Adolf Loos è stato una un architetto austriaco la cui progettazione influenzò in maniera significativa gli esponenti del modernismo europeo dopo la prima guerra mondiale. Nato a Brno, nell’attuale Repubblica Ceca, nel 1870 è considerato uno dei padri dell’architettura moderna in Europa in virtù di un linguaggio stilistico innovativo nel quale ogni soluzione ornamentale è considerata alla stregua di un “delitto”, come egli stesso ha scritto nel suo celeberrimo saggio del 1906, “Ornamento e delitto”. Anche Frank Lloyd Wright riconobbe a Loos il merito di aver innovato l’architettura europea, con la stessa radicalità con cui anche lui stava facendo con quella americana.

Dopo aver studiato tre anni al Politecnico di Dresda, in Germania, Adolf Loos iniziò a praticare la professione a Vienna, anche se trascorse lunghi periodi negli Stati Uniti (1893-97) e a Parigi (1924-28). L’architetto delineò una netta distinzione tra architetttura ed arte entrò in polemica con le due tendenze dominanti nell’architettura europea a cavallo tra 800 e 900: Secessione Viennese, Art Nouveau e storicismo Beaux-Arts. Inoltre, già nel 1898 annunciò la sua intenzione di evitare l’uso di ornamenti inutili, che diventerà una caratteristica fondamentale del suo metodo progettuale, pulito, essenziale e basato sulla composizione come metodo per una più diretta adesione alla realtà. Nel corso della sua carriera, Loos realizzò molte ville e dimore residenziali per la borghesia austriaca e tedesca, ma anche quartieri sperimentali, come quello di Heuberg, realizzato in parte,  e palazzi, tra i quali il Goldman and Salatsch Building, a Vienna (1910), che destò grande scandalo. Un edificio moderno, quest’ultimo n cui un piccolo dettaglio esterno di ispirazione classica è compensato da ampie aree di marmo vuoto e levigato. Al termine della Prima Guerra Mondiale divenne Architetto Capo della città di Vienna e dal 1922 si trasferì a Parigi dove nel 1926 realizzò il progetto per la casa di dello scrittore dadaista Tristan Tzara nel quale raggiunse uno dei risultati più rivoluzionari della sua carriera, attraverso l’estrema complessità del gioco volumetrico. Il movimento Dada esercitò una forte influenza sulla poetica di Loos negli ultimi anni della sua carriera, come dimostra il progetto del 1922 per la sede del Chicago Tribune, un grattacielo a forma di colonna dorica.

Adolf Loos, le opere principali

Kärntner Bar (1908)

Adolf Loos architetto
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Il Kärntner Bar si trova nel centro di Vienna, in un passaggio laterale Kärtner Strasse, a sud di Stephansplatz. Questo piccolo bar realizzato, uno dei primi lavori di rilievo dall’architetto Adolf Loos nel 1908, rappresenta il punto d’inizio del percorso che lo ha portato a realizzare e mettere a punto la sua innovativa idea di progetto contemporaneo. Un intervento che rivela e afferma l’alta sensibilità di Loos nella manipolazione dello spazio attraverso l’uso espressivo di materiali naturali, abilmente trattati per la realizzazione di motivi visivi al tempo stesso essenziali ed espressivi.

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Dopo un lungo periodo dalla sua costruzione, il Kärntner Bar è ancora una importante attrazione viennese, per l’atmosfera incomparabile del luogo, accogliente e poco illuminato, singolarmente poco “maschile” per un bar, con raffinati abbinamenti di marmo, onice, mogano, ottone, specchi, vetro con pareti e lampade di seta. Un progetto che dimostra l’attenzione di Loos verso la creazione di “architetture parlanti”, che devono esplicitare in maniera chiara ad evidenete il loro ruolo e la loro l’identità.

Edificio in Michaelerplatz (1909-11)

Adolf Loos architetto
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Questo palazzo, noto anche con il nome Looshaus, è considerato uno dei primi edifici moderni di Vienna, oltre che uno dei grandi capolavori dell’architetto Adolf Loos. Il progetto, realizzato con destinazione d’uso miste (quattro piani residenziali e tre piani commerciali), fu commissionato dalla ditta Goldman & Salatsch che occupò i tre piani inferiori dell’edificio con uno dei suoi più grandi negozi. L’edificio, ancora oggi una delle icone della città di Vienna, si trova al numero 3 della Michaelerplatz e confina con la strada per tre dei suoi lati, uno verso la piazza e gli altri due verso le vie Herreng e Kolhmarkt, ed è di fronte a Hofburg, il Palazzo Imperiale.

