Sono passati 40 anni da quando l’architetto Emilio Ambasz elaborò il progetto  di un monumentale complesso di serre destinato a fare scuola: il Lucille Halsell Conservatory a San Antonio, Texas.

Le serre progettate da Emilio Ambasz occupano una superficie di quasi 4.000 metri quadrati nel contesto verde del San Antonio Botanical Garden in Texas e custodiscono preziose collezioni botaniche. Osservate dall’esterno, queste architetture in vetro appaiono come avveniristici volumi polimorfi trasparenti che si ergono, ieratici e monumentali, dal suolo.

Il patio-giardino del Lucille Halsell Conservatory a San Antonio, Texas. Foto di: Greg Hursley

In realtà fanno parte di un ingegnoso e innovativo sistema per regolare l’afflusso di luce e calore nelle sale espositive, offrendo un microclima ideale per le piante che le preserva dal clima caldo e torrido della zona. La soluzione introdotta da Ambasz utilizza la terra come elemento per schermare dall’eccessivo calore le sale espositive, collocate all’interno di terrapieni raccordati armoniosamente con il paesaggio circostante. Le grandi aree vetrate, limitate in questo modo alla sola copertura, apportano un corretto afflusso di luce all’interno, senza provocare un surriscaldamento eccessivo. 

Una vista zenitale dell’intero complesso. Foto di: Greg Hursley

I diversi edifici sono organizzati attorno a un patio-giardino con piante tropicali, tipico dell’architettura vernacolare texana, che consente l’accesso alle diverse serre sotto un porticato ombreggiato. Le sale di ogni edificio, pur facendo parte di un percorso continuo, sono al contempo indipendenti. Una soluzione che consente di regolare al meglio le condizioni microclimatiche di ognuna di esse senza la necessità di introdurre dispendiosi e costosi sistemi meccanici. Il percorso nelle serre si snoda tra il padiglione d’ingresso con piante epifite delle foreste pluviali; il padiglione del deserto con esemplari dai deserti del Messico e dell’Africa meridionale; la serra tropicale con piante delle foreste pluviali; la grotta delle felci. Questa sequenza culmina nel grande padiglione delle palme, dove una rampa avvolge  gli alberi, consentendo alle persone di spostarsi agevolmente verso il tetto coperto da erba che consente di osservare le piante dall’alto. Un progetto che, come tutti quelli firmati da Emilio Ambasz, definito da Alessandro Mendini “creatore di sofisticati paradisi terrestri”, ha contribuito alla sensibilizzazione verso la sostenibilità, sottolineando un bisogno di attenzione all’ambiente che in quel momento non era ancora emerso in tutta la sua criticità. ambasz.com

Emilio Ambasz
Uno dei padiglioni che svetta verso l’alto

Emilio Ambasz

Emilio Ambasz è un architetto e teorico, nato in argentina e cittadino del mondo. Dal 1969 al 1976 è stato curatore nel dipartimento d’architettura del Museum of Modern Art, di New York, firmando la celebre mostra sul design italiano “Italy: the New Domestic Landscape”. Pioniere della green architecture, già a partire dagli anni 70, ancora oggi è un punto di riferimento per il suo pensiero innovativo, focalizzato sul rapporto tra natura e architettura: “Ogni costruzione costituisce un’intrusione nel regno vegetale, ed è una sfida alla natura: dobbiamo concepire un’architettura che si erge come l’incarnazione di un patto di riconciliazione tra natura e costruzione, progettare edifici così intrinsecamente legati al paesaggio circostante che è impossibile che si disimpegnino l’uno dall’altro”. Una ricerca poetica in cui naturale e artificiale si fondono e confondono: “è un obbligo etico: dimostrare che è possibile un altro futuro. Affermare un diverso modello di vita per non perpetuare il presente”. 

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