La Welwitschia è una pianta incredibile che ha imparato a vivere centinaia di anni, in un contesto inospitale come le zone desertiche africane del Kalahari e del Namib. In un ambiente ostile, dove cadono solo cinque centimetri di pioggia all’anno, la Welwitschia riesce a crescere e addirittura a fiorire per riprodursi.

Fu scoperta nel 1856 sulle coste desertiche del Namib dal botanico tedesco Welwitsch. L’esploratore raccontò del ritrovamento dicendo che era stato talmente sopraffatto dall’emozione per averla trovata che cadde in ginocchio e la toccò, per assicurarsi che non fosse frutto della sua immaginazione. Poi fece quello che facevano tutti all’epoca: ne mandò un esemplare nel Regno Unito, a Joseph Dalton Hooker, direttore dei Royal Botanic Gardens di Kew, l’istituzione botanica più prestigiosa dell’epoca. Il direttore di Kew fu più pragmatico e descrisse l’esemplare come senza dubbio la pianta più straordinaria mai introdotta nel Paese e una delle più brutte che avesse mai visto.

Ed effettivamente la Welwitschia è fuori dal comune già dall’aspetto: ha solo due foglie a forma di nastro, che possono crescere fino a 4 metri di lunghezza. Man mano che le foglie si allungano, la loro parte finale si disidrata e secca, arricciandonsi. La pianta assume così una forma curiosa che la fa assomigliare a una medusa dai lunghi tentacoli.

Welwitschia mirabilis in Namibia
Welwitschia mirabilis

Sin dal suo ritrovamento, la Welwitschia ha affascinato generazioni di studiosi. Le datazioni col Carbonio 14 hanno stabilito che può vivere anche 2000 anni,e si guadagna il titolo di la pianta più longeva del pianeta, nonostante cresca in un ambiente proibitivo. La sua longevità sorprendente è stata oggetto di uno studio che ne ha rivelato i segreti. Le analisi genetiche pubblicate nell’agosto scorso su Nature Communications hanno rivelato nuove conoscenze su queste specie peculiari: la Welwitschia ha un doppio genoma. Questo significa che alcuni dei suoi geni doppione possono dedicarsi ad altre funzioni diverse da quelle originarie.

La ricerca

Lo studio del genoma della Welwitschia mostra che tutti i suoi geni sono duplicati, un fenomeno che si chiama ridondanza geneticaAndrew Leitch, del Queen Mary college di Londra, uno degli autori della ricerca, spiega che le copie duplicate dei geni hanno potuto assumere nuove funzioni e fare nuove cose, un comportamento impossibile con una sola versione dei geni. Questo adattamento ha condotto l’evoluzione della pianta.

Una di queste nuove funzioni è la capacità di assorbire umidità dalle nuvole che si formano nell’ambiente, quando l’escursione termica notturna abbassa le temperature del Namib. Inoltre la pianta è in grado di produrre alcune particolari proteine per proteggersi in periodi di grande stress e che le permettono di crescere molto lentamente ma costantemente per tutta la sua vita.

Questo mutamento sembra sia avvenuto 86 milioni di anni fa, durante la formazione del deserto del Namib. Le stesse condizioni estreme alle quali erano esposte le piante sembrano averle spinte a mutare il corredo genetico. Il ricercatore Leitch lo spiega con un esempio: “Quando mettiamo un uovo nell’acqua bollente, le sue proteine si denaturano e l’albume diventa sodo. Questa modifica delle proteine è un problema anche per piante e animali che vivono in condizioni di caldo estremo. La Welwitschia ha imparato ad attivare alcuni dei suoi doppi geni per proteggersi ed evitare che questo accada.”

Infiorescenze di Welwitschia mirabilis
Infiorescenze di Welwitschia mirabilis

Il futuro

Gli scienziati che hanno concluso che la ricerca potrà in futuro essere utilizzata come chiave per la sopravvivenza della razza umana. “Identificare i geni che permettono la sopravvivenza in queste condizioni ostili potranno essere di aiuto in agricoltura. Si potrebbero produrre raccolti in grado di crescere in aree marginali e sfavorevoli del pianeta. Qualcosa col quale nutrire i nove miliardi di abitanti che tra 50 anni avranno bisogno di cibo e di nuovi combustibili. E tutto questo bisognerà impararlo per forza, nel contesto di cambiamento climatico che stiamo vivendo”

Chi volesse provare l’emozione di coltivare la tweeblaarkanniedood (in Afrikaans significa la pianta con due foglie che non muoiono mai), un vero e proprio fossile vivente, potrà trovarne qualche esemplare in vendita anche in Europa.