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L’architetto Loos, come si legge in uno dei suoi testi più importanti ‘Ornamento e delitto’, rifiutava l’ornamento del XIX secolo che era così prevalente a Vienna e questo è chiaramente leggibile nella sua architettura. Nonostante il suo funzionalismo estetico, l’edificio non è un semplice edificio funzionale – soprattutto nei materiali. C’è un forte contrasto tra la facciata rivestita di marmo usata al piano terra (marmo Skyros e Cipollino) e la semplice facciata in gesso dei piani residenziali soprastanti. Il marmo Skyros fu usato come sui pilastri esterni del Karntner Bar: come un dispositivo grafico. Alla base della facciata esterna, Loos impiegò il marmo Cipollino in modo diverso e come riferimento diretto a Roma, i cui architetti ne avevano fatto un uso estensivo. A livello della strada l’edificio sembrava abbastanza convenzionale, con le sue quattro colonne che suggerivano un ingresso in un tempio della sartoria. Le sezioni superiori, sorprendentemente bianche – il colore del modernismo del futuro – con tre piani segnati da finestre semplici e prive di orpelli, nettamente delineate da finiture nere, fecero infuriare il pubblico giudicante. Loos espresse la sua preferenza per quelle che chiamava “superfici lisce e precedenti”, in cui la struttura diventava sia superficie sia design, una semplicità spudoratamente disadorna.
L’edificio segna il definitivo rifiuto dello storicismo, così come degli ornamenti usati dalla Secessione viennese. Questo, tuttavia, non significa negare la storia dell’arte: l’edificio ha antenati storici dell’arte, particolarmente nella combinazione nitida e non modulata di forme cilindriche-colonne e travi a scatola nella parte commerciale inferiore della Looshaus, con, tra le baie più corte dell’atrio, ogni pilastro quadrato tra le baie che risponde a una colonna immediatamente sottostante. Il suo aspetto scioccò i cittadini di Vienna, poiché il loro gusto generale era ancora molto orientato verso la storia. A causa della mancanza di ornamenti sulla facciata, la gente chiamò Looshaus “la casa senza sopracciglia”. Loos dovette cedere  e promise di decorare diverse finestre della facciata con vasi di fiori. L’unico ornamento dell’edificio furono gli scudi di bronzo della ditta sulle colonne, il nome e i lampioni che illuminano la strada.

Villa Steiner a Hietzing (1910)

La casa Steiner fu costruita dall’architetto Adolf Loos nel 1910. Il suo design architettonico e il suo tetto a botte fecero scandalo all’epoca. L’enfant terrible dell’architettura viennese, Adolf Loos aveva appena causato un altro scandalo con la costruzione dell’edificio “Goldman e Salatsch” in Michaelplatz davanti alle finestre dell’imperatore Francesco Giuseppe, che non poteva sopportare la vista di esso per la sua nudità e la totale mancanza di decorazione. Casa Steiner fu progettata per la pittrice Lilly Steiner e suo marito Hugo. Si trova in un sobborgo di Vienna, dove le regole di pianificazione erano abbastanza forti da determinare un impatto diretto sul progetto finale. Loos riuscì a sviluppare un progetto innovativo, entro i limiti imposti dalla configurazione, e i rigidi regolamenti edilizi dell’epoca che permettevano un solo affaccio sulla strada e una finestra costruita nel tetto spiovente.

Khuner Country House (1928)

Casa Khuner di Adolf Loos, attualmente adibita a struttura ricettiva.
Foto By Thomas Ledl – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=82681214

Alla fine del 900 la borghesia europea, spinta da una relativa prosperità e da una maggiore possibilità di mobilità, iniziò a trascorrere periodi di vacanza in montagna per sfuggire al caos delle grandi città come Londra, Berlino, Parigi o Vienna. Vennero così realizzati grandi e lussuosi alberghi nelle Alpi, in Svizzera e Austria, che sono stati affettuosamente chiamati “House” da parte degli svizzeri e case per le vacanze nelle zone rurali, che nei paesi di lingua tedesca chiamato “Sommerfrische”.Adolf Loos era consapevole di questo fenomeno e, già  nel 1913 aveva progettato un hotel a Semmering, regione nella prealpina della Bassa Austria, a sud di Vienna. Nel 1928, nel suo periodo di massima maturità professionale, l’architetto progettò Khuner Country House, un cottage per il produttore di alimenti Paul Kuhner a Payerbach, nella zona delle Alpi inferiori Semmering, a circa un’ora e mezza di macchina a sud-ovest di Vienna. Khuner Country House fa parte del suo gruppo di opere tardive, insieme a Villa Moller Vienna (1927-1928) e Villa Müller Praga (1928-1930). Tutte hanno in comune l’applicazione del concetto che colloca i soggiorni Raumplan a diversi livelli con proporzioni variabili a seconda degli aspetti funzionali. In questo cottage, Adolf Loos reinterpreta lo stile alpino tradizionale, mantenuto soprattutto nell’esterno, con una soluzione progettuale a Rauplanun: una stanza interna a diverse altezze, caratteristica dell’architetto. Loos esplorò le possibilità dei materiali di costruzione tradizionali con innovazioni tecniche rispetto al modello di costruzione rurale, come le grandi finestre a battente al piano inferiore  aperte al paesaggio e al giardino, progettato da Grete Salzer. In un terreno che si erge a 900 metri sul livello del mare su una solida muratura in più due piani in legno e un soppalco sotto il tetto con grondaia leggermente inclinata e rivestita con lastre di zinco. Al quarto piano,  è stata prevista una piccola terrazza, piatta e indipendente, con un’ampia vista sui dintorni. La casa è organizzata intorno a un soggiorno centrale a doppia altezza in stile inglese: 12 metri di profondità per 6,50 di larghezza e 4,50 di altezza in cui si trova un camino rustico e il pranzo in un’ala laterale. La stanza è coronata da una galleria superiore su tre lati. Sul quarto lato, a galleria libera, una finestra a nord occupa quasi tutta la parete che offre una vista spettacolare sui prati alpini.

