La Certosa di Pavia è un complesso monastico situato pochi chilometri a nord di Pavia. È stata costruita tra il 1396 e il 1495, questo lungo periodo di costruzione dovuto al susseguirsi di vari duchi ed altri problemi ha portato ad una commistione di stili come quello rinascimentale e quello tardo gotico.

Chi volle la costruzione della Certosa di Pavia

La Certosa di Pavia fu costruita per volontà di Gian Galeazzo Visconti. Si pensa sia stata realizzata per desiderio della moglie Caterina Visconti che ne voleva la costruzione se fosse morta in seguito al parto. Gian Galeazzo Visconti scelse di costruire la Certosa ai confini settentrionali del vasto parco visconteo che collegava il castello ai boschi di caccia dei signori di Lombardia. La Certosa occupa così una posizione strategica, a metà strada tra Milano, capitale del ducato, e Pavia, seconda città del ducato, dove era cresciuto il duca e dove aveva la sede la corte.

Lavori interrotti e ricominciati

La prima pietra fu posta il 27 agosto 1396, come ricorda un bassorilievo sulla facciata. I lavori, però, si interruppero nel 1402 a seguito della morte del duca. Ripresero poi dieci anni dopo con Filippo Maria Visconti.

Il nome di Giovanni Solari compare nei documenti già nel 1428, ma è solo nel 1451 che Francesco Sforza gli commissiona ufficialmente la costruzione della chiesa. Fu presente sul sito della Certosa fino al 1462 e successivamente subentrò il figlio Guiniforte Solari. Nel 1473 i lavori erano praticamente ultimati anche se la facciata della chiesa doveva ancora essere eseguita.

Galeazzo Maria Sforza eresse la facciata della Certosa a partire dal 1474 sotto la direzione di due squadre di scultori, una guidata dai fratelli Cristoforo e Antonio Mantegazza da lei scelti, l’altra da Giovanni Antonio Amadeo che fu scelto dai monaci. La chiesa fu infine consacrata il 3 marzo 1497.

I lavori furono interrotti, nuovamente, nel 1500 con la caduta di Ludovico il Moro e la conquista del ducato da parte del re di Francia Luigi XII.

La Certosa di Pavia comprende una vasta collezione di opere d’arte di tutti i secoli dal XV al XVIII dato che per contratto i Certosini dovevano destinare parte delle loro entrate per continuare la costruzione della chiesa. Nel 1782 i Certosini furono espulsi dall’imperatore Giuseppe II d’Austria, succedettero i Cistercensi nel 1784 e poi i Carmelitani nel 1789 successivamente chiuso per quarant’anni dal 1810 finché i Certosini lo riacquistarono. Nel 1866 fu dichiarato Monumento Nazionale e preso dallo Stato italiano.

Il complesso monastico della Certosa di Pavia

La chiesa

La chiesa è costruita su pianta a croce latina, con tre navate e transetto, tipica dell’architettura gotica. Il presbiterio termina con un’abside. Il soffitto è composto da volte a crociera su archi gotici e si ispira, in scala ridotta, al Duomo di Milano. Le volte sono decorate alternativamente con forme geometriche e cieli stellati. Il transetto e la cappella maggiore terminano con cappelle a pianta quadrata con absidi minori semicircolari su tre lati.

La facciata

La facciata della chiesa è famosa per le sue decorazioni, tipiche dell’architettura lombarda, ogni parte è decorata con rilievi, marmi intarsiati e statue. Tra gli scultori che vi lavorarono vi sono Cristoforo Mantegazza e lo stesso Giovanni Antonio Amadeo. Oltre alle sculture la facciata presenta contrafforti sporgenti, corsi orizzontali e aperture ad arco, alcune delle quali sono in ombra, mentre quelle nei piccoli campanili sono aperte al cielo.

È possibile vedere la sobria forma della facciata in mattoni in un affresco di Ambrogio Bergognone nell’abside del transetto destro, dipinto nel 1492-1495. Risale infatti all’inizio dei lavori per la nuova facciata e raffigura Gian Galeazzo Visconti che offre il modello della Certosa alla Beata Vergine. Il suo profilo, con coperture su tre livelli, è stato paragonato alle chiese di San Giovanni a Monza e San Petronio a Bologna.

L’aspetto fu cambiato dalla costruzione della doppia fila di arcate lungo i fianchi della chiesa da parte dell’architetto Giovanni Solari. Dopo la sua morte gli successe a Pavia il figlio Guiniforte Solari, ma i lavori si fermarono con la morte di Guiniforte nel 1478.

XVI secolo

Nel 1492 Gian Giacomo Dolcebuono si occupò della costruzione, coadiuvato sul posto da Giovanni Antonio Amadeo, poiché si stava occupando contemporaneamente delle cattedrali di Pavia e di Milano e di altre chiese. Nelle loro mani il progetto è stato completamente ridisegnato coinvolgendo decine di artisti, tra cui Benedetto Briosco che progettò il portale in stile classicista nel 1501.

Il portico presenta un grande arco di forma classicista poggiante su colonne corinzie binate sormontate ciascuna da un cornicione modellato su cui poggia l’arco. La decorazione è composta da bassorilievi che illustrano la Storia della Certosa. Sopra l’arco centrale c’è un balcone poco profondo di tre archi, sopra il quale si erge la finestra centrale.

La zona fu occupata da francesi intorno al 1519 stabilendosi proprio intorno alla Certosa. I lavori poterono proseguire solo nel 1554, quando fu approvato un progetto rivisto sotto la direzione di Cristoforo Lombardo per il completamento della facciata sopra il secondo portico e alcuni dettagli finali sono stati aggiunti da Galeazzo Alessi.

Chiostri

Un elegante portale, con sculture dei fratelli Mantegazza e di Giovanni Antonio Amadeo, conduce dalla chiesa al Chiostro Piccolo che contiene un giardinetto. L’elemento più suggestivo è la decorazione in terracotta delle lesene, eseguita dal maestro cremonese Rinaldo de Stauris tra il 1463 e il 1478. Alcuni portici sono decorati da affreschi di Daniele Crespi, ora parzialmente rovinati. Degno di nota è anche il lavabo in pietra e terracotta della fine del XIV secolo, con scene di Gesù con la Samaritana al pozzo.

Decorazioni simili caratterizzano anche il Chiostro Grande su cui si aprono le celle dei monaci. È di forma quasi quadrata in quanti i lati misurano 125 metri e 100 metri. I portici presentano colonne con preziose decorazioni in terracotta, con tondi raffiguranti santi, profeti e angeli, alternativamente in marmo bianco e rosa di Verona. C’erano un tempo anche dipinti di Vincenzo Foppa, oggi scomparso.

Chiostro grande

Maria Giulia Parrinelli

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