponibile una produzione di portavasi da esterno
disegnata da me con Essential. Poi ho altri allestimenti in giro, ancora in via di delfinizione.

5. Da qualche parte definisci la tua attività giornaliera a metà tra l’organizzato e
l’imprevedibile: cosa vuol dire vivere un giornata da Irene Cuzzaniti?

Svegliarsi presto, andare a dormire tardi, mma olto soddisfatti! Non ho una vera routine, infatti cerco di preservare qualche abitudine. Le mie giornate sono piene di incontri e di scambi con moltissime persone, movimentate da spostamenti e richieste dell’ultimo minuto. Per quanto programmate, sono molto imprevedibili!

Questione di empowerment

6. Tempo di sfoderare un po’ di orgoglio: qual è il progetto floreale di cui vai più
fiera?

Le classifiche mi riescono davvero difficili, sopratutto esprimere preferenze assolute.
Vado molto fiera del mio libro, e poi di tanti lavori in cui ho intuito quello che era giusto
realizzare senza precise indicazioni.

L’ultimo grande allestimento, forse perchè recente, mi emoziona molto: un mobile di ramane e fiori, fili di lana rossi e materiale vegetale, lungo 40 metri e sospeso a 5 metri di altezza sopra una tavola allestita per l’inaugurazione della personale di Tino Sehgal presso le Officine Grandi Riparazioni di Torino.

7. Ne hai già tirati fuori un bel po’, ma ci sarà pure qualche altro sogno
(professionale) nel cassetto: quale vorresti rendere concreto al più presto?

Un défilé!

Uno sguardo al futuro

8. E ora soddisfa un po’ le nostre curiosità: ci sveli quale sarà il flower trend della
prossima stagione?

Ce ne sono un po’ ma il freakebana mi pare il più interessante: la decostruzione di
qualsiasi regola legata all’arte della composizione floreale, occidentale e orientale. È
divertente, non sempre esteticamente convincente ma sempre sensato.