Casa di Tristan Tzara (1925-26)

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Nel 1923 Loos fu invitato a partecipare al Salon d’Automne di Parigi, il che aumentò la sua popolarità nel mondo dell’avanguardia parigina. Nell’agosto del 1925 fu incaricato di progettare la casa di Tristan Tzara a Parigi. Scrittore francese nato in Romania il cui vero nome era Samy Rosenstock, Tzara era il fondatore del movimento Dada con Hugo Ball, Hans Arp e André Breton. Era un avanguardista a Parigi e una figura di spicco nel mondo dell’arte europea. Attraverso la Casa Tzara, Loos entrò nella cerchia degli scrittori d’avanguardia. La struttura si trova in Avenue Junot 15, 18° arrondissement di Parigi, Montmartre, e si distingue tra gli edifici circostanti per il suo design raffinato e le sue linee semplici. Il terreno su cui è stato costruito, largo 10,6 metri dalla facciata della strada e lungo 17,6 metri, ha una leggera pendenza.
Loos modellò l’architettura minimalista per un dadaista enfatizzando quindi l’ironia nei confronti dell’artista borghese e della sua arte. L’architetto ha applicato anche in questo progetto il “Raumplan Concept”, per il quale ogni spazio interno deve avere le proprie dimensioni legate alla natura e all’uso a cui deve essere destinato, in modo da creare cellule con altezze diverse, ma interconnesse. Ogni stanza della casa inoltre è stata adattata e decorata secondo la funzione a cui doveva essere destinataper diventare uno sfondo sensibile e onesto per la vita dei suoi abitanti, che dovevano riuscire ad appropriarsene, senza limiti. Sulla base di questi presupposti, nel progetto degli interni  Loos si è conformato perlopiù ai desideri e alle esigenze dei suoi clienti, mentre la facciata principale è estranea a questo adattamento, essendo evidentemente dominata dalla logica radicale del linguaggio modernista, con volumi semplici, simmetrici, ordinati e proporzionati.

Villa Müller (1930)

Adolf Loos architetto
Villa Muller. https://flic.kr/p/74a9Xe

Villa Müller è la definizione di casa moderna, secondo l’architetto Adolf Loos, in un momento in cui gli industriali ricchi e progressisti erano la fonte delle commissioni moderniste. Questa evoluzione sottolinea anche la rivoluzione nella società moderna legata al mondo del lavoro. Mostra come la gestione rompe con i classici piani verticali e creare camere a varie altezze e spazi unici, collegati da scale o ascensore e disposti intorno a un asse immaginario. La casa si basa su un pensiero architettonico del tutto unico di Adolf Loos, sul principio della struttura spaziale del piano, chiamato “Raumplan”, che si riflette, tra l’altro, dalla comprensione dell’economia Loos e la funzionalità nei loro disegni che si applicano per l’edilizia sociale. Mentre per Frank Lloyd Wright era perfetto il passaggio dall’interno all’esterno senza cicatrici, Loos ha cercato di mantenere il più separato possibile spazio “esterno pubblico” e “casa privata”. “L’edificio dovrebbe essere muto fuori e rivelare solo la ricchezza all’interno” afferma l’architetto in un suo scritto. Mentre le opere di Mies o Le Corbusier erano al centro dell’attenzione del discorso internazionale sull’architettura, solo la Müller House fu lodata cubicamente per la sua facciata. Nel progettare gli interni, Loos non ha agito solo come architetto, ma anche come psicologo. Questa prospettiva è stata vantaggiosa perché ha reso la sua creazione ambienti per persone specifiche con le loro esigenze individuali. La priorità nella progettazione della casa era che fosse costruita per chi la vedeva da fuori, ma per chi ci viveva dentro. La pianta è divisa in sei grandi moduli rettangolari, 2×3 metri, la sala da pranzo è per uno di essi, compresa la parete forata e il soggiorno altri due. L’unità modulare di pilastri a sezione quadrata funziona come un basso, 46×46 pollici ed è presente in tutta la casa. Rispetto a questa misura, la proporzione della stanza è di 22×12 e 24×36 metri di pianta complessiva.

Chiara Cazzani

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