La ricerca artistica di David LaChapelle è profondamente imbevuta di pittura, materia che fu al centro della sua discontinua e mai completata formazione. A ben vedere la fotografia di LaChapelle è una forma di pittura contemporanea che non descrive, ma riflette sulla realtà: priva perciò di qualsiasi attenzione al realismo fotografico, la ricerca artistica di LaChapelle riesce a fondere il surrealismo di Dalì con il realismo americano di Hopper e l’arte POP di Andy Warhol. Non a caso fu quest’ultimo il primo a credere in lui e dargli fama internazionale.

La maggior parte del pubblico conosce questo artista per le rappresentazioni barocche cariche di erotismo e provocazione, meno note, anche se originali e dal grande valore artistico, le sue nature morte e la fotografia paesaggistica. È in vasi di fiori, nei complessi industriali o nelle stazione di benzina che LaChapelle dimostra il proprio valore artistico al di là del mercato dell’arte e del capitalismo, di cui spesso sembra vittima e carnefice al tempo stesso. L’artista riesce a portare in queste opere qualcosa di estremamente nuovo, reinterpretando topos della pittura che vanno dai Capricci del Canaletto ai notturni di Caspar David Friedrich e William Turner, passando per Hopper.

Gas Shell di David LaChapelle  © Courtesy dell’artista, Robilant + Voena Gallery

Alcuni anni fa l’artista rappresenta così delle improbabili stazioni della benzina nel mezzo di una foresta tropicale di notte. A prima vista tutto sembra ordinato, ma come sempre in LaChapelle il Caos è la tensione fatto che i soggetti rappresentati siano dei modellini, tutto è finto nell’iperrealismo dei dettagli, che da sempre caratterizza le sue opere. Forte il richiamo alla celebre tela “Gas” di Hopper tanto nel soggetto rappresentato, quanto nella luce e nella sensazione di inquietudine e alienazione che pervade l’opera. LaChapelle però elimina dall’opera l’essere umano e la luce dei lampioni richiama quelle delle prigioni. L’artista in queste opere non lascia intravvedere nulla di sereno né di bucolico: tutto è incombente e claustrofobico. La celebre e ammiccante sensuale ironia lascia spazio a una più sincera critica al capitalismo e al vivere contemporaneo. La violenza che pervade queste opere è la stessa presente nella serie dei complessi industriali e in quelli delle nature morte, in cui stupendi composizioni floreali sono stritolate dalla plastica, da sex toys e dalla spazzatura.

Sono quindi opere che riescono a fare la differenza e ad assumere una inedita valenza concettuale, o meglio la rendono palese e inequivocabile, perché a ben pensarci tutto il lavoro di David LaChapelle è un’amara fotografia di una realtà non troppo distante da noi.

Gas 76 di David LaChapelle © Courtesy dell’artista, Robilant + Voena Gallery

David LaChapelle

David LaChapelle è nato in Connecticut nel 1963 e vive tra New York e una fattoria alle Hawaii. Grazie a Andy Warhol pubblicò i suoi ritratti di personaggi famosi su “Interview” che gli procurano notorietà internazionale. Dopo essersi affermato nel campo della fotografia contemporanea, LaChapelle ha ampliato il suo lavoro a comprendere il cinema e la regia di video musicali. Ha esposto in numerose istituzioni nel mondo tra cui: Museo de Arte Contemporáneo in Perù, Palazzo delle Esposizioni di Roma, Palazzo Reale a Milano, Barbican di Londra e la Helmut Newton Foundation a Berlino.

©Villegiardini. Riproduzione riservata

Potrebbero interessare anche: